Con l’ottavo Festival internazionale, fino a settembre Venezia riscopre la tradizione della musica d’organo
Venezia capitale della musica d’organo. L’offerta musicale della città si è arricchita negli ultimi anni, proponendo concerti e rassegne di alto livello in una nicchia un tempo di esclusivo e forse elitario interesse di veri appassionati. Oggi non è più così. E sull’onda di una crescente curiosità verso questa musica che affonda le sue origini nelle composizioni religiose, anche Venezia, grazie a una serie di “coraggiosi” musicisti e organizzatori, può vantare ormai vere e proprie stagioni concertistiche per organo.
Del resto la città nasconde nelle sue chiese veri e propri gioielli, a cominciare dai preziosi organi realizzati da Gaetano Callido nel XVIII secolo, che a ragione possono definirsi gli Stradivari veneti degli strumenti a canne. Francesco Zane, organista titolare nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo vede in questo fermento di iniziative (non solo a Venezia ma pure, per esempio, a Treviso e Noale) «un elemento virtuoso capace di avvicinare un pubblico altrimenti poco interessato alla pura musica sacra».
Un modello sono proprio quelle rassegne specialistiche che punteggiano soprattutto il Nord Europa, da Amburgo a Lubecca, dalla Danimarca all’Olanda alla Francia, per fare solo degli esempi. Ed è anche guardando al successo di questi eventi, peraltro ormai consolidati, che da anni l’associazione Alessandro Marcello organizza a Venezia il Festival organistico internazionale. Rassegna giunta alla sua ottava edizione, che anche quest’anno proseguirà con un ricco calendario fino a tutto settembre. «Il festival – spiega Nicolò Sari, ispiratore e tra gli organizzatori – comprende 14 concerti in varie chiese: da quella di San Trovaso a quella dei Gesuati, da quella dei Carmini alla basilica nell’isola di San Giorgio maggiore. Molti musicisti stranieri e repertorio che va da classici come Girolamo Frescobaldi, Buxtehude o Bach a compositori a noi più vicini».
Una rinascita dell’interesse per la musica d’organo? Il cadorino Renzo Bortolot, diplomato al conservatorio Rossini di Pesaro e titolare di cattedra al Marcello di Venezia, è convinto che queste iniziative, complesse da organizzare e spesso frutto della dedizione di pochi appassionati «hanno il pregio di centrare più obiettivi. Non è solo la diffusione di un genere musicale di grande impatto; ma, per esempio, sono volano per la riscoperta e valorizzazione di un patrimonio di strumenti, con la crescita di una consapevolezza per la conservazione e il ripristino di questi preziosi “giacimenti”, molto spesso Made in Veneto se non addirittura Made in Venezia».
Ecco spiegato il vero senso di Venezia capitale della musica d’organo. Più precisamente “capitale degli organi”. Infatti, la scuola organara (cioè la costruzione degli strumenti) è molto ampia e annovera nomi che oggi sarebbero veri e propri marchi di fabbrica, spaziando dal XVIII al XIX secolo. Si va da Pietro Nacchini al suo discepolo Gaetano Callido fino ai Bazzani. Un vanto per la Serenissima, con il solo Callido che ha firmato circa 400 organi. Molti sono a Venezia, ma è tutto il territorio della Repubblica veneziana ad essere costellato di strumenti del grande organaro con “escursioni” anche in Terra Santa, dove pare ne sia presente uno a Gerusalemme.
«Il Festival internazionale – ribadisce il maestro Sari – vuole anche riproporre il piacere per questa musica, grande per questi preziosi strumenti che hanno un dna veneziano». Infatti, un’altra rassegna, “Organi storici del Cadore”, di cui è direttore artistico il maestro Bortolot, (25 edizioni, quest’anno con una trentina di performance su 22 organi storici, molti del Callido) nel tempo ha stretto collaborazioni e scambi sia con il Festival lagunare che con la Fondazione Levi di Venezia nel quadro di una valorizzazione e nuovo approccio a questo genere di musica e di strumenti.
Per chi volesse “conoscere” alcuni degli importanti organi veneziani, esempi tra i più significativi si trovano nella chiesa di San Trovaso (Callido a due tastiere) a Ss. Giovanni e Paolo, con l’imponente Callido-Zanin, unico 16 piedi in facciata del Callido. E poi ancora i due organi battenti di Piaggia e Callido nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari e il purtroppo da tempo abbandonato Callido op. 401 della chiesa degli Ognissanti (ospedale Giustinian): la tradizione vuole che fosse suonato di nascosto da un eclettico Antonio Vivaldi dopo che gli era stato vietato di officiare nelle chiese.