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DIETRO LE QUINTE DEI GRANDI EVENTI

DIETRO LE QUINTE DEI GRANDI EVENTI

C’è un veneto dietro gli apparati del Coni per i grandi eventi. È il trevigiano Roberto Contento, una vita al servizio dell’organizzazione sportiva

Nel 1969 il primo incarico quale Segretario del Comitato Provinciale del Coni di Treviso; da lì un cammino che ha portato Roberto Contento ai vertici dello sport italiano. Dal 1972 al 1984 è stato infatti Segretario del CONI Veneto, nonché consulente e reggente del servizio sport della Regione Veneto. Nel periodo 1985 – 1987 si è diviso tra il ruolo di Dirigente CONI per il Nord Italia e quello di Segretario Generale della Candidatura Olimpica di Cortina 92. Quindi ha svolto dal 1992 al 2001 le mansioni di Segretario Generale Federazione Italiana Sport Invernali, Segretario Generale ad interim Federazione Italiana Sport Ghiaccio e Segretario Generale Candidatura Olimpica Milano 2000. Poi dal 2002 al 2004 è stato Capo Dipartimento sviluppo economie territoriali Presidenza Consiglio dei Ministri e contemporaneamente componente Comitato Alta Sorveglianza e Garanzia Olimpiadi Invernali Torino 2006 presso la Presidenza Consiglio dei Ministri. Dal 2007 collabora con Regione Veneto, Coni regionale, candidatura olimpica Venezia 2020 e molteplici Istituzioni ed Enti Locali nazionali, regionali e comunali. Inoltre ha più volte ricoperto la carica di Capo missione ai Giochi Olimpici Invernali: Albertville (Francia 1992) Lillehammer (Norvegia 1994) Nagano (Giappone 1998) Salt Lake City (USA 2002). Insomma una vita dedicata alla passione per lo sport, quale dirigente del CONI e della FISI, testimone di alcune delle più significative imprese, e dei più prestigiosi eventi, nella storia dello sport italiano degli ultimi trent’anni. Roberto Contento, veneto d’origine, come valuta la candidatura di Venezia ad ospitare i XXXII Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020? «Ho avuto l’opportunità di essere testimone ed attore di grandi eventi sportivi, ma sempre ho portato nel cuore e nello spirito, con orgoglio, la mia appartenenza al Veneto essendo nato a “città giardino” in Treviso e, dopo una parentesi di quasi quarant’anni, sono tornato nella mia terra, che spero possa ospitare nel 2020 i Giochi Olimpici Estivi, perché il Veneto, i Veneti, gli uomini e le donne di sport, miei figli, miei nipoti lo meritano.
La candidatura di Venezia è innovativa, sostenibile, un modello nuovo per il futuro dell’olimpismo internazionale alle prese con una crisi economica mondiale e con l’impossibilità di continuare nel percorso dell’escalation di gigantismo di alcune passate edizioni. Vincere la corsa ai Giochi del 2020 sarà difficile; prima il leone di San Marco dovrà mettere in fuga la lupa Capitolina, poi dovrà gemellarsi con Rio de Janeiro che tanto assomiglia a Venezia: carnevale, città non capitale di una Nazione, sul mare, un brand fatto di simpatia, luci, colori, sapori. Venezia deve farcela». A suo parere, quali benefici in termini di ricaduta economica porta concretamente un’ Olimpiade? «I Giochi Olimpici Estivi, ancor più dei Campionati del Mondo di Calcio, sono un evento di grande respiro che offrono al Paese ospitante una ribalta mondiale, un volano eccezionale di economie virtuose, una scossa positiva nella fiducia e nell’autostima di un intera Nazione. L’organizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici accelera ed esalta l’approccio integrato di utilizzo delle mille sfaccettature del grande evento in un’ottica di pianificazione strategica, inserimento corretto nel tessuto economico e sociale del territorio, coinvolgimento e concertazione con tutti gli stakeholder, applicazione delle tecnologie e delle modalità architettoniche ed ingegneristiche “state-of-the-art” a disposizione, ottimizzazione delle risorse energetiche. In sintesi è un evento che alla data del 2020 sarà visto e seguito da circa 3 miliardi di persone e che di norma aumenta del 3% il PIL di una Nazione, prima e dopo l’evento».
