La città vista da Giancarlo Ligabue. L’imprenditore, storico e archeologo che ha visto ogni angolo del mondo sogna una Venezia con la stessa capacità di adattamento del suo principale oggetto di studi: il dinosauro
Ama la sua città quasi più di se stesso. Parla correttamente quattro lingue ed ha una maledetta voglia di conoscere, di scoprire, di apprendere sempre cose nuove. Giancarlo Ligabue, 78 anni, imprenditore, ricercatore scientifico, ma anche politico, viaggiatore, storico, archeologo: difficile porsi di fronte alla sua cultura e imbarazzante è chiedergli con quale titolo preferisce sentirsi definito. Nato a Venezia il 30 ottobre del 1931 è anche ricercatore del Museo di Storia Naturale di Parigi, Paleontologo ed Esploratore, e non per ultimo Presidente del Museo di Storia Naturale di Venezia. Dopo il dottorato di ricerca in Paleontologia presso la Sorbona di Parigi ha ricevuto quattro lauree honoris causa: a Modena in Scienze Naturali (1981), a Venezia in Lettere e Filosofia (1991), a Lima (Perù) in archeologia (1992), ad Asgabat (Turkmenistan) in storia ed archeologia (1992). Presidente del Gruppo Ligabue, fondato nel 1919 dal padre, ha consolidato ed espanso l’attività imprenditoriale a livello internazionale.
Oggi l’azienda, leader mondiale del settore catering, fornisce servizi specializzati su navi, piattaforme ed aerei, occupando oltre 3.800 addetti, appartenenti a 37 diverse nazionalità. Ligabue ha prodotto centinaia di pubblicazioni, libri, filmati, foto e comunicazioni scientifiche, come risultato di oltre centoventi spedizioni del Centro Studi Ricerche Ligabue, da lui fondato nel 1971, che ha come obiettivi principali l’antropologia, la paleontologia e le scienze naturali. Ha visitato e studiato alcune etnie in via di estinzione nei territori più importanti del Pianeta e ha scoperto due popolazioni nuove che non avevano mai avuto contatti con l’uomo bianco, ed inoltre una decina di giacimenti di dinosauri alcuni dei quali portano il suo nome, e alcuni siti contenenti fossili di ominidi. Per la sua concezione della cultura è sostenitore della teoria dello sviluppo controllato.
E’ stato consigliere del WWF Internazionale, propugnando la difesa dell’ambiente e dei soggetti viventi che partecipano alla realtà della natura. Ligabue ha poi svolto per molti anni la funzione di Presidente del Comitato Veneto dell’A.I.R.C. – Associazione Italiana per il Cancro – e da sempre collabora alla diffusione dell’idea umanitaria che il progresso e la ricerca scientifica rappresentino il primo elemento per la conquista del benessere fisico e sociale. Come se non bastasse negli anni ‘60 e 70 è stato pure presidente della Reyer, segnando uno dei più gloriosi periodi della storia sportiva orogranata. Dal 1994 al 1999 è stato inoltre deputato al Parlamento Europeo e presidente del III Gruppo Europeo: l’esordio in politica nacque dalla convinzione che in un momento di grandi trasformazioni sociali fosse necessario impegnarsi in prima persona, portando un contributo di esperienza, innovazione e responsabilità. Una vita dedicata alla studio.
Lo definirebbe “matto e disperatissimo” oppure solo un viaggio meraviglioso? Sicuramente un viaggio meraviglioso, un’esperienza di arricchimento culturale continua. Ligabue e Venezia, rapporto inscindibile con una città che è cambiata e che sta cambiando.
Come le piacerebbe vederla? Vorrei vedere una città sempre viva, splendida nei suoi colori e nelle sue innumerevoli peculiarità. Una Venezia aperta al cambiamento, salda nella propria millennaria tradizione e non una città da imbandire per il turista “mordi e fuggi”.
