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UN’ESTATE DI NOVITÀ

UN’ESTATE DI NOVITÀ


Sarà un’estate “calda” per il basket e la Legadue: tra nuove regole, i tre under obbligatori e il futuro campionato di “ sviluppo”, i vivai diventano decisivi. Così la Reyer si prepara a rilanciare i settori giovanili.
 E la chiamano estate. L’impressione è che sarà tutto meno che una stagione di relax per la pallacanestro italiana. Troppe le novità alle porte della prossima stagione cestistica. Dall’introduzione delle nuove regole FIBA – in primis l’allontanamento della linea da tre e la nuova forma dell’area – all’impiego degli under in Legadue. Non sarà un’estate spensierata in particolare per la Reyer, chiamata ad affrontare il passaggio delicato. Ma per restare alle novità in arrivo, la questione degli under e della crescita dei giovani giocatori italiani è forse il tema cruciale da qui ai prossimi due-tre anni. Complice forse la crisi, che porta a vedere le cose da altre prospettive, il clima sta cambiando. Se n’è avuta una riprova a Bologna, sponda Virtus, dove il patron Sabatini è andato letteralmente in sollucchero per la vittoria tricolore dei suoi under 19, confermando la volontà di portare al 20% la quota di budget destinata al vivaio bianconero. Una rivoluzione copernicana, o quasi, per un club di serie A. Ma il vento di novità è destinato ad interessare da vicino anche la società orogranata.
LE NOVITÁ
Nel 2011 intanto prenderà il via – non senza malumori tra molte società di A, B e C dilettanti – l’annunciato campionato maschile di “sviluppo”, le cui squadre saranno composte da tre under 23 e tre under 21 obbligatori. Il nuovo torneo si interporrà tra le due leghe professionistiche (A, Legadue) e il movimento dilettantistico (A, B, C dilettanti). Obiettivo, creare un serbatoio di giocatori sulla soglia del professionismo e al contempo rianimare piazze importanti (si parla già di “wild card” pronte per Genova, Firenze, Bari). Anche in quest’ottica va letta la contestuale decisione del consiglio federale che, portato a casa il risultato del nuovo torneo, ha preferito forse non incidere troppo sul tesseramento degli stranieri in Legadue, che rimarrà pressoché invariato rispetto allo scorso anno. La novità sarà, invece, il numero obbligatorio di under 24 (soglia comunque molto generosa, a quell’età bisognerebbe parlare di giocatori fatti e finiti) da schierare: saranno tre per squadra, ma con la possibilità di allungare la lista di giocatori a referto fino a dodici elementi. Uno dei tre, per di più, potrà essere un over 24, a patto che abbia svolto la trafila giovanile nello stesso club o che vi giochi da senior da più di cinque anni consecutivi. Come si intuisce, cambia poco o nulla e più che di un’inversione di rotta, si tratta di un segnale, un invito a scommettere sui giovani come ha fatto ad esempio Casalpusterlengo, con eccellenti risultati. A patto, però, di avere un vivaio d’eccellenza alle spalle.
PRONTI AL SALTO
Ma quanto e come incidono i giovani in Legadue? Tutti sono d’accordo sul fatto che il secondo campionato abbia finora svolto una funzione di “cuscinetto”, tra il movimento di base (dalla A dilettanti in giù) e il vertice (la Lega A). Il tutto, cercando di offrire una competizione dal livello tecnico apprezzabile e al contempo dando la possibilità di emergere ad una fascia consistente di giocatori italiani. Di questa opinione è anche il ds lagunare Federico Casarin «La Legadue è un campionato che ha raggiunto risultati di seguito innegabili e ha dato la possibilità di esprimersi anche ai giovani italiani. Non dimentichiamo che anche un talento incredibile come Danilo Gallinari scelse di affrontare questo campionato. Nel suo caso avrebbe potuto anche giocare direttamente in serie A, ma evidentemente anche per un giocatore del genere un approccio graduale al professionismo come quello della Legadue può essere importante. Questo campionato è il primo passo nel professionismo: si impara a misurarsi con giocatori stranieri, si affronta un diverso impatto fisico e tecnico e soprattutto si entra in nuove dinamiche di spogliatoio». Si può stabilire la qualità, anche a prescindere da Gallinari, dei giovani lanciati dalla Legadue? Consideriamo ad esempio il campionato 2008-09, il primo in cui la Reyer è tornata nel professionismo, al termine del quale gli italiani under 24 capaci di passare al piano superiore sono stati tre. Uno è Massimo Chessa (guardia, classe ’88), passato da Sassari a Biella, dopo una stagione in Legadue da 19.8 minuti e 6.8 punti di media in 41 gare disputate. Quest’anno, nonostante la stagione travagliata del club piemontese, Chessa è riuscito a ritagliarsi spazi interessanti (12.9 minuti a partita e 4.7 punti). Niccolò Martinoni (ala, classe ’89) e Marco Cusin (centro, classe ’85), invece, il salto di categoria se lo erano guadagnato con il proprio club (rispettivamente Varese e Soresina). Per il varesino di proprietà Benetton, 14.2 minuti di media 5.8 punti a gara quest’anno in serie A. Per il triestino di Cremona invece una media di 20.9 minuti e 6.6 punti. Dati più che confortanti, a dimostrazione che tutti e tre non hanno risentito troppo del passaggio di livello e hanno aggiunto uno scalino alla loro crescita professionale.
GIOVENTÚ REYERINA
