Un’azienda italiana lancia la sfida alle grandi multinazionali USA per aiutare le realtà nostrane a creare business dai flussi informativi
Le aziende hanno, già al loro interno, un potenziale di crescita che spesso viene sottovalutato: i cosiddetti “big data”, cioè il flusso di informazioni, provenienti da tutte le interazioni esistenti tra una persona e un’azienda, in grado di indicare le strade più interessanti per far crescere il proprio business essendo in grado di rispondere nel migliore dei modi alle richieste del mercato. Il segreto, per riuscire a cogliere in pieno questo obiettivo, è però saper leggere questi dati. E, in tal senso, oggi un grosso aiuto può arrivare non solo dalle grandi multinazionali statunitensi (da Ibm, a Oracle, a Nielsen, solo per citare i nomi di multinazionali che, pur non occupandosi specificamente solo del settore dei big data, sono attive in questo mercato), ma anche da una piccola-grande azienda che, attiva a Milano dal 2005, trae origine proprio dalle nostre terre, dove torna ora ad offrire la propria competenza per aiutare il rilancio dell’economia del Nordest.
Parliamo di Crea, società fondata, insieme alla moglie (la valtellinese Susi Tondini, che ha scelto il nome proprio per indicare come sia stata “creata” una realtà che, dall’Italia, ha l’ambizione di sfidare le grandi multinazionali americane del settore specifico), da un giovane veneziano del centro storico, Giovanni Serafin, che, ottenuta la laurea in Scienze statistiche ed economiche a Padova, si è trasferito a Milano dopo aver vinto una borsa di studio per un master in statistica specializzato per il mondo delle imprese e poi si è stabilito nella “capitale economica” d’Italia proprio per le opportunità lavorative che la città lombarda può offrire in settori ad alto contenuto di innovazione intellettuale. Una carriera che Serafin ha evidentemente già nel dna, visto che è figlio di una professoressa di matematica e che si è scelto una partner, conosciuta sui banchi dell’università, laureata a sua volta in matematica.
«Il settore dei big data – spiega – è abbastanza “vergine”, perché le aziende medio-piccole, al riguardo, sono finora abituate a ragionare ponendosi di fronte ad un’alternativa: o affidarsi alle grandi realtà multinazionali, o scartare a priori l’idea di affrontare questo tipo di investimenti, ritenuti troppo costosi e, quindi, non opportuni. In realtà, le cose non stanno così e Crea sta cercando di spiegarlo alle imprese, aiutandole a creare valore aggiunto attraverso i dati che le stesse aziende hanno al loro interno, analizzando sia i dati del venduto, attraverso una lettura adeguata delle indicazioni date ad esempio dagli scontrini, sia i dati provenienti dai comportamenti d’acquisto individuali, derivanti dalla mappatura dell’uso delle carte fedeltà o dell’e-commerce e del web in forma più estesa».
«La vera discriminante – sottolinea il fondatore di Crea – non è dunque la dimensione aziendale di chi effettua l’analisi o il prezzo che questa fa pagare, bensì un aspetto molto più “umano”: si tratta della capacità delle persone, i cosiddetti data scientist, che riescono ad analizzare adeguatamente e dare quindi valore alle aziende su grandi moli di dati. Questi servizi, al giorno d’oggi, vengono utilizzati non solo da grandi realtà nazionali che già si affidano a Crea, come Pirelli, Ferrero o Esselunga, ma anche da piccole-medie aziende con la sede in Lombardia che investono secondo le proprie possibilità di budget. I progressi della tecnologia, sia nel campo del software che in quello dell’hardware, hanno ora permesso di abbassare i costi e quindi noi, che contiamo attualmente su 25 persone e siamo sempre riusciti ad autofinanziarci senza dipendere dai finanziamenti bancari, possiamo competere con le grosse realtà americane, potendo mettere sul piatto le nostre competenze di natura matematico/statistica applicate al business».
Crea, così, prova a farsi conoscere maggiormente sul territorio, per mettere a disposizione del tessuto produttivo metropolitano le proprie competenze, maturate lavorando in questi undici anni soprattutto in Italia, ma anche all’estero (Germania, Gran Bretagna e ora anche Cina). Perché, come sottolinea Serafin, sempre nel pieno rispetto della privacy dei clienti i cui comportamenti vengono analizzati, i fatti dicono che i modelli che Crea ha sviluppato funzionano.
«Parlando ad esempio di aziende produttrici, da campioni relativamente piccoli, pari a poche decine di migliaia di individui, con i nostri modelli statistici riusciamo a stimare il potenziale di un prodotto a livello nazionale. Facendo previsioni in base agli investimenti, permettiamo così alle aziende di pianificare la loro produzione. Ed abbiamo evidenze sul fatto che tutto ciò funziona, visto che noi non vendiamo software, ma un approccio, che adattiamo alla specifica realtà aziendale, continuando a seguire il cliente con analisi ed interpretazioni dei risultati che emergono».
Ed anche relativamente a nuovi prodotti, Crea è in grado di dare risposte utili alle aziende, attraverso un approccio diversificato. È possibile infatti organizzare, sulla falsariga di quanto fanno le aziende farmaceutiche per testare un nuovo prodotto, un market test con un campione di controllo, lavorando in partnership con i retailers. In alternativa, ci si affida alla realtà virtuale, facendo indossare, ad un campione formato da un campione rappresentativo di consumatori del mercato di riferimento, un casco collegato ad un computer su cui è installato un apposito software, simulando uno shopping trip che avvicina il virtuale al reale, per valutare interesse e propensione d’acquisto.
«Bisogna capire – riprende Serafin – che i big data non sono solo quelli legati a internet: manca tantissimo, a livello aziendale, una integrazione tra on-line e off-line. Attraverso l’applicazione dei nostri modelli, si crea anche l’effetto collaterale virtuoso della formazione di una cultura del dato interna all’azienda, che rimane al suo interno in maniera trasversale, coinvolgendo tutti i settori, dalla produzione, al marketing e al commerciale. È per questo che abbiamo la volontà di farci conoscere e che, da maggio, abbiamo avviato una forte attività su Linkedin e una newsletter piuttosto robusta, che viene ad affiancare il nostro sito internet colorato e creativo, con una sezione “Tales”, in cui si raccontano alcuni errori commessi dagli imprenditori attraverso una serie di storielle che spiegano bene come le cose che facciamo sono tutt’altro che noiose».
Del resto, Crea è azienda giovane, ma già esperta (“l’esperienza è molto, ma non è tutto…”, sorride Serafin). E il suo motto, “Empower your action”, riesce a far passare perfettamente il messaggio che la potenzialità dei dati è trasversale al settore delle aziende. Aziende che, collaborando con Crea, possono, come tiene a precisare il fondatore, “potenziare le proprie attività di business e marketing partendo già dal tesoro di dati che hanno in casa”.