In “Sulle mie spalle” il regista Antonello Belluco racconta l’esempio del cappuccino padovano che aiutò tante famiglie nel dopoguerra
Padova. 1925-1945. La Grande Guerra, la crisi del ’29, il fascismo. Un’umanità divisa dall’urgenza di intervenire e la forza di riaffermare i valori della pace, ma unita dal dolore, dalla povertà e dai sempre più frequenti suicidi. Tante microstorie di famiglie note e meno note, con un unico riferimento di speranza: padre Leopoldo Mandic, oggi santo ma già allora uomo di salvezza per molte vite, che non hanno dimenticato.
Queste storie ora trovano espressione nel film, “Sulle mie spalle”, girato tra Padova e Abano Terme. Scritto e diretto dal veneto Antonello Belluco, il film porta il titolo inglese “On my shoulders” ed avrà distribuzione internazionale. Ancor prima del ciak, infatti, Eriadorfilm si è aggiudicata una co-produzione statunitense che garantirà il varco dei confini nazionali. I fondi per la realizzazione del film sono stati raccolti però tra i Veneti, che hanno contribuito a mettere assieme i 300 mila euro necessari per trasformare la scenografia di Belluco nel film. Oltre alla Regione, che ha contribuito con il Fondo Regionale del Cinema e Audiovisivo, sul regista (che ha firmato molte campagne pubblicitarie nazionali, oltre che film come “Antonio Guerriero di Dio” e “Il Segreto di Italia”) hanno puntato anche diversi privati locali, tra cui il Grand Hotel Trieste & Victoria di Abano, set sul quale sono state girate scene importanti del film. «Sono molto interessato a questo film e so che venderà molto, soprattutto nei Paesi europei. È una storia universale, che presenta agli occhi del mondo un Veneto diverso», spiega Renato Romano, manager del cinema internazionale che ha fondato a Los Angeles la RenatoRomano Film.
Il film è interamente girato in inglese ma sono veneti gli ambienti e padovane le famiglie di cui racconta le vicissitudini, come quella di Andrea Benussi, il protagonista (interpretato dal trevigiano Giulio Scarano), interventista e volontario contro il volere del padre. Dall’altra parte sta la famiglia del dottor Guido Filangeri, vedovo che perde il proprio figlio in guerra e padre di Diletta (Beatrice Sabaini) di cui Andrea si innamorerà. A fare da trait d’union tra loro e i vari altri personaggi che vivono il dramma della povertà e della guerra è Leopoldo Mandic, padre cappuccino che durante le sue confessioni dava fiducia e speranza alle persone.
«Sulle mie spalle – spiega Antonello Belluco – non è un film sulla sua vita ma sulla speranza che padre Leopoldo è riuscito a dare alla vita degli altri, a molti uomini e donne sull’orlo del suicidio che hanno trovato grazie al suo sostegno la forza di reagire». Un messaggio di speranza quanto mai attuale in un Veneto che dal 2012 ad oggi è risultato l’epicentro dell’ondata dei suicidi dovuti alla crisi economica.
«Padre Leopoldo Mandic – racconta padre Flaviano, rettore del Santuario di Santo Leopoldo a Padova – era molto piccolo, toccava appena il metro e 35, ma aveva una straordinaria grandezza di orizzonti. Le microstorie raccontate nel film sono testimonianze reali di quanto in verità sia stato un gigante nella capacità di orientare verso il bene e l’augurio è che il suo messaggio di speranza giunga anche agli uomini dei giorni nostri».
“Lascia che l’acqua vada al mare – diceva spesso San Leopoldo – tutto si risolverà”.
In fondo, la storia si ripete.