Ha vinto due scudetti, una Coppa Uefa, due Coppe Italia (più una di C), una Supercoppa. È stato compagno di squadra, tra gli altri, di Diego Armando Maradona. Ex campione dell’Hellas Verona, della Sampdoria e del Napoli, Alessandro Renica non ha perso la genuina passione per il calcio. Soprattutto del calcio vero. Quello con la “c”… minuscola. Quello che si gioca sui fangosi campi di periferia, che chiamare stadi appare probabilmente fuori luogo.
Quello in cui i bambini, le generazioni del domani, cullano il loro sogno inseguendo un pallone.
Veronese nato in Francia da genitori emigrati, il difensore Alessandro Renica è stato un campione del nostro calcio.
Adesso, da vent’anni, è allenatore con tanto di master. E anche in panchina, sia pure tra i dilettanti, ha vinto due campionati.
Eppure riesce a unire alla massima professionalità una grande umiltà. Quella che lo ha portato, per un pomeriggio, ad accettare l’invito della società Riva Malcontenta.
Per Renica, si è trattato di vivere qualche ora a bordo del classico campo di periferia, a osservare i bambini giocare.
Ma anche a offrire qualche consiglio professionistico a tecnici, istruttori e dirigenti animati soprattutto dal volontariato.
La società Riva Malcontenta, presieduta da Maurizio Rizzetto, coadiuvato dal responsabile del settore giovanile Roberto Senin, svolge un’ attività incentrata al 99 per cento sugli aspetti sociali.
Lo sport, cioè, visto come punto di riferimento a 360 gradi, tanto più calandosi in un contesto periferico.
E l’altro pilastro del Riva Malcontenta, nel pieno rispetto dello statuto di una ASD, è il volontariato. In questo contesto, la visita di Alessandro Renica è stata vissuta con grande entusiasmo ed è diventata per il campione un’opportunità per condividere qualche interessante riflessione sul calcio odierno. Metropolitano.it. l’ha intervistato.