Più nello specifico quali ricadute economiche e strutturali potranno esservi in un contesto così peculiare, quale può risultare quello Veneto e in particolare in una città con caratteristiche uniche come Venezia? «La candidatura di Venezia si basa sul già programmato e talvolta sul già finanziato. Pertanto l’accelerazione degli obiettivi e dei programmi sono la prima ricaduta pratica. La seconda potrà essere il rafforzamento delle sue tradizioni culturali, artistiche e turistiche. Venezia è una delle città più straordinarie della terra, conosciuta ed ammirata in tutto il mondo, Capitale di un’idea al centro di uno sviluppo infrastrutturale già arrivato con il passante e che sta perseguendo con l’alta velocità ferroviaria, la pedemontana, la terza corsia della Venezia-Trieste, la sub-lagunare, la metropolitana di superficie, il quadrante Tessera. Tutti progetti pensati indipendentemente dall’assegnazione dei Giochi Olimpici, ma comunque ed evidentemente anche una chiara opportunità per tutte le parti coinvolte. Se questa fugace analisi sui trasporti e viabilità, la trasferiamo all’edilizia abitativa popolare, ai centri di produzione dell’informazione, alle attrezzature sportive, a quelle turistico alberghiere, congressuali, di divertimento … le ricadute portano ad analisi complesse, lunghe da descrivere. Si guardi Barcellona 92, una bella città diventata riferimento mondiale, con flussi turistici e culturali rilevanti e costanti».
Quali fattori positivi ritiene possano emergere anche nel solo caso di candidatura? Quali situazioni e collaborazioni virtuose si possono instaurare? «Una candidatura ad ospitare i Giochi Olimpici comunque è un richiamo per i riflettori della stampa mondiale. È un’immagine, si entra nell’èlite di coloro che guardano avanti, al futuro, che sognano, che hanno fantasia. In particolare Venezia e la sua area metropolitana, il Veneto tutto, hanno dato molto allo sport italiano, europeo, mondiale. Hanno un movimento sportivo di primordine, attrezzature, diffusione capillare dello sport sul territorio, industria, artigianato, attività commerciali con brand noti in tutto il mondo. Ritengo che sia il momento di riscuotere quanto dato ed investito. Il solo fatto che il Veneto abbia alzato la testa ad unisono, politica, sport, imprenditoria abbiano lavorato per questo progetto, è un punto fermo per il futuro». “…il ritorno a una dimensione a misura d’uomo; la centralità della Città di Venezia; dissuasione e coinvolgimento del territorio; l’efficienza e la disponibilità immediata delle infrastrutture sia di accesso sia sportive; attenzione alla legacy sostenibile e all’applicazione di soluzioni innovative; la comodità nei collegamenti per la compattezza dei siti; la dimensione e qualità del sistema ricettivo; efficienza nella gestione e competenze professionali..” sono alcuni dei concetti chiave esposti nel dossier di candidatura. A suo personale parere, quali considera possano essere i punti di forza e gli elementi distintivi della compagine veneziana rispetto alla candidatura della Città di Roma? «Ho lavorato per 10 anni a Roma, città meravigliosa per vivere, divertirsi, meno per lavorare, dove i seguaci di Penelope sono la maggioranza. L’ho sempre definita “un ventre molle” ovvero un luogo dove tutto è possibile e contemporaneamente impossibile. Roma ha già avuto i suoi Giochi Olimpici nel 1960 lasciando un ricordo meraviglioso negli italiani e nel mondo.
Perché rischiare di cadere nelle paludi attuali di una città scossa da scandali ed inefficienze? Comunque, a mio avviso, Venezia ha dalla sua parte: la forza globale del suo brand, la capacità ricettiva dell’area olimpica sia in termini quantitativi che qualitativi, un piano di investimenti infrastrutturali già in corso, la garanzia della massima efficienza economico-finanziaria, le grandi competenze organizzative a disposizione di una tradizionale “cultura del fare”, la compattezza e la trasversalità politico-istituzionale del consenso sull’iniziativa, un’antica, ricca e vincente tradizione sportiva nel territorio, il più straordinario mix possibile di cultura, arte, offerta turistica, enogastronomia, un tessuto di eccellenze imprenditoriali di livello internazionale, pronto a sostenere il progetto». Per concludere, quale sarà il suo coinvolgimento e il suo ruolo nell’ambito della candidatura di Venezia ai XXXII Giochi Olimpici? «Quello di un cittadino del Veneto, innamorato di Venezia e dello Sport. Darò tutto il mio modesto apporto di conoscenze e di cultura dello sport, senza nulla attendere in contropartita. Ho avuto la fortuna di lavorare facendo quello che mi piaceva, che poteva essere un hobby, un passatempo: grandi esperienze ed emozioni, dignità economica, un ruolo nel sociale. Bene ora mi allineo ai tanti dirigenti ed operatori del volontariato sportivo. Mi sento forte, mi sento vivo». Un suo personale augurio? «Vinca il migliore, ovvero Venezia 2020».
DI CARLO BONALDI
 

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Tag:  CONI, sport, Veneto