Il tarabusino, nascosto tra le fronde del canneto, è tornato a far sentire il suo verso.
Alcuni esemplari di marangoni minori sono stati avvistati mentre si pulivano il piumaggio nel punto di arrivo dell’acqua dolce in Laguna. E dei giovani fenicotteri hanno iniziato a frequentare le nuove strutture morfologiche per alimentarsi.
Sono solo i primi risultati, tutti da consolidare, ma sono già un’incoraggiante testimonianza: il progetto “Life Lagoon Refresh”, per immettere l’acqua dolce del Sile in Laguna e così ripopolarla, sta funzionando.
Un ritorno alle origini per la laguna di Venezia
La progressiva diversione dei fiumi ha determinato una perdita del gradiente salino delle acque della Laguna.
E questo ha comportato una riduzione della biodiversità di pesci, uccelli, animali di fondo mobile e piante.
Parte da queste considerazioni il progetto coordinato da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in partenariato con Regione Veneto, Provveditorato alle Opere pubbliche, Ca’ Foscari e Ipros.
Finanziato con oltre 3,3 milioni di euro dall’Europa, “Life Lagoon Refresh” è partito a settembre 2017 e ha da poco chiuso la prima fase. Oltre alla realizzazione dell’infrastruttura di collegamento tra Sile e Laguna, sono state messe a dimora sul fondale della Laguna le prime strutture morfologiche biodegradabili (pali in legno con sacconi in fibra di cocco) per rallentare la dispersione dell’acqua dolce.
Dal 20 maggio si è dunque potuto iniziare a immettere gradualmente l’acqua dolce, attraverso l’opera idraulica realizzata a Trezze di Portegrandi. E circa 20 ettari di canneto stanno tornando così alla situazione pre-marinizzazione, favorendone in tal modo la ricolonizzazione.
A contatto con la natura
Dopo circa un mese dall’attivazione dei due tubi da 800 millimetri di diametro sono ripartiti i monitoraggi dell’avifauna dell’ambiente acquatico, sia sommerso che emerso e degli elementi biologici sommersi.
Un’attività compiuta già per un anno, prima della realizzazione dell’opera e che, da fine giugno, avverrà con cadenza mensile. Tra gli obiettivi principali del progetto, vi è infatti quello di far tornare nell’ambiente lagunare alcune specie “target”, legate soprattutto al canneto.
«È ancora presto – precisa la project leader Rossella Boscolo Brusà – per fare delle valutazioni quantitative dell’impatto. Queste saranno possibili solo mese dopo mese, aumentando la portata dell’acqua. Le prime impressioni dei monitoratori esperti di uccelli, comunque tutte da consolidare, confermano in ogni caso che si comincia a vedere un certo movimento e che l’acqua dolce in ambiente lagunare richiama specie ornitiche ed ittiche».
Di rincorsa dopo il coronavirus
Tra le altre attività avviate nelle ultime settimane, ci sono anche le primissime fasi di trapianto del canneto.
Si tratta di interventi che sarebbero dovuti partire tra marzo e aprile, ma l’emergenza-coronavirus ha rallentato tutto, facendo perdere due mesi molto importanti come quelli primaverili.
Il canneto non ha ancora potuto formarsi completamente. E solo nei prossimi mesi, se non anni, si riformerà l’habitat adatto per le specie-target, come tarabuso e tarabusino.
«Nonostante la stagione tardiva – spiega Boscolo Brusà – stiamo facendo il possibile per recuperare tempo. La conclusione del progetto resta per ora fissata ad agosto 2022. Ma non è detto che, dopo aver misurato gli effetti di questo stop forzato sul raggiungimento degli obiettivi, non si chieda una proroga. Anche nei confronti della Commissione europea, che comunque si è mostrata aperta e disponibile in tal senso, conscia che il ritardo è legato alla situazione mondiale e non a nostre mancanze».
Il coinvolgimento della “gente della Laguna”
Il progetto “Life Lagoon Refresh” ha avuto un precursore nell’iniziativa portata avanti qualche anno fa da pescatori e cacciatori della Laguna Nord con Regione e Provveditorato. L’immissione sperimentale di acqua dolce diede buoni frutti, anche se poi si interruppe. «Noi – ammette la project leader di Ispra – abbiamo preso spunto dalla loro esperienza, cercando di coinvolgere chi vive la Laguna in un lavoro portato avanti in sinergia».
Cacciatori e pescatori frequentatori dell’area, così, sono stati e saranno coinvolti nel trapianto del canneto o delle fanerogame acquatiche.
Formati con un apposito corso dall’Università di Ca’ Foscari, saranno loro a intervenire concretamente per la collocazione delle piante. «Per minimizzare l’impatto ambientale – conclude Rossella Boscolo Brusà – non prevediamo l’uso di mezzi meccanici. Serve quindi la collaborazione di un numero consistente di persone, con imbarcazioni piccole e piccolissime, sensibilizzate sul tema».