Il giornalista veneto Claudio Pavanello ha raccolto in un libro la storia del decennio: “L’unica decade della storia recente in cui il genere umano sembrava andare compatto verso la costruzione di un mondo migliore”
Chi non ricorda gli anni ’80? Feste, stazioni radio, revival che fanno riferimento a quel decennio sono sempre più frequenti ed apprezzati. Quello che mancava, stranamente, era un libro che raccontasse politica, costume, società, sport, cultura del periodo. Ora la lacuna è colmata dalle 265 pagine di “Tutto sugli Anni 80”, scritto da Claudio Pavanello, espero di comunicazione e giornalista professionista veneto. «Mi sono dedicato a questa opera – sono le sue parole – perché ho una enorme passione per gli anni 80. Il mio interesse è sicuramente motivato da questioni anagrafiche, avendovi vissuto il magico ed irripetibile periodo dei 14-24 anni. Ma non è solo questo, perché a mio parere è stata l’unica decade della storia recente in cui il genere umano sembrava andare compatto verso la costruzione di un mondo migliore. Basti ricordare la fine di tanti odiosi regimi di “destra” e di “sinistra”, schiacciati da inarrestabili e genuini movimenti popolari che, riempiendo le piazze, resero inutile ogni strumento di repressione. La fine della “Guerra Fredda”, che ancora nel primo lustro del decennio aveva portato l’umanità vicina al baratro, fu ufficialmente sancita da Gorbachev e Bush a bordo della corazzata “Maxim Gorky” il 2 Novembre 1989, pochi giorni dopo l’epico crollo del Muro di Berlino.
delirante corsa all’armamento più potente fu frenata dal trattato IFF, mente l’apartheid venne cancellato dalla crescente pressione dell’opinione pubblica e dei governi occidentali. Come non ricordare poi il grande e collettivo impegno degli artisti contro la fame nel mondo o la messa al bando internazionale della caccia all’elefante ed alla balena?» Parafrasando Raf, cosa è restato invece degli anni ‘80? «Purtroppo solo la musica, che nel mio libro ha comunque ampio spazio, e la diffusione di certe invenzioni geniali come il Personal Computer, il Web, i videogiochi. Purtroppo cose terribili che sembravano prossime ad essere sradicate come il razzismo, la tensione tra grandi potenze, lo stato di guerra perenne in Medio Oriente, sono tornate più attuali che mai. Nel 1989, anno delle strette di mano tra Gorbachev e Bush, tra Mandela e De Clerk, della dichiarazione di Arafat di ripudio del terrorismo, chi avrebbe immaginato che potessero ancora succedere stragi come quella di Beslam in Cecenia, che gli Usa entrassero in una guerra permanente, che sarebbe ripresa la corsa agli armamenti, che in Africa milioni di bambini continuassero a morire di fame, che ripartissero le stragi di balene, delfini, elefanti?» Come è strutturato il libro? «Inizialmente pensavo di concluderlo con quattro storie particolarmente affascinanti, ovvero l’incredibile atterraggio del piccolo Cessna di Mathias Rust davanti al Cremlino, il vergognoso attentato organizzato dai Servizi Segreti francesi contro Greenpeace, il ritrovamento dei diari di Hitler e l’avventurosa storia di John DeLorean.
Però poi non sono riuscito a trattenermi dal raccontare, a volte con poche righe, a volte con svariate pagine, tanti altri avvenimenti di cronaca, sport, spettacolo, politica. Alla fine è venuta fuori credo la più completa storia mai scritta degli anni ’80». Chi è secondo lei il personaggio che meglio rappresenta gli anni 80? «Gorbachev, Reagan e Giovanni Paolo II sono gli uomini dietro la fine della guerra fredda. Ma se io dovessi sceglierne uno, direi il Tenente Colonnello sovietico Stanislav Petrov. Nel 1983 si era all’apice della guerra fredda, i russi avevano appena abbattuto per errore un Boeing civile coreano fuori rotta pieno di passeggeri americani, ed il KGB era convinto che Reagan, colui che aveva definito l’URSS “l’impero del male” volesse lanciare un attacco a sorpresa. Ebbene, il 26 settembre 1983 Petrov, che era a capo del centro antimissilistico russo, vide i satelliti segnalargli cinque missili atomici statunitensi diretti verso l’URSS.
Se avesse confermato il lancio e dato l’allarme generale, il malato premier Andropov avrebbe probabilmente dato l’ordine di rappresaglia immediata, scatenando la guerra nucleare. Invece Petrov si convinse che c’era un problema nel sofisticato sistema di difesa sovietico e dichiarò il falso allarme. Aveva ragione, perché i satelliti russi avevano confuso dei riflessi solari sui silos americani come fiammate di lancio. Sembra una delle tante leggende metropolitane o la trama di un film, ma andò proprio così, tanto che l’ONU, quando si aprirono gli archivi comunisti e si apprese la vicenda, premiò Petrov come “l’uomo che salvò il mondo”». Parlando di Russia, anche Mathias Rust fu un personaggio simbolo… «Sicuramente, un diciannovenne con un microscopico Cessna che attraversa lo spazio aereo più protetto del mondo ed atterra davanti al Cremlino….un gesto incredibile. A casa ho una foto autografata di questo pazzoide comprata su EBay.