Cosa o chi rappresenta secondo lei oggi il “dinosauro” veneziano? Stranamente si continua a pensare al dinosauro come il simbolo per eccellenza di un passato fumoso e superato. Ma il dinosauro ha dominato il nostro pianeta per 150 milioni di anni, conquistando il cielo, la terra e il mare. Il dinosauro ha dimostrato capacità incredibili di adattamento nel corso della sua lunghissima esistenza: augurio che formulo anche a Venezia, città del Leone e del Dinosauro.
Redentore, Carnevale, Regata Storica, Sensa o Madonna della salute: a quale ricorrenza veneziana è più legato Ligabue. E di quale legata a queste ci racconterebbe un aneddoto? Sono sicuramente legato maggiormente alla Regata Storica, che da sempre rappresenta un irrinunciabile appuntamento con la tradizione veneziana vissuto a Palazzo Erizzo. Una festa che riunisce i numerosissimi amici Ligabue e tutte le personalità di spicco internazionali gravitanti intorno all’orbita del catering. Una volta veniva anche messo in palio un Premio Ligabue. Chiederò a mio figlio di ripristinarlo.
Venezia candidata alle Olimpiadi 2020: quanto beneficio può portare un evento come questo per la città? La candidatura alle Olimpiadi 2020 rappresenta una grande e meravigliosa sfida per Venezia. Si tratta di un progetto estremamente ambizioso che permetterebbe di valorizzare ancora di più la Laguna e il suo entroterra. Una grande opportunità anche per l’altra Venezia, Mestre, per dimostrare il suo vero potenziale e rinnovarsi.
Venezia e l’acqua alta, Venezia e il Mose, Venezia e il degrado: quanto si è fatto e quanto si dovrebbe fare per la città? Venezia è una città unica al mondo che da sempre vive in un equilibrio precario. I problemi menzionati sono tutti egualmente importanti e colpiscono al cuore la Laguna, ma proprio per il loro carattere annoso e delicato rendono difficilissima qualsiasi scelta in merito. Gli eventuali interventi che saranno effettuati dovranno essere ben ponderati, ma è implicito che qualsiasi scelta venga presa non sarà mai in grado di soddisfare le esigenze di tutti.
Qual è per lei l’antidoto all’esodo dei residenti? Ricordo che agli inizi di questo esodo, l’allora sindaco Favaretto Fisca commentava: “Venezia è come un campanile: tutti lo guardano ma nessuno si sogna di portarselo a casa”. È proprio così: tutti la ammirano, la lodano, la sognano ma, difficilmente, pensano di poterci vivere. Stranamente il primo male è proprio quel turismo che le offre le maggiori risorse ma che condiziona profondamente la vita dei suoi abitanti costringendoli alla fuga. Forse aveva ragione mio padre quando pensava ad una Venezia città-franca.
C’è un angolo della città che la fa ancora sognare? Venezia stessa è “il” sogno.
Quanti paesi ha visitato Ligabue nella sua vita e quale vorrebbe ancora vedere? Non c’è angolo del mondo che io non abbia visitato. Ogni luogo, anche il più remoto, merita un nuovo viaggio perché il viaggio offre l’opportunità di un incontro-confronto con noi stessi.
Fino a che età si possono coltivare sogni nel cassetto? Il sogno è vita. Non bisogna mai smettere di avere sogni nel cassetto, né di avere aspirazioni.
È vero che anche Venezia avrebbe bisogno di una nuova classe dirigente? Sono d’accordo. Per fortuna c’è un bel gruppo di nuove leve che stanno emergendo, tra le quali sono orgoglioso di annoverare anche mio figlio Inti. I giovani sono il nostro futuro, sono sicuro che saranno in grado di far convivere venezianità e innovazione.
Qual è il pensiero più frequente che le tiene impegnata la mente? Il Centro Studi e Ricerche Ligabue, il Ligabue Magazine, la Ligabue stessa, di cui quest’anno ricorrono i 90 anni dalla sua fondazione, sono i pensieri che maggiormente ho a cuore.
Scelga un aggettivo per definire la sua affascinante vita. Uno solo non basta…
DI RAFFAELE ROSA