È rimasto per anni “nascosto” dietro il muro di Berlino, negli archivi della biblioteca di Dresda. Un inedito del grande commediografo del Settecento veneziano Carlo Goldoni è tornato ora alla luce. «Possiamo considerarlo una sorta di tesserina che ci mancava nel mosaico complessivo della biografia letteraria goldoniana». È questa la definizione che dà del manoscritto, Riccardo Drusi, docente dell’Università Ca’ Foscari che ha effettuato il ritrovamento.
Carlo Goldoni, Il cavaliere e la dama
Il documento riporta una versione inedita, risalente al 1752, della commedia “Il cavaliere e la dama”. Pur non trattandosi di un testo autografo dell’autore, il manoscritto ha sua importanza legata al contesto temporale in cui si inserisce. Nel 1750, Goldoni compì infatti una riforma della sua scrittura teatrale, rinunciando all’utilizzo del dialetto e alle maschere della commedia dell’arte. La versione a stampa della commedia, che era arrivata ai giorni nostri, presenta tutte le peculiarità della fase più avanzata dell’attività dell’autore. Che, nato a Venezia nel 1707 e morto a Parigi nel 1793, scrisse 5 tragedie, 16 tragicommedie e 137 commedie.
Il testo riscoperto, che ha le caratteristiche d’uso dei copioni delle compagnie teatrali, è invece più vicino a quello che veniva rappresentato negli anni Quaranta del Settecento. Vi intervengono personaggi come Pantalone, Arlecchino e Brighella. E ognuno parla con il suo idioma tipico. Inoltre, il manoscritto, secondo le consuetudini della commedia dell’arte, è strutturato come un canovaccio, lasciando buona parte della rappresentazione all’improvvisazione degli attori.
«L’analisi – evidenzia Riccardo Drusi – ci consente di dare sostanza a quel tipo di scheletro di commedia che conoscevamo solo indirettamente, per quel che ha scritto lo stesso Goldoni a posteriori nelle prefazioni sulla genesi delle sue opere».
Un patrimonio “oltre cortina”
Quella compiuta dal docente di Ca’ Foscari è una scoperta che non si può definire del tutto casuale. «Dresda – spiega – era una piazza teatrale rilevante nel Settecento, in forte relazione con Venezia. Molte commedie venivano quindi esportate e rappresentate lì: lo stesso Goldoni, per interessi economici, esportava suoi pezzi in quei Paesi. Tutta la scena teatrale dell’Europa dell’est può dunque risultare significativa per reperire altro materiale analogo».
Già prima della caduta del muro, nel 1989, era iniziata la pubblicazione di numerosi materiali di scena. Drusi, da qualche tempo, ha così approfittato dell’operazione compiuta dalla SachsischeLandesbibliothek di Dresda, che ha messo in rete cataloghi, manoscritti e opere rare.
«Analizzando le opere della biblioteca tedesca, ho notato la presenza di questo manoscritto, che esplicitamente riporta il titolo “Il cavaliere e la dama”. E anche la vicenda corrisponde. Il fatto, invece, che non sia un testo autografo non inficia l’importanza del ritrovamento: di materiale goldoniano, a Dresda, ce n’è dell’altro. Ma si tratta di opere successive al 1750, quindi meno interessanti, perché coinvolte dal nuovo stile dell’autore».