Quale che sia l’impatto di tutte queste novità, la Reyer ha un chiodo fisso: costruire un vivaio florido, formare giocatori pronti per l’alto livello e allo stesso tempo diffondere cultura sportiva tra i giovani e i giovanissimi, a prescindere dai risultati. «Eravamo in ogni caso pronti ad ogni evenienza – rassicura Casarin – anche se gli under obbligatori fossero stati di più, avremmo trovato le soluzioni del caso. Non dimentichiamo che già nella scorsa stagione abbiamo fatto esordire tanti giovani alla prima esperienza professionistica come Tasca e Stefanini. Per non parlare di Ceron, che ha giocato minuti importanti ad appena diciassette anni. In questa ultima post-season abbiamo lavorato molto sull’innesto dei giovani nel contesto della prima squadra, sia con gli under 19 che con gli under 17. Creare talenti è una delle nostre priorità come società e per fare questo dobbiamo aumentare la nostra competitività in tutti i settori, a partire dallo staff tecnico». La prospettiva in ogni caso è duplice: primo coinvolgere sempre più ragazzi e ragazze sul territorio; secondo, formare atleti da portare al professionismo.
NUMERI E NOMI
Attualmente le squadre del settore giovanile maschile (dall’under 14 alla 19), contano circa settanta atleti. A questi vanno aggiunti gli oltre duecentocinquanta giovanissimi del minibasket – che sta sempre più prendendo piede in terraferma e conta sulla presenza di dodici gruppi, supportati da quindici istruttori. A dare però la giusta dimensione del settore è la collaborazione con le dieci società del territorio che sono parte attiva del progetto Reyer, per un totale di circa 2.800 tesserati coinvolti. Dell’ultima stagione vanno segnalati su tutti il titolo di campione d’Italia 3vs3 dell’under 14, il secondo posto dell’under 15 alle finali nazionali, il titolo regionale dell’under 13, il secondo posto regionale ancora dell’under 14 e il titolo regionale under 15. Non solo i successi delle squadre, ma anche i riconoscimenti individuali misurano la bontà del lavoro giovanile. Sono stati ben sette i ragazzi orogranata convocati in azzurro, in cinque diverse categorie. Un risultato che fa ben sperare ed è legato a questi nomi: Marco Ceron (under 20 e 18), Jacopo Tasca e Marco Vian (under 18), Giacomo Bellato (under 16), Nicola Akele (under 15), Riccardo Rossato e Andrea Gomirato (under 14). «Quello che vogliamo trasmettere, fino a 14-15 anni, è prima di tutto divertimento e passione – dichiara Casarin – poi per quel che riguarda i futuri prospetti sono dell’idea che se un giovane ha qualità per giocare tra i professionisti, può farlo a venti, a diciotto, come a sedici anni. Ci sono giocatori in grado di affrontare direttamente la Legadue, altri invece hanno bisogno di fare esperienze diverse, partendo dalla A dilettanti, passando per la Legadue, prima di puntare alla serie A. In questo senso abbiamo già ottimi rapporti con molti club delle altre leghe, che potrebbero accogliere i nostri giovani per fare esperienza. Significativo il progetto che avvieremo la prossima stagione grazie al quale la nostra Under 17 oltre a disputare il campionato di riferimento, giocherà anche in serie C regionale andando a costituire la rosa del Basket Favaro».
IL ROSA VINCE
Sul settore giovanile era pronta a puntare tutto o quasi la Reyer al femminile, annunciando, il primo giugno scorso, la rinuncia al campionato di A1 per ripartire dalla categoria inferiore con l’obiettivo di far crescere le proprie giovani. Poi il ripensamento da parte del Presidente Luigi Brugnaro che, in seguito alle pressanti richieste giunte da più parti della città metropolitana (non ultimo dal Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni), ha deciso di fare un ulteriore sforzo iscrivendo la squadra al massimo campionato. La vicenda ha in ogni caso acceso le luci dei riflettori su di un vivaio, quello femminile della Reyer, che da più di dieci anni colleziona vittorie a livello nazionale e regionale e sforna giocatrici che sono andate ad arricchire i roster di molte squadre di A1, A2 e B di eccellenza. Una storia che inizia a Favaro Veneto e che diventa Basket Femminile Venezia Reyer nel 1998. Da quel momento la sezione femminile della società orogranata, diventa un polo di attrazione per i talenti da tutto il Veneto. Un lavoro che ha portato nella bacheca orogranata tutta una serie di scudetti giovanili (l’anno scorso fu l’Under 17 a trionfare), e che può vantare il primato italiano in termini di giocatrici che vengono costantemente chiamate tra le fila delle nazionali giovanili e senior. Quest’anno il risultato più significativo è stato il secondo posto dell’under 15 alle finali nazionali, senza contare che le ragazze uscite negli ultimi anni dal vivaio orogranata non sono andate soltanto a rafforzare la prima squadra, come nei due casi più eccellenti di Angela Gianolla e Giorgia Sottana. La lista delle giocatrici protagoniste su parquet di mezza Italia sarebbe infatti lunghissima. Solo nell’ultima stagione, 2009-2010, si sono contate quattro reyerine nella massima serie (oltre a Sottana e Fassina, anche Rossi a Umbertide e Gianolla a Taranto, dove ha vinto lo scudetto). In A2 si sono messe in luce in particolare Lia Valerio (Cus Cagliari), Giulia Pegoraro (S.Martino di Lupari) e Federica Tognalini (Bologna), per non citare le numerosissime altre reyerine di formazione protagoniste nella stessa categoria e in B d’eccellenza. Molte di loro saranno la base sulla quale la Reyer vuole costruire il suo futuro più prossimo. Non per strappare una pagina della sua storia, ma per scriverne una di nuova.
DI ALESSANDRO TOMASUTTI
 
 

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