La prossima edizione del Festival avrà una maggiore diffusione nel territorio veneziano
Il Festival Chitarristico internazionale è appena finito con successo e già si pensa all’edizione 2020.
E’ soddisfatto il direttore artistico Andrea Vettoretti che guarda al prossimo anno con l’obiettivo di un’edizione più diffusa in terraferma. E non solo.
L’idea è infatti quella di portare i concerti anche in centro storico.
Per Vettoretti intanto un successo personale. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Roma, dove sta lavorando con Michele Placido a una rinnovata messa in scena de “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, per la quale curerà le musiche.
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Andrea Vettoretti, che bilancio possiamo fare di questa prima volta a Mestre del Festival?
“Sono molto soddisfatto di questa edizione che ha incrementato pubblico in un momento di transizione delicato per questa Kermesse. Questa manifestazione si è svolta per 16 anni a Treviso e Roma per la seconda parte degli concerti. Da quest’anno è arrivata a Venezia Mestre, grazie alla volontà del Comune di Venezia e al Sindaco Luigi Brugnaro che ci ha creduto. Era un primo esame importante e credo sia andato molto bene. C’è un pubblico da costruire ma ciò che ha colpito tutti gli artisti è il calore con il quale sono stati accolti e la sensibilità musicale dimostrata”.
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Il pubblico di Mestre come ha accolto i concerti?
“ Moltissimi applausi. E un entusiasmo che non mi aspettavo. Abbiamo trovato un pubblico giovane e preparato che ha apprezzato il New Classical World, un termine che ho coniato da qualche anno per definire un nuovo genere musicale fatto di tante contaminazioni da varie parti del mondo. Lo abbiamo presentato per la prima volta a Mestre e il risultato e il calore del pubblico aumentano l’entusiasmo per continuare in questa direzione”.
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Ci sono novità per la prossima edizione del Festival Chitarristico?
“Mi piace sempre sperimentare nuove strade in campo musicale sia come compositore che come direttore artistico. Allo stesso tempo considero il Festival Chitarristico un viaggio che lo spettatore possa percorrere assieme ai musicisti. Come un puzzle che si definisce alla fine della Kermesse. In questo senso il mio lavoro non prevede “solo” artisti internazionali, ma anche la capacità di una visione globale della manifestazione.
Dal punto di vista organizzativo per quanto riguarda la parte veneziana, posso dire che stiamo lavorando ad una prossima edizione con un concetto di Festival diffuso, oltre a Mestre arriveremo anche a Venezia. Un traguardo ambizioso che spero di raggiungere. Un Festival che pur mantenendo alcuni concerti in sedi canoniche riesca ad essere presente in altri luoghi cittadini. Un invito particolare lo rivolgiamo alle scuole con le quali vorremmo intraprendere un rapporto di collaborazione”.
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Considera la chitarra uno strumento valorizzato nel modo giusto?
“La chitarra è uno degli strumenti più popolari in Italia e nel mondo ma soffre come altri settori di troppo tradizionalismo. Non voglio dire che la tradizione non sia importante, ma in un mondo sempre più rapido anche il pubblico si è evoluto. In questo senso quello che cerco di fare come musicista è di valorizzare la mia musica dandole una nuova veste ma mantenendo i valori che la contraddistinguono. In sostanza la tradizione che si rinnova rompendo qualche paradigma”.
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Dalla chitarra al teatro: un’importante notizia riguardo il suo percorso artistico?
“Sicuramente il mio debutto con Michele Placido sarà significativo. La mia musica sarà utilizzata per “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello. Inoltre sarò in scena con Michele e mi accompagneranno Fabio Battistelli al clarinetto e Riviera Lazeri al violoncello. Anche in questo caso ci sarà un’evoluzione della tradizione teatrale che non prevede musicisti in scena. Ci saranno delle belle sorprese”.
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È la prima volta che si impegna in un lavoro teatrale?
“Il teatro mi ha sempre affascinato ed ho avuto molte collaborazioni. In un certo senso fa parte della mia evoluzione come artista. Lavorare fianco a fianco con un artista come Michele Placido significa l’opportunità di imparare da un grande attore e regista. Un’opportunità straordinaria”.
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Quale filo conduttore vi ha unito in questo lavoro?
La voglia di sperimentare e di valorizzare le nostre interpretazioni rompendo gli schemi prefissati della musica e del teatro. La forza espressiva della musica e della parola assieme trovano una nuova dimensione in quest’opera che è un grande classico di Pirandello. Credo che il pubblico ne rimarrà piacevolmente sorpreso.
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Il Festival Chitarristico è concluso. In cantiere ci sono tanti progetti. Cosa si sente di dire in questo momento?
“Buona la prima per il successo del Festival Chitarristico anche a Mestre. Ora vorrei invitare tutti a Città di Castello alla Première de “L’uomo dal fiore in bocca” il 27 ottobre alle 17 al Teatro degli Illuminati.