Direzione verso Londra per Andrea Cipressa. L’ex fiorettista veneziano, ora vicepresidente della Federscherma e responsabile delle squadre nazionali, guida la spedizione azzurra alle Olimpiadi e sogna una erede in famiglia
Olimpiadi dietro l’angolo, destinazione Londra. Il “Cipo” sogna i colori dei cinque cerchi sopra l’azzurro. Per Andrea Cipressa, 48 anni, veneziano del centro storico, è il quarto viaggio nel segno di Olimpia, due da atleta (Los Angeles 1984, Seoul 1988), due da dirigente (Pechino 2008, Londra 2012), prima a caccia di una medaglia personale, adesso con la speranza che i suoi atleti salgano sul podio. Fiorettista di fama mondiale, Andrea Cipressa è vicepresidente della Federscherma, ma anche responsabile delle squadre nazionali, giovanili comprese, dove sta salendo d’intensità l’erede di famiglia, la sedicenne Erica. Una finestra sulle Olimpiadi con Andrea Cipressa, un ponte sospeso tra passato e futuro, da quando a 5 anni decise di iscriversi al Circolo della Spada di Venezia, con il sogno, tra quattro anni, di veder sfilare anche la figlia alle Olimpiadi di Rio de Janeiro.
«Scelsi la scherma perché la palestra era vicina a casa, allora abitavo in campo San Lio, un gioco da ragazzi arrivare al Ponte dei Bareteri. Mia mamma era amica della mamma di Dorina Vaccaroni, a volte la casualità segna all’inizio una carriera. Sarò sempre grato al maestro Stefano Cherubini, i suoi insegnamenti mi hanno permesso di diventare un fiorettista di primo livello. Nel 1980 oltrepassai il ponte, a Venezia non si poteva compiere il salto di qualità, e insieme a Dorina, Numa, Borella e Bortolozzi nacque il mito del Circolo della Scherma Mestre, aperto da Fabio Dal Zotto, e del maestro Livio Di Rosa».
Il primo contatto con l’Olimpiade a Los Angeles nel 1984. «Immaginatevi un ragazzo di vent’ anni che si ritrova al Villaggio Olimpico in California. Di quei giorni non ho dimenticato nulla, anche la felicità mista a delusione che mi accompagnarono nel viaggio di ritorno. Ero felice per l’esperienza che avevo vissuto, per la medaglia d’oro a squadre che tenevo stretta in mano, ma anche deluso per non aver potuto disputare la prova individuale per una scelta del commissario Attilio Fini. Arrivai negli Stati Uniti in condizioni ottimali, ma il commissario tecnico preferiva tipologie diverse di atleti, alti e robusti, io ero un atleta normale. Il migliore del nostro gruppo? Nessun dubbio, Mauro Numa, un fuoriclasse e lo confermano le medaglie che ha vinto in tutte le manifestazioni possibili e immaginarie».
Andrea Cipressa, in carriera, oltre all’oro olimpico di fioretto a squadre, ha vinto tre titoli mondiali a squadre a Barcellona (1985), Sofia (1986) e Lione (1990), ed è stato vicecampione del mondo sempre a Barcellona, superato in finale da Numa. Responsabile amministrativo nel Veneto della Polizia di Stato, Andrea Cipressa ha messo ora la sua esperienza al servizio degli atleti. «Sanno che con me non possono bluffare, so come ragionano gli atleti, riesco a carpire dai movimenti come stanno, se nascondono qualcosa, se sono sinceri. E loro percepiscono che io so leggere nelle loro menti. Sanno anche che posso dar loro i consigli giusti, i segreti di tanti anni sulle pedane non si dimenticano mai. Abbiamo un gruppo di atleti di punta che ha anche testa, oltre alla tecnica, e alle loro spalle stanno venendo su tanti giovani che ci fanno stare tranquilli anche per i prossimi anni. La scherma è una fucina inesauribile di campioni».
Tutti, o quasi, con una divisa militare addosso. «Gli sportivi italiani devono essere grati alle forze armate che garantiscono tranquillità economica per allenarsi e anche per studiare senza assilli, e le forze armate non si dimenticano degli atleti nemmeno quando questi smettono».
Una schermitrice, Valentina Vezzali, sarà l’Alfiere dell’Italia alla cerimonia inaugurale. «Siamo orgogliosi di questa scelta del Coni, è stato molto suggestivo vederla ricevere il tricolore dal Presidente della repubblica. Valentina è un gran bel personaggio, sa destreggiarsi con abilità in qualsiasi situazione».
La scherma è di gran lunga la disciplina che finora ha regalato il maggior numero di medaglie olimpiche all’Italia, ben 114, di cui 45 d’oro, quasi un quinto (522) del medagliere azzurro alle Olimpiadi estive, seguita a distanza da atletica leggera (59) e ciclismo (57). «Sapremo far entusiasmare l’Italia anche a Londra, nelle grandi manifestazioni la scherma non ha mai tradito. Ci sono 10 gare in programma, sei individuali e quattro a squadre, sarei pronto a firmare per 6-7 medaglie. Non chiedetemi però il colore, se saranno sul giallo tanto meglio».
Progetti per il futuro? «Mi vedo ancora capo delegazione della nazionale di scherma, magari con il cuore che raddoppierà i battiti se alle mie spalle ci sarà anche Erica. Fino all’anno scorso si intravvedevano grandi qualità, anch’io non mi aspettavo che esplodesse in così poco tempo. In questa stagione, a livello giovanile perché ha 16 anni, ha vinto il titolo italiano, la medaglia d’argento individuale e quella d’oro a squadre agli Europei Cadetti di Parenzo e il bronzo individuale ai Mondiali Cadetti di Mosca». Fra quattro anni quindi? «Un bel viaggetto insieme in Brasile». Ma non per vacanza.
DI MICHELE CONTESSA
Sport +
UNA STOCCATA OLIMPICA
12 Luglio 2012