Dopo 10 anni di assenza, la “Nuda” di Giorgione torna alle Gallerie dell’Accademia.
Questo particolare affresco dall’interessante storia è stato ospitato per circa un decennio a Palazzo Grimani.
Ora è ritornato nel suo museo d’appartenenza. Collocato nella Sala VIII con altre quattro opere dello stesso pittore, offre così numerosi spunti di confronto e, soprattutto, un’immersione totale nel mondo di questo straordinario artista.
Testimone del rapporto tra due nomi iconici del panorama d’inizio Cinquecento, il già citato Giorgione di Castelfranco, autore dell’opera, e Tiziano Vecellio, suo giovane apprendista di Pieve di Cadore, il dipinto racconta inoltre una delle storie più intriganti del Rinascimento pittorico veneto.
Il Fondaco dei Tedeschi e l’inizio della rivalità
La storia di questo dipinto inizia al Fondaco dei Tedeschi nel 1508 circa.
Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione per la sua stazza imponente, era uno dei pittori più apprezzati sulla scena artistica veneziana e gli venne commissionato il compito di affrescare interamente l’imponente struttura del Fondaco.
Svolse questo lavoro con uno dei suoi allievi più dotati, Tiziano Vecellio, che ben presto dimostrò tutte le sue abilità e potenzialità. Fu lui infatti a realizzare una buona parte del ciclo di affreschi e le sue opere furono fortemente elogiate da chi, alla fine del lavoro, osservò il risultato completo.
Tra il maestro Giorgione e l’allievo Vecellio si scatenò però una forte gelosia per queste opere, che comprendono la “Nuda” delle Gallerie dell’Accademia e 4 affreschi che oggi possiamo ammirare a Ca’ d’Oro.
La rivalità, alla fine, andò ben oltre la semplice concorrenza commerciale.
La “Nuda” e la forma classica
L’affresco della “Nuda” risulta, oggi, molto danneggiato e di difficile lettura per lo stato di conservazione in cui si trova. Nel corso dell’Ottocento, infatti, si decise, ai fini di conservazione e tutela delle opere, di spostare i dipinti o ciò che rimaneva di essi presso le strutture di Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro e dell’Accademia, evitando che l’umidità potesse fare ulteriori danni.
Quello che riusciamo a scorgere di questa incredibile opera è una figura femminile nuda, dalla posa molto plastica e classicheggiante, con i capelli raccolti e un colore delle carni particolarmente intenso e vivo.
La pittura tonale di Giorgione
Il periodo in cui visse Giorgione, fu caratterizzato da una forte riscoperta della forma classica. Si abbandonarono totalmente le figure più concettuali e spesso stereotipate dell’arte medievale, caratterizzate da sproporzioni anatomiche, assenza di realismo e da un senso estetico molto meno mirato alla perfezione. Fu un periodo di riscoperta dello stile greco e latino, delle corporature perfette, del nudo e delle pose naturali. Quella che viene rappresentata da Giorgione è una donna dalla “perfetta naturalezza”.
Nella città dei coloristi, Venezia, anche l’aspetto cromatico diventa preponderante. Pur essendo, oggi, difficile da ricostruire, permette ancora di comprendere e studiare lo stile e le scelte artistiche del pittore che maggiormente contribuì alla nascita e allo sviluppo della pittura tonale.
Il ritorno all’Accademia e il confronto
All’Accademia, la “Nuda” è collocata in una delle neo restaurate sale del museo, la Sala VIII, dove ora è possibile vedere opere di Giorgione, Tiziano e Sebastiano dal Piombo, 3 pilastri della pittura veneziana e della “Maniera Moderna”.
Soprattutto, l’affresco può essere posto a confronto con altre 4 opere di Giorgione presenti nella sala: la celebre “Tempesta”, “Il Concerto”, “La Vecchia” e con “Madonna con Bambino e i Santi Caterina e Giovanni Battista”.
Insomma, una possibilità imperdibile per capire meglio la straordinaria capacità e versatilità di un artista senza tempo che ha rivoluzionato completamente il modo di concepire l’arte.
Ho studiato questo artista appassionandomi alla sua rappresentazione ermetica dei personaggi..ambiente storia.Fascino e colore fanno di questo grande artista ammirazione continua nel tempo.