C’è una piccola isola dal fascino senza tempo a Venezia.
A otto chilometri dalla città, si trova tra le barene a sud ovest di Burano, di fronte a S.Erasmo.
Fu qui che, nel 1220, soggiornò San Francesco trovando ristoro lungo il viaggio che, dalla Palestina, lo portò in laguna.
Sono passati 800 anni da allora e l’isola è tutt’oggi un’oasi di pace e tranquillità in cui sette frati vivono nel rispetto della regola del Santo, alternando preghiera e lavoro.
1220/2020: gli appuntamenti
Per festeggiare la ricorrenza, però, i frati minori dell’isola hanno organizzato alcuni eventi a carattere storico, culturale ed artistico aperti al pubblico.
“A metà maggio, Coronavirus permettendo – spiega il Guardiano del Convento, Roberto Cracco – sarà allestita nei chiostri del convento una doppia mostra, fotografica e pittorica. La prima è una raccolta di fotografie d’epoca che racconta l’evoluzione e i cambiamenti che, nel corso del tempo, hanno interessato il nostro convento. La seconda comprende una serie di dipinti dedicati a San Francesco D’Assisi realizzati dagli studenti dell’accademia di Belle Arti di Brescia. In autunno, e precisamente il 12 settembre – continua Fra Roberto – in collaborazione con il Centro Studi Torcellani, abbiamo poi in programma un incontro di studio aperto al pubblico, previa prenotazione, presieduto da Fortunato Iozilli, docente della Pontificia Università Antonianum di Roma”.
In occasione degli incontri si potranno visitare l’isola e il parco che circonda il convento, dove si possono ammirare una grande statua di san Francesco e 10 pannelli in terracotta raffiguranti il Cantico delle Creature, opera e dono dell’Accademia delle Belle Arti di Brescia “Santagiulia”.
San Francesco del Deserto: luogo di meditazione e di visita
In questi tre ettari e mezzo di terra suddivisi centralmente da un canale, le strutture conventuali sono circondate da una vegetazione di folti cipressi. Tutt’attorno, il profondo silenzio è rotto solo dal lento sciabordio dell’acqua e dallo stridio dei gabbiani.
In questo luogo di meditazione e di pace ogni anno giungono circa 25 mila persone. Per un periodo di tre giorni, nei fine settimana, circa 500 fedeli arrivano infatti da tutta Italia e anche dall’estero per vivere un’esperienza di preghiera e di condivisione della vita conventuale. L’isola è inoltre visitabile tutti i giorni (lunedì escluso) dalle 9 alle 11 del mattino e poi dalle 15 alle 17, con visite guidate a offerta libera che aprono sulle sue secolari vicende.
“Dopo un periodo di adattamento ho cominciato ad apprezzare totalmente questo luogo. Qui in realtà non ci si sente mai soli, bensì in armonia con se stessi e con tutto ciò che ci circonda”, racconta Fra Felice, che da 27 anni risiede a San Francesco del Deserto ed ha lasciato l’isola solo per un triennio per prestare servizio nel santuario della Madonna del Frassino a Peschiera del Garda.
San Francesco del Deserto e la leggenda
“Secondo la leggenda – continua Fra Felice – San Francesco D’Assisi rimase molto colpito dalla pace dell’isola che a quel tempo si chiamava Due Vigne ed era di proprietà del senatore della Repubblica Veneta Jacopo Michiel. San Francesco decise quindi di fermarsi a pregare e, durante l’orazione, fu circondato da centinaia di rondini che, alla sua richiesta di potersi raccogliere in silenzio, smisero di cinguettare. Un’altra leggenda legata a San Francesco del Deserto narra di un pino germogliato da un semplice bastone che il Santo posò a terra. In ricordo di quel miracolo sono conservati, nella cosiddetta “grotta di San Francesco” e nella chiesetta del convento, tre sezioni di un pino centenario che le analisi al carbonio hanno datato alla fine del 1400″.
La storia di San Francesco del Deserto si perde nella notte dei tempi. Dal sottosuolo emergono tracce di una frequentazione romana con reperti del I, IV e V secolo d.C.
Parte dell’insediamento risale invece al periodo gotico, come lo splendido chiostro trecentesco, detto di San Bernardino, in onore del santo senese che, secondo un’altra leggenda, con un segno della croce rese potabile l’acqua della cisterna inquinata da una falda salmastra.
Ma torniamo alla storia. Dopo il soggiorno di San Francesco nell’isola, il senatore Jacopo Michiel permise la costruzione della chiesa, la prima a essere dedicata al santo di Assisi.
Poco più tardi, nel 1233, il Michiel donò in perpetuo l’isola ai frati minori francescani dei Frari di Venezia, che vi edificarono un convento, riservandosi la facoltà di erigervi una casetta dove poter trascorrere la Quaresima.
L’isola fu abitata dai frati fino al 1420. Un’epidemia di malaria, causata dall’impaludamento di queste zone, la rese poi deserta per oltre un trentennio (da qui il nome di San Francesco del Deserto).
Nel 1453 Pio II concesse l’isola ai frati minori osservanti che restaurarono la chiesa e il convento, edificando il chiostro rinascimentale.
Quarant’anni più tardi Clemente VIII vi insediò i frati minori riformati che l’abitarono ininterrottamente fino al 1806.
La soppressione degli ordini religiosi e il ritorno all’isola
Con la soppressione degli ordini religiosi da parte di Napoleone, San Francesco del Deserto divenne deposito militare e i frati dovettero rifugiarsi a Venezia, nel convento di San Bonaventura.
Gli austriaci trasformarono l’isola in una postazione di guerra, con tanto di cannoni e polveriera. Finalmente, nel 1856, l’imperatore d’Austria Francesco I donò l’isola al Patriarca di Venezia che, a sua volta, la concesse in perpetuo ai frati minori Francescani.
Di questa svolta positiva ebbe merito anche padre Bernardino da Portogruaro che promosse i lavori di restauro del convento. Il suo corpo riposa tutt’oggi nella cappella a lui dedicata.