A vegliare sui milioni di turisti che anche quest’anno hanno affollato i circa 100 km di litorale Veneto ci hanno pensato loro: i bagnini. Ci racconta l’evoluzione di questa professione l’amministratore di Wela, società di salvataggio leader del nostro territorio
L’estate è alle spalle ma in queste giornate autunnali il pensiero corre spesso e volentieri a cercare il ricordo ancora fresco della spiaggia, degli stabilimenti balneari, della sabbia, delle piscine e delle onde del mare. Un mare reso più sicuro dalla presenza costante dei bagnini. Una figura professionale obbligatoria che se fino a qualche anno fa era facilmente associata al belloccio di turno “factotum” della spiaggia, oggi invece richiede un grado di professionalizzazione sempre più alto oltre che competenze specifiche nell’ambito della sicurezza.
«Negli ultimi dieci anni c’è stata una forte evoluzione in questo tipo di servizio. Di fatto oggi al bagnino è richiesto che si dedichi esclusivamente alla sicurezza dei bagnanti con un approccio preventivo per evitare che questi si trovino in circostanze tali da esporsi al pericolo». Spiega William Dalla Francesca Damiani, quarantunenne veneziano, Amministratore di Wela, società leader nella gestione del servizio di salvataggio in camping e stabilimenti balneari per piscine, spiagge e laghi del Veneto. Nata nel 1997 a Venezia da un gruppo di giovani assistenti ai bagnanti, anno dopo anno, Wela è cresciuta arrivando a sfiorare i 100 dipendenti ed è riuscita a posizionarsi come leader tra le società di salvataggio del Nordest.
«Il bagnino oggi è un professionista del salvataggio, con specifiche competenze e responsabilità – continua William Dalla Francesca Damiani – per poter lavorare deve aver compiuto 16 anni, frequentare un corso di 3 mesi tenuto dalla Federazione Italiana Nuoto Sezione Salvamento o dalla Società nazionale di Salvamento di Genova e sostenere un esame teorico e pratico superato il quale otterrà il “brevetto di assistente ai bagnanti”. È insomma un professionista a tutti gli effetti, incaricato di pubblico servizio ed esperto del salvamento. Deve conoscere a menadito le procedure di rianimazione e la corretta gestione e manutenzione degli impianti natatori. Ha precisi doveri e può essere chiamato, nei casi più gravi, a rispondere penalmente e civilmente del proprio operato».
Come è cambiata negli anni la figura del bagnino? «Negli ultimi anni il lavoro dell’assistente ai bagnanti ha subito una grossa evoluzione dovuta in primis all’evoluzione del settore turismo, in secondo luogo al mutamento dell’utenza. Se pensiamo per esempio alle strutture ricettive del litorale di Cavallino Treporti, nelle quali la nostra società opera principalmente, pensiamo a strutture nelle quali nulla, è lasciato al caso. Qui il servizio di salvataggio è visto come una risorsa indispensabile per offrire all’ospite una vacanza serena e sicura. L’assistente deve offrire la propria professionalità con una capacità, un carattere ed uno “stile” adeguato agli standard qualitativi della struttura nella quale andrà ad operare».
E i bagnanti come si comportano? «Il bagnante spesso fatica ancora a comprendere che la segnaletica di sicurezza (una per tutte la bandiera rossa in condizioni meteomarine avverse) è necessaria per la sua tutela e non è un’intromissione del bagnino nella propria capacità di valutazione del rischio. Anche la figura del bagnante è cambiata. Con l’apertura delle frontiere e con flussi turistici più ampi e diversificati nelle nostre spiagge, gli assistenti bagnanti sono sempre più impegnati. Questo è sicuramente imputabile alla maggiore frequentazione delle spiagge da parte di questi “nuovi turisti” che, per tradizione e cultura, hanno minori capacità natatorie e minor dimestichezza con l’acqua».
Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione? «Partendo dal presupposto che tre quarti degli incidenti sono ascrivibili all’imprudenza dei bagnanti, si potrebbe ad esempio predisporre una cartellonistica che comprenda anche molte altre lingue oltre alle classiche italiano, inglese e tedesco; potrebbero essere utili dei corsi acquaticità, sarebbe anche fondamentale rivedere il ruolo ed i “poteri” dei bagnini garantendo un maggiore peso agli interventi degli stessi».
Qual è la giornata tipo del bagnino? «Ad inizio turno deve verificare la “sicurezza” del proprio “luogo di lavoro” ovvero verificare che durante la notte non vi siano stati atti vandalici, verificare le condizioni meteorologiche o altro che possano aver reso insicuro lo stesso. Deve ispezionare le zone “pericolose” come dighe, buche, piscine profonde, scivoli etc. Durante il servizio l’assistente ai bagnanti deve vigilare assiduamente affinché venga rispettato il regolamento della piscina presso la quale presta servizio o l’Ordinanza Balneare del lido al quale è preposto, rispondere alle innumerevoli chiamate e segnalazione dell’utenza, intervenire preventivamente per sanare situazioni che ritiene pericolose. Alla sera riordina l’attrezzatura, e compila un registro giornaliero affinché tutto ciò che accade durante la giornata venga monitorato».
Cosa distingue la vostra società dalle altre operanti nel settore? «Anche questo settore richiede spirito imprenditoriale e ricerca costante per aggiornarsi e migliorarsi. Noi per esempio siamo stati tra i primi ad adottare professionalmente la moto d’acqua per il salvataggio. Questo mezzo, ovviamente se condotto correttamente permette un intervento rapidissimo ed in qualsiasi condizione meteorologica. Come Wela, abbiamo inoltre iniziato un percorso che punta alla sensibilizzazione delle Autorità competenti, in primis la Federazione Italiana Nuoto e la Guardia Costiera, per quanto riguarda la promozione della sicurezza in mare. Dal punto di vista della formazione da anni una fruttuosa collaborazione con il Comitato Regionale Veneto della F.I.N., ha portato a diversi progetti volti ad aumentare la professionalità degli assistenti ai bagnanti in Veneto. Siamo inoltre in stretto contatto con la realtà più blasonata e famosa della USLA (United States Lifeguard Association) i “baywatch” americani, dai quali cerchiamo di apprendere le “novità” di questo mestiere. Di fatto negli Stati Uniti i “lifeguard” lavorano 365 giorni l’anno e per questo hanno un grado di professionalità che li rende all’avanguardia nel settore. Dal 2010 informiamo, per mezzo di una newsletter, oltre 800 assistenti bagnanti di tutt’Italia in merito a quanto nel campo del salvamento. Siamo infine orgogliosi di poter dire che in 15 anni di attività non si è registrato alcun incidente di rilievo nelle nostre strutture e, se da un lato questa è anche questione di fortuna, dall’altro significa che evidentemente svolgiamo bene l’attività di prevenzione».
DI PIETRO POLO
Salute +
NUOTARE IN SICUREZZA
22 Ottobre 2011