Pellestrina. 12 km di terra che dividono la Laguna dall’Adriatico.
L’isola che ha pagato il tributo maggiore.
Anche questa volta, come nel 1966.
Per lunghe ore isolata, al buio, completamente sott’acqua. E con due vittime.
Giannino Scarpa aveva 78 anni e tante acque alte alle spalle.
Quella di ieri gli è costata la vita. E’ morto folgorato dopo a causa di un corto circuito elettrico. Un’altra persona è deceduta per un malore. Forse in altre circostanze non si sarebbe salvata comunque. Fatto sta che nella notte del 12 novembre, con i mezzi bloccati, nessun soccorso sarebbe potuto arrivare.
Mentre piange le sue vittime, l’isola continua la sua battaglia contro la marea.
Le previsioni non sono buone neppure per i prossimi giorni e l’intero centro storico di Pellestrina si affaccia sulla laguna.
Fortuna che la spiaggia e i Murazzi hanno fatto questa volta da scudo protettivo alla striscia di terra di cui sono i custodi.
Una ricognizione fatta sull’isola dai Vigili del Fuoco sull’isola con l’elicottero mostra tutta la fragilità in cui versa.
Sommersa anche oggi dalla marea dei record, la seconda dopo il maledetto 4 novembre del 1966.
Ancora nel pomeriggio molte linee telefoniche non funzionano.
I trasporti da e per l’isola, invece, pur tra le mille difficoltà, sono ripresi.
Ma gli abitanti dell’isola sono ancora al lavoro da ieri notte. Ininterrottamente. I pochi negozi sono chiusi, i vivai distrutti, le barche sott’acqua.
Lo scenario è apocalittico. Ma non si demorde. Si ricomincia, come qui si è abituati a fare.
Burano: l’altra isola,
Meno gravi, ma pur sempre molto consistenti, i danni, in un’altra isola, posta dalla parte opposta della Laguna: Burano.
Anche qui una notte da incubo, barche alla deriva, acqua al di sopra delle ginocchia nelle case, quasi tutte con un pianterreno.Anche qui ci si aiuta l’uno con l’altro, si pulisce, si cerca di recuperare il recuperabile.
La natura dei veneziani offre il meglio di sé nei momenti difficili.
“E ora asciughiamoci le lacrime, rimbocchiamoci le maniche e ritorniamo a cercare una parvenza di normalità – scrive Silvia nella pagina facebook di Burano island – Anche se ieri ci ha segnati per sempre”.
L’eccezionale marea ha avuto conseguenze distruttive anche sull’Isola di San Servolo.
“Arrivati in isola stamattina ci siamo trovati dinanzi a una situazione drammatica – racconta Andrea Berro, Amministratore Unico di San Servolo Servizi Metropolitani.– La forza della natura è stata davvero incredibile, ha causato il crollo di una parte delle mura di cinta, che nel ’66 avevano retto all’acqua alta record, e tutta una serie di problematiche. Stiamo già lavorando per ripristinare in tempi rapidi la funzionalità dell’isola”.
La forza dell’acqua e del vento ha abbattuto circa 30 metri del muro perimetrale, alberi e messo fuori uso l’impianto elettrico.
Al Lido di Venezia macchine sott’acqua, scantinati e cantine allagate, alberi abbattuti e un mare da far paura. Danneggiati seriamente anche i pontili di Santa Maria Elisabetta, tanto che la mobilità ha fatto riferimento su San Nicolò per l’intera giornata.