Comunque, parlando di aviazione, come non citare Larry Walters, che bloccò il traffico aereo attorno Los Angeles raggiungendo i 5000 metri con una sedia da giardino sorretta da palloni di elio; in realtà lui voleva alzarsi solo di una trentina di metri, ma sbagliò leggermente i calcoli, così come accadde ai piloti dell’Air Canada “143”, i quali furono costretti ad un folle atterraggio su di un circuito automobilistico dopo avere fatto confusione nella conversione tra Kg e Libbre della benzina. Sempre a proposito di aerei di linea, entrò nella storia la concisa frase del capitano Moody della KLM, mentre il suo 747 precipitava con i propulsori spenti a causa di polveri vulcaniche “Signore e Signori, è il Comandante che vi parla. Abbiamo un problema. Tutti e quattro i motori si sono spenti. Stiamo facendo il nostro dannato meglio per farli ripartire. Mi auguro non siate troppo angosciati”: per fortuna tutto finì per il meglio». L’avvenimento sportivo? «Il mondiale 1982 vinto a sorpresa dall’Italia di Bearzot rimane memorabile, con Paolo Rossi che rientra dalla (discussa) squalifica per il “calcio scommesse” e trascina la nazionale a suon di gol. Ovviamente anche le prime vittorie di Tomba e, tragicamente, la scomparsa di Gilles Villeneuve».
La beffa del decennio? «Quella dei falsi diari di Hitler, che racconto molto dettagliatamente, ma anche la fantastica burla delle teste di Modigliani, che sbugiardò tantissimi critici e diede alla Black and Decker l’opportunità di realizzare una delle più riuscite pubblicità della storia». Musica? «C’è poco da fare, salvo qualche eccezione (vedi Madonna o Bon Jovi), è l’anno delle meteore come Christopher Cross, dei gruppi “tutto look” come i Duran Duran o gli Spandau Ballet e della Italo Disco firmata dal geniale Claudio Cecchetto. Però non dimentichiamo che nel 1985 si tenne il Live Aid, il più grande e benefico show musicale di tutti i tempi, 16 ore live viste da oltre un miliardo e mezzo di persone nel mondo. Ecco, dovessi individuare il momento musicale “80”, senza dubbio la ipnotica e straordinaria performance dei Queen al Live Aid di Wembley». Un episodio che più di altri ha portato l’attenzione dei media a concentrarsi sul nostro territorio durante gli anni ’80? «Il concerto dei Pink Floyd del Redentore ’89. Il ricordo della città coperta di rifiuti, dei saccopelisti accampati in Piazza San Marco. Fu una idea decisamente, diciamo così, curiosa, portare 200.000 fan scatenati in una delle città più delicate (e meno attrezzate) del mondo.
Poi, come ho già ricordato, gli anni ’80 musicalmente sono strettamente legati ad un personaggio di Ceggia, Claudio Cecchetto, che fu un vero e proprio mattatore sia personalmente, presentando il Festival di Sanremo dal 1980 al 1982 e sfornando la mitica “Gioca Jouet”, sia come fondatore di Radio DeeJay, ma soprattutto come produttore musicale. Tanti successi degli anni ’80, anche a livello europeo, sono legati al suo genio, basti ricordare artisti come Sandy Marton, Taffy, Via Verdi, Tracy Spencer, Sabrina Salerno, Jovanotti. Se dovessi proclamare l’italiano degli anni 80, Cecchetto sarebbe sicuramente tra i candidati». Chi è invece il “cattivo” degli anni 80? «Il Governo cinese, che compì il massacro di Piazza Tiananmen. Per me, l’eroe non solo degli ’80, ma di tutto il dopo guerra è quello studente che si oppone con il suo corpo ai carri armati cinesi; non a caso l’ho voluto sulla copertina del mio libro».
DI PIETRO POLO
Arte e Cultura +
COSA E RIMASTO DEGLI ANNI OTTANTA?
14 Giugno 2010
Anche io parlo soprattutto per ragioni anagrafiche ma sono d’accordo e vorrei anche sottolineare che, anche se vengono ricordati come gli anni della superficialità, non è così che furono.
Chi era ecologista lo era davvero e non per moda, chi era solidale lo era davvero e non per moda, c’era un grande senso collettivo di appartenenza che ora non esiste più. Nessuno si chiudeva nella sua stanza a fare esercizi di meditazione sul diritto ad essere felici. C’era ancora la politica vera, il Made in Italy , la cultura, la lingua italiana corretta non era diventata un optional e soprattutto non si parlava va a vanvera di sostenibilità… Come fanno ora che comprano la borraccia di alluminio e ci svuotano dentro il contenuto della bottiglia di plastica.