Il Veneto vuole le mascherine. Sono introvabili, bloccate alle frontiere, esaurite ovunque nel mondo?
Le facciamo in casa. È partita sul nostro territorio la produzione di dispositivi che, quantomeno, potranno costituire un efficace barriera al virus nella vita di tutti i giorni.
Va subito chiarito: non si tratta (almeno per ora) di dispositivi medicali di primo livello. Ma rappresentano degli schermi protettivi filtranti in grado di garantire la protezione di almeno l’80% della popolazione nella vita quotidiana. Soprattutto, consentiranno di “liberare” i prodotti chirurgicamente testati per chi, come medici e infermieri, è in prima linea nella lotta al virus.
Le mascherine venete
Sono tre le aziende che stanno allargando o addirittura convertendo in questo tragico frangente la loro produzione. La più “grossa” è Grafica Veneta, colosso della stampa dei libri, con sede a Trebaseleghe. L’ altra è la Portoflex di Cinto Caomaggiore, finora specializzata nella produzione dell’imbottito per il settore alberghiero. La terza è Blu Service di Caorle, prima dedicata alla biancheria usa e getta per campeggi e hotel e ora produttrice di mascherine in tessuto a tre strati. Tutti i dispositivi di protezione individuale (DPI) hanno le caratteristiche richieste dalle norme ma ancora non hanno ottenuto dal Ministero l’autorizzazione a qualificare le loro mascherine anche al massimo livello.
Grafica Veneta ha già superato con esito positivo i due primi esami. Ora è in attesa dell’ok governativo.
Due milioni di mascherine donate alla Regione
In una settimana, l’azienda di Trebaseleghe è riuscita a convertire una rotativa alla produzione delle mascherine. L’imprenditore Fabio Franceschi ha deciso di togliere potenzialità alla produzione ordinaria proprio per venire incontro alle esigenze dei Veneti. E non a caso ha deciso di donare due milioni di pezzi alla Regione.
I primi 800.000 pezzi saranno distribuiti nelle prossime ore alla gente, tramite la Protezione civile, ad esempio fuori dai supermercati o degli ospedali. Si tratta di prodotti usa e getta, dall’uso semplicissimo: la mascherina si infila in un orecchio; si tira davanti alla bocca e si infila nell’altro orecchio, garantendo un filtro efficace.
Obiettivo: almeno 3 milioni di pezzi prodotti ogni giorno
Il materiale che compone le mascherine è al tempo stesso consistente e morbido. Non si inumidisce e non fa aloni e risulta quindi anche più facilmente portabile rispetto a una mascherina chirurgica, anche se la mascherina va sostituita un paio di volte al giorno.
Il tessuto-non tessuto è stato scelto per le sue qualità dopo una settimana di sperimentazioni.
“L’obiettivo – ha spiegato Franceschi – è arrivare a produrne 3 o 4 milioni di pezzi al giorno, per risolvere i problemi di approvvigionamenti dell’intero Paese”.
La modificazione del processo produttivo è una delle possibilità aperte, all’articolo 16, dall’ultimo decreto del Governo.
Dal settore alberghiero a quello sanitario
Portoflex e Blu Service già trattavano materiali antibatterici e tessuti usa e getta.
La conversione della produzione ha consentito alla prima azienda di bloccare la richiesta di cassa integrazione dei suoi dipendenti, che al momento riescono a mantenere una produzione di 2000 mascherine al giorno.
Blu Service, con la conversione, iniziata già un mese fa, ha assunto invece altre quattro persone per garantire 16 ore di lavoro al giorno per una produzione quotidiana di 35 mila dispositivi.
Chi le distribuirà al LIDO DI VENEZIA che sono INTROVABILI ….io sono disabile invalida 85% e non esco fatemi sapere dove le distribiranno grazie intanto lavoro da casa con il computer
Complimenti a GRAFICA VENETA per aver iniziato la produzione di mascherine antivirus. Sono molto grato ed ammirato per la grande solidarietà degli amministratori verso i cittadini veneti che sicuramente pregheranno per loro. ANDRA’ TUTTO BENE !
Cordiali saluti