Tomas Ress, sette volte Campione d’Italia, con l’Umana Reyer vince per la prima volta “con i gradi”
C’è sempre una prima volta, anche a quasi 37 anni. Di scudetti, Tomas Ress ne ha dovuti vincere sette, per alzare finalmente la coppa da capitano. E lo ha fatto con la maglia dell’Umana Reyer. «Vincere lo scudetto così è ancor più bello, alzare la coppa un’emozione forte. Lo avevo fatto, a Roma, nell’ultimo titolo vinto con Siena, insieme a Carraretto, con cui eravamo amici da sei anni e di cui ero allora il vice. Questo con la maglia orogranata è dunque il primo mio scudetto da “capitano-capitano”. Lo dico con grande orgoglio, perché averlo fatto qui alla Reyer rende l’emozione ancor più forte».
Non ha mai fatto mistero, Ress, di aver provato quest’anno una sensazione diversa dai suoi tanti successi precedenti. «Questo è uno scudetto che sento veramente molto mio, in quanto sento di fare davvero parte integrante di questo progetto. Credo che la mentalità di gruppo si sia rafforzata quando, al fianco di Peric, sono arrivati Ortner, Viggiano e il sottoscritto da Siena. Tutto era praticamente perfetto, dall’etica del lavoro a quelle che possono sembrare piccolezze, come un team manager che ha tutto subito pronto. Cose che mettono a proprio agio un giocatore e lo fanno rendere al meglio. Cose sulle quali abbiamo lavorato tutti i giorni con lo staff tecnico e societario, cercando di creare le condizioni migliori. Ho cercato di dare qualche consiglio in tal senso e così, insieme a Mauro Sartori e Federico Casarin, siamo riusciti a sviluppare la mentalità vincente anche nelle piccole cose».
Dell’Umana Reyer, dopo tre anni, il capitano conosce ormai tutto, dal settore giovanile («imparare a lavorare in un contesto di squadra aiuta la crescita dei più giovani e questo permetterà loro, attraverso la socializzazione, di inserirsi nel migliore dei modi anche nel mondo lavorativo») alla realtà territoriale. «Penso che questo scudetto abbia coronato il sogno di tanti, dalla società ai tifosi. Sono convinto che possa dare una spinta enorme al movimento della città metropolitana, coinvolgendo ancor di più i bambini e la società nel suo complesso. Attorno alla Reyer, attraverso tutto quello, ed è molto, che è stato fatto in questi anni si è creata un’identità comune: lo scudetto darà ancor più forza a tutto ciò. Basta vedere quello che è successo il giorno in cui abbiamo celebrato il nostro tricolore: in altre città, lo scudetto si festeggia solo con un giro e una festa in piazza. Una festa di questa portata è possibile solo a Venezia».