Dalla prima chitarra di legno costruita dal padre, all’affermazione come punto di riferimento musicale della Riviera del Brenta
Una vita vissuta con passione e con amore e con quella dedizione al lavoro che sembra essersi un po’ smarrita al giorno d’oggi. È la vita di Lino Dal Corso, che con la sua scuola di musica Riviera del Brenta, il negozio di strumenti Coorsal, il service audio e le sale prove Officine della Musica ha “formato” negli ultimi decenni centinaia di musicisti. “Parole e musica” è la sua autobiografia, in cui, partendo dalla tenera età, racconta le “tappe” della sua esistenza.
«Tutto parte da un momento particolare, in cui ho cominciato a sentire l’esigenza di raccontare la mia vita, la mia storia, le mie origini, la mia famiglia e così ho cominciato a buttare giù qualche appunto. Ho iniziato a raccontare di quando ero bambino e vivevo nella casa dei nonni, poverissimo: non avevamo nemmeno l’acqua corrente, ma è un periodo di cui ho ricordi fantastici, che rivivo sempre con grande emozione perché li scopro all’origine di ogni aspetto della mia formazione e che spero di riuscire a trasmettere a chi legge il libro».
Tempi in cui c’era poco o nulla e per questo si godeva di quel poco che si aveva. È emblematico che la prima chitarra fosse qualcosa che definire “artigianale” è sin troppo generoso. «Da bambino vidi su una rivista una chitarra e ne rimasi molto impressionato, tanto che quella notte non riuscii nemmeno a dormire. Poi in patronato mi capitò per caso di intravederne una nell’ufficio del prete. La fissai così intensamente che don Pietro me la fece toccare e per me fu un momento davvero magico, tanto che tornato a casa iniziai a costruirmi una “chitarra” di compensato, che era però un parente molto lontano di uno strumento musicale. Qualche tempo dopo mia sorella tornò a casa con un borsone che conteneva quello che restava di una chitarra fatta a pezzi. Con l’aiuto di mio padre, che era falegname, partendo dal manico ricostruimmo qualcosa che aveva almeno le “fattezze” di una chitarra e che comunque a me pareva uno strumento straordinario. In ogni caso, fu con quella che iniziai a studiare in una scuola di musica e non nascondo che all’inizio si sono messi tutti a ridere vedendo il mio strumento. Poi, facendo dei sacrifici, mio padre mi comprò a rate una chitarra “vera” con cui potei iniziare seriamente a studiare».
Erano i “favolosi Anni Sessanta”, in cui la musica stava cambiando e i gruppi nascevano come funghi. Ed è così che nacquero “I Soliti” con cui per diversi anni Lino girò tutto il Veneto: «L’esordio fu al Nevegal per il veglione di Capodanno. Con l’entusiasmo e l’incoscienza della nostra gioventù accettammo l’ingaggio con una formazione molto semplice (chitarra, fisarmonica, batteria e voce) e un solo amplificatore, sia per gli strumenti che per il microfono, che la cantante si era fatta prestare per l’occasione. Avevamo anche un programma molto striminzito per una serata come quella, ma per fortuna in scaletta avevamo i Watussi, la canzone di Edoardo Vianello che stava spopolando e il pubblico voleva continuare a ballarla. La suonammo non so quante volte salvando la serata. Di lì in poi iniziò una vera carriera durata oltre dieci anni, che ci fece suonare in locali molto importanti, accompagnando diversi cantanti famosi dell’epoca».
Un altro dei capitoli più importanti del libro, da cui traspare un grande orgoglio, è quello dedicato alla Scuola di Musica Riviera del Brenta: «Anche questa esperienza è cominciata un po’ per caso. Mi sono trovato a cominciare con cinque-sei allievi: nel giro di sei mesi erano già raddoppiati e l’anno dopo erano quadruplicati. Da lì iniziai a raccogliere gli allievi un po’ più bravi e ad organizzare una piccola orchestra di chitarre. A quel punto iniziammo a fare concerti e a partecipare a dei concorsi dove ci siamo trovati a competere con gruppi che arrivavano anche da importanti conservatori italiani, ottenendo importanti successi. Al libro, è allegato un dvd che, oltre a raccogliere un centinaio di foto che ricordano le esperienze che ho passato, in sottofondo fa ascoltare una quindicina di pezzi di musica classica e contemporanea eseguiti dalle varie orchestre che si sono succedute negli anni e devo confessare che sono pezzi che ancora oggi mi emozionano moltissimo».
Il “battesimo” di questi concorsi, che viene raccontato nel libro, è il concorso di Recanati. E non fu certo un esordio facile… «Avevo fatto ascoltare le prove del gruppo di chitarre ad un mio vecchio maestro, che aveva lasciato intendere che non ci giudicava all’altezza. Quei giudizi non lusinghieri stimolarono però la mia tenacia e ce la misi tutta per preparare al meglio i miei ragazzi. Eravamo l’ultimo dei dodici gruppi in gara ad esibirci. Tutti gli altri concorrenti sembravano entusiasti delle proprie performance e questo minava la mia sicurezza di essere competitivi, anche perché era la nostra prima volta. La giuria ci accolse in modo freddo e distaccato e questo aumentò un certo senso di insicurezza. Ero concentratissimo e soddisfatto della performance dei miei ragazzi, ma davo le spalle alle commissione e solo alla fine del secondo brano, quando iniziò da parte loro un caloroso applauso, mi resi conto che la loro freddezza iniziale era dovuta al loro rigore e imparzialità. Con 98 punti sui 100 a disposizione conquistammo il primo premio, a cui seguirono negli anni tanti altri importanti riconoscimenti».
Che si parli degli anni dell’infanzia, dei primi approcci con la musica, delle soddisfazioni per i riconoscimenti ricevuti, il libro (che può essere acquistato presso il negozio Coorsal di Mira o alle Officine della Musica di Oriago) lascia sempre trasparire un amore per le cose semplici, una filosofia di vita basata sull’impegno nel lavoro e la grande passione con cui si è affrontata ogni sfida. «Ho sempre lavorato con amore – conclude Dal Corso – e le emozioni che provavo mi davano grande forza. Certo c’è voluta anche la testa e con l’aiuto dei miei figli sono riuscito ad avviare delle attività commerciali inerenti alla musica. Però, se uno lavora con il cuore credo riesca a realizzarsi meglio».