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Assistenti civici che affianchino la Protezione Civile? Non tutti sono d'accordo

Assistenti civici che affianchino la Protezione Civile?  Non tutti sono d'accordo

Sulle strade, nelle piazze, nei mezzi pubblici o in riva al mare potremmo presto imbatterci in nuove figure: gli assistenti civici. In teoria dovrebbero (e il condizionale è più che mai d’obbligo) essere volontari a disposizione per vigilare sulle norme anticontagio e per ricordare quali regole si debbano continuare a seguire. Coordinati dalla Protezione Civile, in tutta Italia dovrebbero essere circa 60.000. E’ questa l’ultima novità in termini di Coronavirus. Ma niente è ancora deciso e quindi è probabile che questa proposta, accolta con poco entusiasmo da parte di tutti, potrebbe essere accantonate.

La Protezione Civile a Venezia

Anche in occasione dell’emergenza-coronavirus, i volontari della Protezione Civile veneziana hanno intanto già giocato un ruolo molto importante. Si tratta di circa 230 persone, dislocate su tutto il territorio comunale.

Sono 4 i gruppi comunali organizzati. Il principale, con circa un centinaio di persone, è quello di Venezia Terraferma. Vi è poi quello di Marghera, specializzato in informazione di emergenza e promozione della sicurezza. Quello del centro storico, con specializzazione sui beni culturali. E quello di Pellestrina e San Pietro, specializzato in antincendio boschivo.
“Si tratta di competenze speciali – sottolinea Vascellari – che si affiancano alle attività ordinarie svolte da tutti i gruppi”. Ai quattro gruppi comunali si aggiunge poi il nucleo di Protezione Civile, facente capo ad un’associazione del Lido di Venezia, garantendo dunque l’attività sull’intero territorio comunale.

A Venezia una “grande macchina della solidarietà”

“I Comuni sono andati avanti e, per fortuna, a Venezia, abbiamo avuto la collaborazione di un migliaio di persone, oltre ai volontari di Protezione Civile, che si sono affiancati a loro in una serie di attività: dalla consegna dei pacchi di cibo, a quella dei buoni spesa e delle mascherine alla sorveglianza – ha rilevato l’assessore alla Coesione Sociale Simone Venturini-. Una macchina della solidarietà veramente grande, che si è mobilitata da subito, permettendoci così ad esempio di completare in soli tre giorni la consegna delle mascherine casa per casa, in un territorio non facile come il nostro”.

I volontari pronti per la consegna delle mascherine porta a porta nel sestiere di Castello, a Venezia

Protezione Civile veneziana e coronavirus

Nelle varie fasi di emergenza i volontari di Protezione Civile di Venezia hanno dato un prezioso contributo. “Fondamentalmente – ricorda il responsabile del servizio – ci siamo concentrati sul supporto e sull’assistenza ai cittadini. A partire da quelle persone, come molti anziani, che si sono letteralmente blindati in casa. Oltre all’assistenza, ci siamo occupati soprattutto di fare per loro le spese alimentari e di medicinali, portando tutto al loro domicilio”. Un sistema perfettamente organizzato, attraverso il numero unico del Comune di Venezia 041-041, che ha raccolto le segnalazioni e le richieste di assistenza, attivando i volontari in collegamento con i servizi sociali.

Il ruolo della Protezione Civile, con le progressive riaperture, si è quindi modificato. “Nelle ultime settimane – conclude Vascellari – ci siamo dedicati soprattutto all’attività logistica del trasporto dei kit alimentari nei centri di distribuzione individuati da Amministrazione e Patriarcato. E, almeno fino a fine mese, stiamo aiutando anche l’Ulss nell’attività di informazione e di verifica dei comportamenti corretti”.

La Protezione Civile regionale

Un’attività, a fianco di quella sanitaria, che la Protezione Civile ha garantito in tutto il Veneto.
Dall’8 febbraio al 23 maggio, ha ricordato la Regione, sono stati ben 8.848 i volontari impiegati sul territorio, 1.145 dei quali di gruppi del Veneziano.
Il numero di giornate/uomo di lavoro dall’inizio dell’emergenza stima un controvalore economico che alle casse pubbliche sarebbe costato 23,661 milioni di euro.

I volontari hanno collaborato a riaprire 5 ospedali chiusi da anni, a installare le strutture pre-triage all’esterno degli ospedali e a montare l’ospedale da campo donato dal Qatar. Hanno recuperato e distribuito oltre 14 milioni di mascherine chirurgiche e 6 milioni di mascherine FFP2 agli ospedali, 21 milioni di mascherine alla popolazione, 612.500 calzari, 1.400 camici chirurgici, 159.100 impermeabili, 331.350 cuffie. E ancora 135.000 depliant per spiegare l’utilizzo delle mascherine, 1.044 dispenser, 38.853 flaconi di gel igienizzante, 1.200.000 guanti in lattice e 352.000 in nitrile. Fino ai 58.599 kit di accesso vascolare, 15.030 occhiali protettivi, 99 ventilatori e 164.100 occhiali di protezione.

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