La prima Coppa Europea seguita allo storico scudetto non ha fatto venir meno le ambizioni dell’Umana Reyer
Stavolta senza lo scudetto sul petto, ma ancora campioni (grazie alla grande vittoria in FIBA Europe Cup, primo titolo europeo della storia orogranata). Riparte da qui il cammino dell’Umana Reyer maschile, che, al tredicesimo anno dall’inizio della risalita con il progetto voluto dal patron Luigi Brugnaro, forte dei risultati raccolti sul campo è ormai unanimemente considerata da addetti ai lavori e appassionati una delle grandi del basket italiano.
Quella che è stata allestita dalla società sul mercato estivo 2018 è una squadra esperta e intrigante, un roster ancor più profondo e intercambiabile, che risponde alla perfezione alle idee tecnico-tattiche del confermatissimo coach Walter De Raffaele e del suo staff (in cui si registra una sola novità, con l’innesto, tra gli assistenti, di Giacomo Baioni). La chiave è stata quella del consolidamento del nucleo che, oltre ai già citati risultati continentali, ha per la prima volta nella storia vinto anche la regular season della Serie A.
I volti noti, così, sono la maggioranza: da Haynes e De Nicolao in cabina di regia, a Tonut, Bramos e Cerella negli “spot” di “2” e “3”, a Daye, Watt e Biligha sotto le plance. Nella nuova formula del 6+6 (sei italiani e sei stranieri, a prescindere dal loro passaporto), i due rinforzi “nostrani” sono gli esperti Giuri (da inserire nella rotazione degli esterni) e Mazzola (lungo dalla mano morbida); tra gli stranieri, il volto nuovo è quello di Washington, con Kyzlink grande scommessa, rientrato in orogranata dopo aver fatto molto bene a Siena. E poi la “ciliegina sulla torta”, Julyan Stone: un giocatore, il play atipico che ha vinto lo scudetto con l’Umana Reyer, che non serve certamente presentare. E non solo perché è alla terza “reincarnazione” con questa maglia.