I prossimi 50 anni dell’Area Industriale veneziana
Dobbiamo rifare le fabbriche, i posti di lavoro, la manifattura, la grande città. Porto Marghera sarà la nostra grande risorsa». Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e della Città Metropolitana, non ha dubbi: «Vedrete che ce la faremo», dice.
Porto Marghera non solo potrà rinascere, ma dovrà essere il centro dell’economia di tutta l’area metropolitana. Polo magnetico di investimenti, manifattura, industria compatibile, logistica, direzionale e terziario avanzato.
Non è facile sciogliere una impasse che dura da trent’anni. L’incertezza degli investimenti, i costi della bonifica, l’indeterminatezza delle procedure hanno frenato anche il più convinto fra gli imprenditori. Uno dopo l’altro, arrivavano, guardavano, leggevano le carte e, ringraziando, passavano la mano.
Oggi sembrano esserci tutte le condizioni per cambiare passo. Il patto per Venezia siglato a Venezia dal sindaco e il Governo alla fine di novembre destinava 250 milioni di euro dei 457 previsti per Venezia a Porto Marghera. E alla fine di gennaio il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha firmato con il sindaco Brugnaro a Ca’ Farsetti il primo atto concreto di quell’impegno: con il protocollo di intesa “Riqualificazione ambientale del S.I.N.”, sono stati stanziati i primi 72 milioni di euro per il completamento dei marginamenti delle “macroisole”, per impedire che si riversino in laguna le acque del dilavamento dei terreni inquinati.
È da qui che si può ripartire?
«Questa è una prima tappa fondamentale», spiega Luigi Brugnaro. «Una fra tante altre che con il Ministero e il Governo stiamo affrontando e che ci consentiranno di accelerare il più possibile. Noi pensiamo che la salvaguardia dell’ambiente e le bonifiche possano diventare un atto positivo verso l’attrazione degli investimenti».
E qual è la leva che farà arrivare gli investitori a Porto Marghera?
«Il mio obiettivo è arrivare a potergli dire: noi vi diamo tempi e costi certi per fare gli investimenti. Venite, tornate a Venezia città metropolitana perché qui si può fare e noi vi garantiremo le condizioni per costruire posti di lavoro e futuro per i giovani».
E quale sarà il ruolo pubblico in tutto questo?
«Il pubblico deve fare il pubblico. Per anni si sono fatti grandi discorsi. Nel passato la politica ha voluto superare tutti. Hanno continuato a dire che facevano tutto loro, e invece non hanno fatto niente, e ci hanno fregato il futuro. Adesso cambiamo. Il pubblico non deve fare l’imprenditore, al Comune interessa che ci siano certezze sulle risorse economiche del privato che vuole investire. Io devo telefonare in banca e farmi dire che i soldi veri ci sono. Le imprese ci dicano quale fabbrica o manifattura vogliono fare, che sia sostenibile, e quanti posti di lavoro verranno creati. Queste sono le due condizioni che chiede il Comune. Diamo regole chiare e semplici. Paga il privato e paga volentieri se gli diamo le condizioni per costruire».
Con la firma del protocollo con il Ministero dell’Ambiente si chiuderà finalmente la partita dei marginamenti. Poi ci sono le bonifiche.
«Il disegno complessivo che ho in mente è chiaro: si interrano i cavi di alta tensione consentendo così le operazioni di scarico dei fanghi sul Moranzani, una discarica riconosciuta in Europa. Lì si depositeranno i materiali di bonifica portati dalle imprese. Chiudiamo il Moranzani con terra buona, esattamente come è stato fatto con il Parco di San Giuliano. Da una parte si chiude finalmente una grande operazione ambientale sul sito e dall’altra si creano le condizioni per far arrivare gli investimenti dei privati che devono, loro, pagarsi le bonifiche. Ogni imprenditore ci presenterà, contestualmente, il piano di bonifica e il piano edilizio.
Oggi ci sono tutte le condizioni. Abbiamo costruito un clima di grande intesa e collaborazione con la Regione e con l’assessore allo Sviluppo economico Roberto Marcato. I terreni ci sono, i soldi anche. I 110 ettari che Eni dovrebbe trasferire alla città li daremo, attraverso gara pubblica, ad un prezzo simbolico. Non vogliamo soldi, è il privato che ci deve dire quanti posti di lavoro farà, in quanto tempo e se ha le risorse per farlo. Semplice. Chiunque voglia investire a Venezia è benvenuto».
Porto Marghera è una grande scommessa per questo territorio.
«Sono trent’anni di incuria e di lasciato lì. Dobbiamo rifare le fabbriche, i posti di lavoro, la manifattura, la grande città. C’è tutto nel Documento del Sindaco per il Piano degli interventi. Questa è la rivoluzione che vogliamo fare a Porto Marghera. Chiediamo la collaborazione di tutti, non c’è nessuno escluso da questo progetto, però dobbiamo farlo, per il futuro dei nostri ragazzi.
Ci vorranno anni? Forse sì, però dobbiamo cominciare».