Negli anni ha saputo mettere assieme i migliori campioni. Quelli già affermati come Max Biaggi, ma anche quelli nascenti, come Valentino Rossi.
Che allora, nel marzo del 1996, esordiva nel Motomondiale con Aprilia. Casa, all’epoca, per il giovane che Ivano Beggio ha subito appellato “il ciclone valentino”. La stessa nella quale il campione, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe chiudere la propria carriera.
Ivano Beggio, il patron di Aprilia, la fabbrica di Noale per la quale lavoravano oltre mille persone e che ha portato alto il vessillo veneziano nel mondo del motociclismo, non c’è più.
Ma Aprilia è stata per la Città metropolitana di Venezia un punto di riferimento e di orgoglio per interi decenni.
I ragazzi degli anni ’80 e ’90 compravano Laverda, Pegaso e RS250. Discutevano sulle performance e sulle qualità delle ammiraglie Aprilia dai nomi che facevano sognare: Falco, Caponord, Futura o Tuono.
Gli appassionati si incollavano al televisore per seguire le competizioni della scuderia “di casa” ai mondiali, gioendo per le vittorie di Max Biaggi e Valentino Rossi.
Ma il primo appassionato restava sempre lui. Ivano Beggio.
L’imprenditore che era stato capace di trasformare la fabbrica di biciclette del padre Alberto in una fucina di idee, di progetti e di vittorie che si era fatta conoscere e ammirare in tutto il mondo per le sue moto estremamente moderne, veloci e dalle “colorazioni ardite”.
E’ mancato il 13 marzo 2018.
Pochi giorni prima, aveva completato la sua autobiografia, oggi pubblicata dalla famiglia e corredata dall’ex responsabile stampa di Aprilia Claudio Pavanello di tutta una serie di testimonianze: dei piloti Rossi, Reggiani, Biaggi e Capirossi, dei tecnici Dall’Igna, Witteveen e Macchi.
L’autobiografia di Ivano Beggio
“Ivano Beggio. La mia Aprilia” è ora un libro contenente 250 foto esclusive e tanti ricordi.
Uno spaccato di storia del motociclismo e di un territorio che, con Ivano Beggio, hanno vissuto momenti di riscatto e di gloria.
Ma anche di un uomo che non ha mancato di raccontare i momenti più difficili della sua vita di imprenditore.
Ivano Beggio ha vissuto un sogno. E ha subito una caduta.
Si è ritirato a vita privata a metà 2004 cedendo l’amata azienda a causa di una crisi economica e di un “atto d’amore” risultato fatale: rilanciare la Guzzi.
Aveva sempre amato quelle moto e voleva riportarle “ai fasti del passato”. Come è storia nota, non andò così.
Un uomo, tante storie
Ma Aprilia è rimasta nel cuore della gente, così questa autobiografia postuma giunge come una retrospettiva sull’imprenditore e sull’uomo Beggio gradita a molti.
Ivano Beggio è stato molte cose.
Il fondatore e presidente di Aprilia, certo. Ma anche per tre volte consecutive Presidente di Confindustria Venezia, Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, insignito di due lauree honoris causa. La prima volta in ingegneria meccanica (Università di Pisa, 1999). La seconda in economia aziendale (Università Ca’ Foscari di Venezia, 2002).
Passaggi e riconoscimenti che nella sua autobiografia quasi passano in sordina, lasciando spazio all’uomo Beggio, alle sue passioni, alle sue gioie e anche alle sue delusioni.
Dopo aver sconfitto per la prima volta la malattia, che lo aveva portato lontano da Aprilia e durante la quale aveva provato ad “affrontare la ricerca di una serenità interiore” che gli consentisse di concentrarsi su ciò che stava al di là dei bilanci e del fatturato, la seconda batosta era arrivata con la crisi economica.
“Mai avrei pensato di compiere un balzo talmente vertiginoso, da imprenditore modello a questuante cui venivano chiuse in faccia tutte le porte. – ha scritto Beggio nella sua autobiografia – Fu un momento di grande crisi personale, di insicurezza, di sofferenza, di vergogna verso i miei stessi dipendenti”.
Aprilia: storia di un grande amore
Erano oltre un migliaio i suoi dipendenti. Molti erano con lui dall’inizio dell’avventura Aprilia.
Erano quelli che “sotto gara” rientravano a lavorare anche la sera, dopo cena” e che se ne tornavano a casa con le chiavi dell’azienda.
Persone amiche, con cui Ivano Beggio aveva condiviso la passione, la fatica e quasi l’incredulità di fronte ai tanti successi.
“A inizio 2000 Aprilia era l’unica casa al mondo, insieme a Honda a correre ufficialmente nei quattro campionati velocità: 125cc, 250cc, 500cc e Superbike”, ricorda Beggio con orgoglio.
Poi il nulla.
Il dolore legato alla cessione di Aprilia lo aveva fatto allontanare dall’azienda quasi alla chetichella.
Dalla pagina Facebook all’autobiografia. Il ritorno di Beggio
“Superata la prima fase, per i suoi 70 anni l’ingegner Beggio ha voluto però organizzare una festa – racconta Claudio Pavanello, il responsabile stampa che con lui ha redatto l’autobiografia e che ha continuato a frequentarlo anche dopo il suo ritiro – Voleva salutare tutte le persone che non aveva salutato. Gli ho consigliato di aprire anche una pagina Facebook per questo ed è stato subito un successo inaspettato, che gli ha dato felicità. Era convinto di esser stato dimenticato e invece si è reso conto di quante persone ancora gli volevano bene”.
D’altra parte, non capita tutti i giorni di vivere un sogno. Aprilia lo è stato per tutti.
i sogni lasciano sempre qualcosa dentro il cuore e con loro le persone che hanno avuto il coraggio e l’umiltà di esserci