Il “Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile”, dichiarato dalla Nazioni Unite dal 2021 al 2030, si apre con un’anteprima tutta veneziana.
Una tre giorni in cui i principali protagonisti della comunità scientifica mondiale e i rappresentanti dei più importanti organismi internazionali si sono riuniti nella sede Unesco di Venezia, per avviare un percorso che ha obiettivi ambiziosi.
Da oggi al 23 gennaio, infatti, si tiene a Palazzo Zorzi il primo workshop organizzato dalla Commissione Oceanografica Italiana (COI), dall’Intergovernmental Oceanographic Commission–IOC , dalla Commissione Europea, UNEP/M e dalla Commissione internazionale per l’esplorazione scientifica del Mediterraneo.
Venezia e le sue maree eccezionali sempre più frequenti
Che il primo appuntamento sia stato fissato a Venezia non è un caso.
L’Italia, quanto a ricerca marina, si colloca infatti al sesto posto a livello mondiale e Venezia, reduce dalla seconda acqua alta più importante della storia, è diventata simbolo delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
A parlarne è stato invitato l’assessore all’Ambiente del Comune di Venezia Massimiliano De Martin, il quale ha rilevato come il problema non sia l’ acqua alta in sé, con cui la città ha sempre convissuto, ma “l’aumento della frequenza e della dimensione degli eventi mareali. Per questo motivo -ha detto l’assessore – come Amministrazione abbiamo deciso di far fronte alla situazione inserendo nel nuovo Regolamento edilizio norme di mitigazione climatica e di adattamento rispetto ai cambiamenti climatici, con interventi mirati su tutto il territorio comunale. Incontri come quello odierno – ha concluso De Martin – sono utili per la messa in comune di dati e informazioni ricavati da ricerche e monitoraggi continuamente aggiornati: il passo successivo dev’essere quello di relazionare i governi in merito, mettendoli in grado di compiere scelte politiche appropriate che garantiscano lo sviluppo sostenibile”.
I sei obiettivi della Commissione
Nell’arco dei dieci anni a venire, per raggiungere l’Obiettivo 14 di Agenda 2030 (conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile) , sono 6 le méte prefissate .
1 Identificazione e rimozione delle principali fonti di inquinamento (Oceano pulito)
2 Individuazione e tutela delle componenti biotiche e abiotiche (Oceano sano)
3 Monitoraggio quotidiano dello stato fisico, chimico e biologico del mare in modo tale da poter prevedere eventuali anomalie (Oceano predicibile)
4 Riduzione degli impatti sulla popolazione delle sorgenti di rischio (Oceano sicuro)
5 Allineamento tra sviluppo dell’economia del mare e sostenibilità ambientale (Oceano sostenibile e produttivo)
6 Dati condivisi tra la comunità scientifica e la popolazione (Oceano trasparente e accessibile)
L’Italia in prima fila per gli oceani e i mari
Li ha ricordati la presidente COI e direttore del Cnr-Ismar Rosalia Santoleri. Tra i vari interventi sui temi caldi legati ai cambiamenti climatici (surriscaldamento, acidificazione e distruzione degli habitat) l’accento è stato posto sull’importanza della sensibilizzazione a tematiche che riguardano la salute dei nostri Oceani.
Gli organismi italiani in campo sulla ricerca marina e in questo progetto sono numerosi. Nel settore lavorano (dati COI) 2170 ricercatori che hanno contribuito a far sì che il nostro Paese si sia posto al decimo posto a livello mondiale e al quinto a livello europeo per risultati scientifici.