Venezia metropolitana si conferma all’avanguardia: benefici per tutti grazie alla connessione ultraveloce
A Bologna li chiamano gli Umarells. Sono i pensionati fermi con le mani dietro la schiena a guardare i cantieri sulle strade. Ci passano i pomeriggi. A brontolare e a commentare sul come gli operai stanno sbagliando ad usare il martello pneumatico, o la ruspa, su quanto tempo – sempre troppo – ci mettono a rifare il manto d’asfalto, a cronometrare la progressione dei lavori. “ohi ti, più a destra, no cussì, cossa ti xe drio far!…”.
Ecco, vorremo spiegare, agli Umarells nostrani, perché dovrebbero essere invece contenti se in città si stanno formando piccoli cantieri che rompono le strade per farci passare sotto i cavi della fibra ottica. Con una premessa: non siamo contenti neppure noi se cantiere dopo cantiere, strada dopo strada, eseguiti i necessari lavori di posa, si rattoppa alla bell’e meglio trasformando le strade in patchwork (e difatti l’Amministrazione di Venezia si è mossa appunto su questo fronte con le ditte d’appalto). Ma tant’è.
Come spiegare loro, dicevamo, e non solo a loro, che quella fibra sarà più che utile, indispensabile? Bisognerà spiegare che oggi la differenza che passa tra una comunità evoluta e una immobile (che dunque, ineluttabilmente, presto si impoverirà) sta nella sua capacità di creare infrastrutture in grado di trasferire il maggior numero di informazioni nel minor tempo possibile. E che il beneficio che deriva da questo processo di infrastrutturazione non è solamente economico, ma sociale, con un impatto positivo che colpisce la vita dei cittadini, degli studenti, dei lavoratori, delle imprese, dei consumatori, dei pazienti. Bisognerà spiegare che la qualità e quantità di cose che succedono sulle strade di una città (commercio, scambi, welfare, socialità, economie) dipende dalla qualità e quantità di quel che passa sotto quelle stesse strade. E che per come si muove oggi il mondo, il progresso, volenti o nolenti, d’accordo o meno, non è un’opzione. O si è dentro o si è definitivamente fuori. C’è una indagine finanziata dal governo canadese nel 2007 (una delle prime in assoluto, oltre dieci anni fa: un’altra era geologica in termini di innovazione) che cercava di valutare come l’introduzione della banda larga avesse modificato la qualità di vita dei cittadini in una piccola area rurale della provincia di New Brunswick del Canada atlantico. L’indagine (qui i riferimenti: https://www.informingscience.org/Publications/140) rilevava, fra l’altro e in maniera molto singolare, che il 20% della popolazione intervistata, grazie all’introduzione dell’internet superveloce, aveva cominciato a praticare sport. Prima, non aveva il tempo di farlo. Sembra poco, quasi una sfumatura di colore, ma non lo è. Perché queste persone, già dieci anni fa, avevano occupato diversamente il proprio tempo prima dedicato a operazioni in banca, alle pratiche burocratiche, alla lenta comunicazione con i propri cari (magari via skype), alla lettura dei giornali, al trasferimento delle comunicazioni con il proprio centro medico, alla ricerca di un viaggio. Hanno ridotto il tempo, aggiungiamo noi, per scaricare un film o la propria musica preferita dal web, per la trasmissione delle foto e i documenti del notaio e per ricevere le lastre o gli esami dal proprio medico.
Oggi sappiamo, e sapremo ancora meglio in un brevissimo futuro, che tutte queste attività si potranno fare con maggior velocità, a minori costi. Allargando così l’inclusione sociale per i disabili, gli anziani, gli emarginati, che attraverso una migliore connessione potranno accedere più agevolmente ai servizi pubblici, esercitando concretamente i propri diritti. Sappiamo che la rete veloce permette di accorciare le distanze fisiche in aree della città che sarebbero altrimenti escluse perché lontane dai centri, dando vita così a nuove comunità e nuove cittadinanze. E bisognerà spiegare, sempre a quel gruppo di Umarells, “assistenti ai cantieri”, che la loro sicurezza dipende già in gran parte dall’efficienza della connessione internet, perché le telecamere che comunicano con la Centrale operativa di polizia possono sfruttare questa “banda ultra larga” per fornire agli operatori immagini sempre più precise e dettagliate di quanto accade per le strade della città, con un ritardo oggettivamente trascurabile, operando quindi in uno stato di “diretta” di fatto. E questo consente di poter avere sotto osservazione tutta la città con la stessa efficienza che avrebbero decine o centinaia di pattuglie dislocate sul territorio. La condivisione di queste informazioni con le altre Centrali operative di tutte le città d’Europa, consente inoltre di accedere e partecipare alla rete di sicurezza globale. E, ancora, i trasporti pubblici locali: passa sulla fibra l’informazione sulla posizione dei mezzi pubblici e quindi il calcolo sul tempo di attesa previsto, relativamente ad ogni fermata. E la fibra servirà per sapere in tempo reale quanto si dovrà aspettare il tram, ma anche ogni singolo autobus e vaporetto (cosa che già avviene per la maggior parte dei mezzi) ma il passo successivo è avere le informazioni relative alle coincidenze, cioè poter presentare al cittadino viaggiatore il quadro completo delle tempistiche e degli eventuali ritardi di tutto il sistema di trasporto urbano. Aggiornato, immediato, “dal vivo”, reale. Utile per far fronte a eventuali emergenze, a trovare strade alternative se ci sono improvvisi blocchi di traffico e comunque a pianificare la propria vita e non dover perdere tempo in attese inutili. La connessione veloce segnerà presto il destino di ogni azienda, sia essa industriale o artigiana, di ogni studio professionale, di ogni impresa commerciale, grande o piccola. Brutalmente: o c’è connessione veloce o non si resisterà al mercato. E cosa penserebbero quegli stessi “assistenti ai cantieri” se la loro televisione presto, prestissimo, funzionasse solo via internet con una connessione ultraveloce? Perché così sta già avvenendo in parte e presto funzionerà in questo modo per tutti.
Gli Umarells guardano giorno dopo giorno crescere quei piccoli cantieri con le mani dietro la schiena: sappiano che quello che guardano è il futuro che cresce.
Nel novembre del 2016, la Giunta comunale di Venezia, su proposta del sindaco, ha approvato la bozza di convenzione con Infratel Spa, società del Ministero dello Sviluppo economico, per lo sviluppo del Piano nazionale Banda ultra larga della Regione Veneto, mirato alla realizzazione delle infrastrutture per telecomunicazioni in fibra ottica sulle aree bianche “a fallimento di mercato” (ovvero quelle aree in cui nessun operatore privato è interessato a investire) del territorio comunale di Venezia.
La convenzione prevede la realizzazione di un’infrastruttura in fibra ottica che interesserà le aree non coperte da investimenti di operatori privati e dal piano che il Comune ha già promosso con Enel Open Fiber. E, in particolare, le aree con case sparse, le isole di Burano, Mazzorbo, Pellestrina, San Servolo e San Lazzaro, alcune zone di Tessera, Malcontenta, Dese, Zelarino e Fusina.
L’intervento si colloca all’interno del Piano strategico per lo sviluppo della Banda ultra larga in Italia che ha un obiettivo chiaro e ambizioso: coprire entro il 2020 l’85% della popolazione italiana con infrastrutture per la banda ultra larga, cioè a velocità pari a 100Mbps (megabit per secondo) e garantire allo stesso tempo al 100% dei cittadini l’accesso alla rete internet ad almeno 30Mbps.