Dopo le vittorie mondiali, il fallimento. Ora la Fantic Motor è tornata a vincere ed a produrre moto eccellenti, grazie alla passione di un imprenditore e motociclista trevigiano
DI ALBERTO FAVARO
Federico Fregnan è un imprenditore di seconda generazione, di quelli schietti, concreti. Può sembrare addirittura brusco ma basta poco per capire che è soprattutto un appassionato di moto e quando comincia a raccontare la sua storia, diventa un fiume in piena. Da ragazzo aveva posseduto il Caballero, un piccola motocicletta della Fantic Motor, azienda lecchese specializzata in quelle competizioni che ora si chiamano “enduro” ma che allora erano chiamate “regolarità” . «La prima moto, è come la prima morosa, non si scorda mai» dice, e come dargli torto. Questo fu il motivo che lo spinse, nel 2004, a partecipare all’asta del marchio Fantic. Fregnan racconta orgogliosamente di quando, come Davide contro Golia, si portò a casa il marchio, facendo impallidire con un ultimo rilancio, il responsabile di Aprilia, presente per portare tra le file della casa di Noale anche l’effige delle moto lombarde e che dovette tornarsene a casa a bocca asciutta.
Come si sente ad aver riportato al successo un marchio così importante nel panorama motociclistico italiano? «È una grande soddisfazione, un sogno. Ci sono giorni in cui mi sveglio e dico: ho la Fantic! Ed è bellissimo quando, parlando con degli appassionati dico: “io ho Fantic” e loro non sapendo mi chiedono: “ah si? Che modello hai?”. Essere riuscito ad acquisire il marchio è davvero una gran bel sogno che si è avverato».
L’acquisizione del marchio è stata una scelta di cuore; successivamente al suo acquisto la Fantic è tornata a produrre moto e a vincere competizioni. Ci sono state altre decisioni di cuore che avrebbe voluto prendere ma che l’esperienza imprenditoriale le ha sconsigliato? «No, fortunatamente tutte le decisioni che volevo prendere combaciavano con le scelte strategiche e quindi posso dire di essere soddisfatto. La moto è tutta italiana, fatta in Italia da italiani con componentistica italiana, collaborando peraltro con le aziende con cui collaborava la vecchia Fantic».
Moto tutta italiana, ma quanto è difficile scommettere sul nostro paese e sulle nostre aziende in questo momento storico così difficile per la nostra economia quando anche la metalmeccanica cinese sta aumentando la propria qualità mantenendo prezzi molto bassi? «Tanto, tantissimo, soprattutto perché lo Stato non viene incontro alle esigenze di noi imprenditori che investiamo nel nostro territorio. Fortunatamente la qualità dei prodotti cinesi è comunque ancora bassissima diversamente da quella delle moto Fantic: il manubrio Tommaselli è in ergal, la forcella è Marzocchi, i cerchi Excel sono in alluminio, il motore è un Minarelli, la sella è DallaValle. Usiamo solo componenti di altissima qualità».
Fantic era famosa anche per la vittoria nei mondiali Trial. Oltre all’enduro ci sono altre specialità in cui vorrebbe vedere le sue moto primeggiare? E quali sono i programmi futuri per l’azienda? «Avevamo realizzato un prototipo per il trial ma non ha avuto un seguito soprattutto per il mercato pressoché inesistente che ha questa tipologia di moto anche a livello mondiale. Stiamo considerando di allestire una moto per gare flat track, disciplina di nicchia ma in grande crescita in Italia e stiamo valutando un esemplare stradale derivato da quel tipo di competizioni. Per il momento rimaniamo concentrati sui modelli da enduro e motard che stanno andando molto bene con l’aggiornamento dell’attuale gamma, continuando a scommettere ancora sui motori a 2 tempi che per sound e performance sono ancora i migliori».
Tutto questo è partito dalla sua prima moto. Ma ce l’ha ancora? «Purtroppo no, non sono riuscito ad averla. Ho trovato tuttavia la moto con cui ho vinto il primo campionato triveneto. Ho insistito tanto con il vecchio proprietario affinché la vendesse. Era un contadino, l’aveva presa per il figlio. Dopo tre anni di rifiuti ha proposto un baratto. Dovetti così trovare per lui un Guzzino. Ma alla fine la mia moto è tornata a casa».
Esperienza, passione, alta qualità costruttiva e tanta tenacia, questi sono gli elementi che hanno permesso a Federico Fregnan di riportare al successo questo glorioso marchio italiano diventando leader in Italia per i 50cc 2 tempi. Se tra gli adolescenti sono tornati di moda i cinquantini a marce, al posto di insipidi scooter, il merito è anche di questo imprenditore trevigiano.
Economia +
IL CABALLERO E' TORNATO A CAVALCARE
20 Maggio 2012
Tag: Treviso
Quanto ho corso con il mio vecchio Fantic Trial 50!!!!….
Sono gran belle bestie anche quelle nuove!!
buongiorno,
siamo due amici appassionati di moto che , da pazzi abbiamo acquistato e stiamo ristrutturando un fantic motor 303/2.
Da pazzi anche perche’ non troviamo ricambi, le saremmo grati di farci sapere dove trovare pignone da 12 , corona da 39, e scatola filtro aria.
Abbiamo letto la vs. storia , essendo anche noi piccoli imprenditori ammiriamo il vs. coraggio . grazie
franco canetta e carlo forni
Gentilissimi Franco e Carlo,
siamo lieti che abbiate scelto Reyerzine come fonte di informazioni per questo progetto. Per questo tipo di informazioni vi invitiamo a contattare l’azienda produttrice: http://www.fanticmotor.it
La Redazione