Gli abitanti della nostra Città Metropolitana si confermano i più virtuosi d’Italia nella raccolta rifiuti
Primi. Anche nel 2017 è dei Veneziani dell’area metropolitana il primato nazionale nella raccolta differenziata. Lo dice l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nel suo annuale Rapporto rifiuti urbani sui dati del 2016. Al 65,2% dei rifiuti prodotti sul nostro territorio viene infatti data nuova vita, attraverso il riciclo in circuiti propri e certificati delle materie prime che li compongono. È il frutto di uno sforzo che va avanti da tanti anni e che ha visto crescere progressivamente nei residenti la consapevolezza dei vantaggi ambientali ed economici della differenziata sulla colletività.
A occuparsi della raccolta dei rifiuti urbani, sull’intero territorio della Città metropolitana, è Veritas, che sottolinea un dato: l’oltre mezzo milione di tonnellate raccolte ogni anno, tra rifiuto secco e differenziato, sono pari all’intera produzione del Friuli Venezia Giulia. Che, però, ha un milione e mezzo di abitanti, contro i nemmeno novecentomila del Veneziano. Un dato che ben rende conto dello sforzo necessario per svolgere il servizio, in una realtà complessa come quella che, al suo interno, ricomprende sia i problemi logistici della Venezia insulare (basti pensare che, per tenere pulita la parte d’acqua della città, sono impiegati tanti operatori quanti quelli che agiscono nel resto della Città metropolitana), sia quelli legati alle massicce presenze turistiche nella città storica e sulle spiagge del litorale.
Per cercare di venire incontro il più possibile ai cittadini, pur mirando alla standardizzazione dei servizi e delle attrezzature (come i bidoni), sono stati dunque pensati modelli di raccolta ad hoc per ogni singola realtà che compone questo variegato tessuto territoriale. Nel centro storico di Venezia e nelle isole si applica ad esempio una raccolta porta a porta del tutto innovativa, per risolvere l’annoso problema legato a topi e gabbiani e alla loro proliferazione, salvaguardando decoro e livelli di igiene. Niente più sacchetti abbandonati in calle, insomma, ma consegna diretta dei rifiuti nelle mani dei netturbini o nei centri di raccolta. E, con uno sforzo da record, il servizio è attivo sei giorni su sette.
Promuovere e sostenere la differenziata, come dicevamo, è del resto una pratica virtuosa sotto molteplici aspetti. Quello più evidente è legato ai vantaggi ambientali. È solo una percentuale minima del rifiuto totale (attorno al 5%) quella che finisce in discarica. Un altro 40% non viene più bruciato, come avveniva una volta nel vecchio inceneritore di Fusina (che Veritas ha deciso di non sostituire una volta esaurito il ciclo vitale): il suo destino è quello di essere trasformato in CSS, cioè “combustibile solido secondario”, diventando una sorta di pellet “virtuoso”. La parte indifferenziata dei rifiuti viene lavorata, togliendo le parti inutilizzabili e perdendo il 30-40% del suo peso attraverso la riconversione ad acqua dell’umidità presente al suo interno: il precipitato che ne deriva è la biomassa che viene impiegata per sostituire il carbone nella centrale Enel “Andrea Palladio” di Fusina, trasformandosi così in energia.
Più della metà dei nostri rifiuti, comunque, finisce in quei circuiti certificati che permettono a materiali come plastica, vetro e carta di tornare ad essere utilizzabili nella loro funzione originaria. È da qui, ci spiega Veritas, che deriva il vantaggio economico: un risparmio in bolletta, per l’utente, quantificabile tra i quattro e i cinque milioni l’anno. Ma è sempre qui che, pur essendo i Veneziani metropolitani i migliori d’Italia nella raccolta differenziata, si può ancora migliorare e ottenere ulteriori vantaggi. Basti pensare che, rimarca l’azienda, basterebbe raccogliere correttamente il rifiuto umido per avere altri tre-quattro milioni di risparmi. Perché, purtroppo, non tutti i materiali vengono consegnati in condizioni ottimali, necessitando, prima di essere inseriti nei circuiti, di un lavoro di ripulitura dagli scarti. Tutto il materiale che arriva a Veritas viene infatti monitorato attraverso un’analisi merceologica, visto che ogni errore di spedizione ha un costo, specie quelli più gravi, tra cui l’errato conferimento del rifiuto umido.
Bravi, dunque. Ma si può fare ancora di più. E il primo a beneficiarne sarebbe il portafoglio. Perché anche l’odiata bolletta potrebbe essere meno cara, almeno nella parte variabile, quella legata cioè al servizio. Nelle voci che ne fanno parte, infatti, c’è una parte fissa, sulla quale poco possono sia i cittadini che la stessa Veritas: tasse, addizionale provinciale (pari a cinque punti percentuali), oneri fiscali (circa il dieci per cento) e altre voci di competenza, la cui più rilevante è il fondo di accantonamento per garantire i rischi di chi non paga. Un insieme che ammonta a circa il 20/25% dei costi. Che non possono essere “cestinati”. Nemmeno in maniera differenziata.