Upcycling, slow fashion, green growth, eco-fashion, moda green… parole pronunciate sempre più spesso nel Settore Moda. Ma tutte riconducono a un unico termine: sostenibilità. E’ questo il tema che ha fatto da fil rouge anche all’edizione autunnale della Venice Fashion Week e di cui si è parlato nel convegno UK-Italy: Lessons in Sustainable Fashion che si è tenuto all’ Hotel Ca’ Sagredo.
Proprio dallo stesso tavolo è partita l’idea di candidare Venezia a Città dell’Artigianato Patrimonio Immateriale Unesco.
“Venezia non è solo città dell’arte ma è una città che da duemila anni crea cose meravigliose nell’artigianato: tessuti, gioielli, mosaici – ha detto Laura Scarpa, organizzatrice, con Lorenzo Cinotti, di Venice Fashion Week, – E’ una città che sa e che vuole rappresentare l’artigianato nel mondo. Per questo, oltre a sostenere la candidatura del Merletto e delle Perle, uno dei nostri obiettivi è che diventi Città dell’artigianato Unesco e farla conoscere anche in questa declinazione”.
Venezia,città ideale per parlare di sostenibilità
Privilegiata per la sua ineguagliabile bellezza, Venezia è al tempo stesso città simbolo della sfida per la sostenibilità, di cui è diventata una vetrina internazionale.
“Grazie alla Venice Fashion Week,la nostra città è diventata ambasciatrice nel mondo della moda sostenibile – ha detto Ermelinda Damiano, Presidente del Consiglio comunale di Venezia– Ma qui moda fa rima con patrimonio creativo, produttivo e artigianale. Un patrimonio da preservare e promuovere”.
A questo fine è nata di recente anche l’Associazione Alto Artigianato Venezia. Raggruppa diverse realtà locali, con il compito di portare nel mondo il messaggio della bellezza delle creazioni veneziane e venete. Un traguardo verso il quale ha già mosso primi importanti passi avviando una collaborazione tra i due stilisti emergenti del momento, Tiziano Guardini e Patrick McDowell con Tessitura Bevilacqua e Fornace Orsoni.
I Tableau vivant della Fashion Week
Gli affreschi di Ca’ Sagredo hanno fatto da sfondo non soltanto ai capi delle loro ultime collezioni ma anche ad alcune creazioni realizzate da McDowell con materiale di recupero dalle tessere di mosaico Orsoni per un’edizione speciale della sua linea di borse. Guardini sta invece lavorando alla creazione di una capsule collection Made in Veneto realizzata con i pregiati tessuti ancor oggi realizzati a mano dall’antica Tessitura Bevilacqua.
Fashion is great and green is great
“La buona notizia è che il Fashion System sta diventando sempre più green – ha sottolineato durante la conferenza Jill Morris, ambasciatrice britannica in Italia – Regno Unito e Italia stanno lavorando insieme per scambi di best practice e per trovare sinergie verso una diminuzione dell’impatto ambientale della produzione e distribuzione dell’abbigliamento”. Sarà comunque una sfida lunga ed è per questo che l’intera filiera dovrà fare squadra. Non solo i grandi marchi ma anche piccole aziende artigiane, terzisti, trasportatori, lavoratori. E infine i consumatori.
Lezioni di sostenibilità
Formazione ed educazione sono state così le altre due parole chiave della conferenza di Ca’ Sagredo. I futuri stilisti dovranno essere formati per un nuovo modo di fare e dettare la moda. Ma l’altro grande protagonista sarà il consumatore finale: anche lui dovrà essere educato e informato. Un po’ come quello che succede per il cibo. Avete presente? Ci informiamo sugli ingredienti, tabelle nutrizionali, tracciabilità… ma per la moda ancora non succede. Almeno fino ad ora. Vi siete mai chiesti da dove vengono i materiali, quali sono i processi produttivi, la filiera distributiva, le retribuzioni degli operai, l’impatto ambientale?
“Il tema della sostenibilità non riguarda solo i tessuti – ha rilevato Josè Teunissen, preside del London College of Fashion – E’ anche sostenibilità sociale, ha a che fare con i lavoratori e le loro retribuzioni, l’ impatto nelle comunità locali. Ai giovani del college è chiaro che la moda non è soltanto un elemento commerciale. Stiamo facendo esperimenti con alghe e altri materiali organici, abbiamo davanti molte strade percorribili – ha continuato la Teunissen – ma resta il problema degli alti investimenti necessari”.
Anche lo IUAV di Venezia col Corso di Design della Moda è coinvolto per rispondere alle domande urgenti riguardo la sostenibilità.
“Stiamo lavorando per ridurre lo spreco nel settore moda ma stiamo anche portando avanti una battaglia contro lo sfruttamento del lavoro in aree meno sviluppate del mondo – ha spiegato Elda Danese, docente di Tecnologie del Tessuto dello IUAV – Noi cerchiamo di spingere gli studenti a capire quali sono i prodotti innovativi, a imparare a leggere le etichette (che spesso sono fraudolente) perchè la sostenibilità non è un processo semplice e impone continue riflessioni”.
Sostenibilità fashion: cosa significa?
Accusata di essere una delle dieci industrie più colpevoli dell’inquinamento e della crisi climatica, l’industria della moda sta dimostrando sempre maggiore sensibilità verso i temi ambientali. E sta lavorando in concreto non solo sulla creazione di nuovi materiali ecosostenibili ma anche sul loro recupero, riutilizzo, sulla loro rigenerazione.
La sfida della sostenibilità, tuttavia, nasce a monte ed è per questo che il tema comprende la definizione di processi produttivi meno inquinanti, di condizioni di lavoro e di salari più equi,l’uso di energie alternative e rinnovabili, la riduzione del consumo di acqua e dei rifiuti chimici e l’utilizzo di coloranti a basso impatto ambientale.
Pezzo molto apprezzato soprattutto per il fatto che la sostenibilità è davvero importante… adesso attendiamo un pezzo anche sui calzaturifici della Riviera del Brenta.. che sono fra i migliori al mondo… senza dimenticare i grandi stilisti e realizzatori di collezioni di calzature… sempre della Riviera del Brenta!