Saranno esposti anche 65 scatti d’epoca provenienti dall’Archivio Camephoto nell’ambito della mostra “Le muse inquiete” che si terrà dal 29 agosto all’8 dicembre 2020 al Padiglione Centrale della Biennale, a Venezia.
Un’esposizione che ripercorre i 125 anni di storia dell’Ente attraverso le immagini che hanno segnato i suoi momenti più significativi e che comprende testimonianze, filmati e immagini rare.
Tra queste, appunto, quelle dell’Archivio Cameraphoto: un vero e proprio scrigno dei tesori che, dal 1947 fino agli anni ’90, raccontano storia e cultura della città lagunare, reportage di attualità e cronaca, eventi di respiro internazionale come la Mostra del Cinema e la Biennale Arte.
Fotografie che parlano da sole e riportano indietro nel tempo. Era ad esempio il 1958, proprio alla Biennale di Venezia quando Alberto Sordi posava scherzosamente dietro una scultura di Alberto Viani.
Questa immagine e gli altri preziosi scatti dell’Archivio Cameraphoto Epoche di Venezia chiedono di essere salvati: 320 mila foto, dai divi del grande schermo alla cronaca, fino a 3 mila pezzi storici che documentano la tragedia del Vajont, la notte del 9 ottobre 1963.
Assieme all’Archivio Giacomelli, Cameraphoto completa un secolo di storia di Venezia.
Il destino delle fotografie storiche è purtroppo segnato perché i negativi di cellulosa, sottoposti agli effetti devastanti della luce, si stanno deteriorando così come la carta fotosensibile stampata da molti decenni. L’unica via per non vedere dissolversi nel nulla l’Archivio è riuscire a digitalizzare tutto il materiale, considerati i costi troppo elevati per il restauro di ogni singolo negativo.
L’Archivio è conservato nei locali dello studio dell’attuale titolare Vittorio Pavan, in calle del Cafetier, nel sestiere di Castello. Un notevole patrimonio di memoria collettiva, decretato di interesse nazionale dal Ministero dei Beni Culturali.
Ora, parte di queste sono state selezionate dai Direttori dei sei Settori artistici della Biennale, che hanno lavorato insieme “per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, quei momenti in cui La Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia”.
La mostra propone così un itinerario inedito che, lungo le sale del Padiglione Centrale, ripercorre gli Anni del Fascismo (1928-1945) fino alla guerra fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964) passando attraverso il ’68 e le Biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), il Postmoderno e l’inizio della globalizzazione.
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Bellissima iniziativa, io ho appena fatto una donazione!