L’intervento riporta all’antico splendore l’opera settecentesca.
C’è una Basilica di San Marco a Roma.
Il turista, solitamente, ci passa accanto, forse distratto dall’imponenza di Palazzo Venezia, dall’altezza, più in là, del Campidoglio, dalla maestosità dell’Altare della Patria. È certamente meno conosciuta della Basilica veneziana, ma tuttavia racconta della Città dei Dogi più di quanto si possa immaginare. Uno scrigno di arte e cultura, di una bellezza che toglie il fiato. Questa era la casa di Marco, 500 anni prima che – narra la leggenda – l’Evangelista scegliesse Venezia per il suo riposo.
E qui, nel corso di quasi 1700 anni di storia, si è raccolta la più numerosa e illustre comunità veneziana. Artisti, scultori, ambasciatori, dignitari veneziani e veneti, cardinali e Papi, si alternarono nel contribuire a far splendere questa chiesa, nel nome del Leone di San Marco, onnipresente nelle effigi di questo luogo.
Alle pareti, nei quadri, nelle sculture funebri delle due navate laterali e nei libri antichi contenuti negli archivi in sacrestia, i nomi che risuonano da secoli fra le calli veneziane: Correr, Barbo, Grimani, Cornaro, Pisani, Priuli, Barbarigo, Dolfin, Badoer, Rezzonico. Sono solo alcuni. Quattro Papi veneziani furono Titolari di San Marco a Roma; gli ultimi Titolari in ordine di tempo rimandano alla storia più recente di Venezia e della sua comunità cristiana: Giovanni Urbani (Titolare dal 1962-1969), Albino Luciani (1973-1978), diventato Papa Giovanni Paolo I, Marco Cé (1979-2014).
Il Coro Ligneo della Basilica, uno straordinario esempio di magistrale ebanisteria settecentesca realizzato per conto del Cardinal Quirini dall’architetto Filippo Barigioni Romano e inaugurato con l’Ufficio della Domenica delle Palme il 3 aprile 1735, versava in condizioni molto critiche.
Ecco dunque l’idea di “adottare” il Coro e finanziare il restauro di questa parte importante e simbolica di Venezia a Roma: «Umana ha deciso di abbracciare da subito e con convinzione l’idea di sostenere il restauro del Coro Ligneo della Basilica, straordinario esempio di magistrale ebanisteria settecentesca – spiega Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, Agenzia per il lavoro veneziana, con sede generale a Marghera -. Da sempre per noi impresa e cultura rappresentano pietre angolari su cui far crescere valori, bellezza, creatività.
Sono fondamentali fattori di sviluppo economico e sociale che vanno coltivati, protetti e sostenuti. La Basilica marciana al Campidoglio rappresenta un legame naturale, diretto, con la nostra città – spiega ancora Caprioglio – e Marco, per tutti noi, non rappresenta solamente il Santo Patrono di Venezia, l’araldo dell’Antica Repubblica, ma racconta il senso profondo e universale della nostra gente».
Dopo tre mesi di lavori ad opera di un’équipe di ebanisti e restauratori di opere lignee guidata da Geremia Russo e seguiti dall’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, il Coro è ritornato al suo splendore
LA BASILICA MARCIANA A ROMA
La Basilica di S. Marco è una delle più antiche chiese romane che sorse nel centro della città imperiale presso i Septa Julia, i grandi portici costruiti per le votazioni e inaugurati nel 26 a.C. Secondo la tradizione, nella stessa zona, alle pendici del Campidoglio abitò, presso una famiglia cristiana, l’Evangelista Marco, venuto a Roma con San Pietro, e in quei luoghi avrebbe fondato un oratorio. Successivamente il papa Marco (337-340) trasformò l’originario oratorio in basilica, non appena cessarono le persecuzioni contro i cristiani, con il contributo dei doni avuti dall’imperatore Costantino. Nel secolo IX il papa Gregorio IV (827-844) restaurò la basilica e ne fece decorare l’arco trionfale e l’abside con i mosaici che ancora oggi vediamo. Nel secolo XV la basilica venne radicalmente trasformata ad opera del cardinale Pietro Barbo, patrizio veneto, divenuto pontefice nel 1464 con il nome di Paolo II, che accanto alla chiesa aveva costruito il proprio palazzo, detto appunto di S. Marco, e successivamente di Venezia, in quanto divenuto sede degli ambasciatori veneti in Roma, dopo la donazione fatta da Pio IV, nel 1564, alla Repubblica veneta.