Viaggio dentro il sistema di trasporto regionale, tra urgenze di migliorare il servizio e difficoltà d’integrazione
Quando uno viaggia in autostrada, per lo più entra a un casello e paga dove esce non sapendo quali e quante società gestiscono l’autostrada che percorre. Basti pensare ad un viaggio da Trieste a Torino per rendersene conto. Nessuno si immaginerebbe mai di dover pagare quattro o cinque diversi pedaggi, le società sono tante: Trieste/Venezia, Venezia/Padova, Padova/Brescia, tanto per limitarsi al chilometraggio triveneto anzi, se dotato di telepass l’automobilista evita proprio di fermarsi a pagare.
Nel triangolo Venezia-Padova-Treviso, con lavoratori e studenti che si spostano incessantemente da un paese all’altro, da una provincia all’altra, succede esattamente l’opposto. Provate a immaginare l’odissea di tratte, mezzi, biglietti e abbonamenti che aspettano uno studente veneziano che abbia scelto di frequentare Giurisprudenza al Bò, o quelle di un giovane della provincia di Padova che invece debba seguire i propri corsi a Cà Foscari. Abbiamo l’euro per spendere la stessa moneta in gran parte dell’Europa, ma non abbiamo un biglietto che da solo ci permetta di fare simili percorsi. Vero è che è stata avviata la prima linea del Sfmr – Sistema ferroviario metropolitano regionale – sul percorso Padova-Mestre: dieci convogli all’andata ed altrettanti al ritorno, che si aggiungono a tutti gli altri treni regionali in servizio dallo scorso 15 dicembre, quando, in tutto il Veneto, è partito il nuovo orario cadenzato, croce e delizia dei pendolari di TrenItalia. Troppo poco però per essere una risposta concreta ed esaustiva.
Ha le idee chiare, in proposito, Fabio Turchetto, Presidente di ATVO, l’Azienda di Trasporto pubblico della Venezia Orientale: il biglietto unico si potrebbe fare, la tecnologia già c’è, è questione di volontà.
In che senso? gli chiediamo: «Con Renato Chisso, quando e l’Assessore regionale competente ne abbiamo parlato più volte, lui l’idea la perorava anche, ma forse non la considerava una priorità. Per raggiungere l’obiettivo basterebbe volerlo. Noi con ACTV lo abbiamo già sperimentato, vedi il caso, seppur particolare di “Quickly” che permetteva ai turisti di avere in un unico pacchetto i collegamenti per Bibione ma anche il trasporto acqueo a Venezia. La tecnologia già c’è, e si potrebbe con un unico biglietto prenotare e acquistare anche l’ingresso a un museo, fosse Palazzo Ducale piuttosto che la Guggenheim Collection!».
Integrare anche i treni? «Questo è impossibile».
Perché? «Provi lei a parlare con RFI. Abbiamo fatto un incontro, hanno disertato quelli successivi. Confrontarsi con loro è impossibile e qui, me lo lasci dire, è proprio un’assenza di volontà, se non una vera e propria posizione contraria».
Un peccato… «Molto, e pensi che, invece, dall’Austria i turisti arrivano con un biglietto integrato che comprende la tratta ferroviaria dal loro paese e il trasporto locale qui».
E c’è, in area ATVO, chi vorrebbe che, con un unico ticket, i turisti arrivassero anche a Jesolo, come spiega l’Assessore alla Cultura del Comune Ennio Valiante. «Sarebbe bello, ma bisognerebbe che a volerlo fosse il vertice, che arrivasse una decisione in materia dall’alto, da parte di Matteo Renzi! Per una città balneare come Jesolo, che il turista potesse arrivarci con un unico biglietto comprensivo di treno e autobus. Sarebbe un bel vantaggio, ma manca la volontà politica»
E perché questa volontà politica non si trova? «Perché tutti guardano ai propri interessi. Se mi chiede se sarebbe più difficile che fare l’Euro le rispondo di sì: i Governi Europei riescono a mettersi d’accordo più facilmente di quanto non sappiano fare le varie aziende di trasporto pubblico».
Chi è riuscito a fare qualcosa è MOM. «Noi con Mobilità di Marca» – dice il Presidente Giulio Sartor – «in due anni abbiamo riunificato le quattro aziende che prima si occupavano di trasporto pubblico in Provincia di Treviso: “La Marca”, che gestiva il trasporto extraurbano; ACTT, che si occupava degli autobus di Treviso e cintura urbana; CTM, che da Castelfranco Veneto serviva la Castellana, e ATM, che si occupava invece di vittoriese e coneglianese».
Si potrebbe fare anche tra voi, ATVO, ACTV…? «Teoricamente, poi dipende dalle volontà. Fare previsioni è impossibile, ma se ci fosse la volontà di arrivare a un biglietto unico con una unica tariffazione in un tempo analogo a quello che abbiamo impiegato noi ci si potrebbe arrivare».
Si è fatto l’Euro fra Stati diversi e non si riesce a fare un biglietto unico fra province diverse? «Non si fa perché è un’operazione complessa, noi per esempio abbiamo abbandonato le vecchie obliteratrici per passare al biglietto elettronico, Dolomiti Bus, in provincia di Belluno, per esempio, non adotta questo sistema. Poi bisognerebbe ragionare del rapporto fra trasporto pubblico su gomma e trasporto pubblico su rotaia mettendo in relazione fra loro e noi anche Ferrovie dello Stato e sistema di SMFR».
Belluno dove, peraltro, si vorrebbe affidato il trasporto pubblico su gomma e su rotaia ad un unico gestore. «C’è una legge regionale che lo permette, fa parte della specificità di Belluno» – spiega il Consigliere Regionale di Forza Italia Dario Bond – «e ci sarebbero diversi privati interessati» – aggiunge il Sindaco di Belluno Jacopo Massaro – «l’esempio è quello della Val Venosta, è più piccola della Provincia di Belluno, ma seguendo questa strada adesso ha un numero di passeggeri ben superiore al nostro».
Mentre altrove si parla di orticelli qui l’idea è bipartisan. «Non è questione di partiti, non ci sono divisioni» – aggiunge Bond – «Massaro ha le idee chiare, si è studiato il problema. Questa è la strada giusta».
Decisamente meno “ecumenico” invece l’ex Presidente della provincia di Belluno, e ora collega di Bond, ma nelle fila del PD, Sergio Reolon: «Siamo stati capaci di far scappare da qui la maggiore azienda di trasporto pubblico d’Europa. Ora potremmo interessare ai francesi, e forse anche ai tedeschi, ma per essere possibile, occorre scorporare la tratta bellunese del trasporto ferroviario».
Lei è Consigliere Regionale, la Regione ci sente? «Guardi, il trasporto pubblico non è proprio nelle corde del Presidente Luca Zaia; veda il caso della Sfmr: sono sedici anni che se ne parla, e siamo ancora e sempre al punto di partenza!».
Drastico, in materia, il Presidente della veneziana ACTV Luca Scalabrin: «Che senso ha che ci sia un autobus che va da Venezia a Padova, o da Venezia a Treviso, quando ci sono treni che fanno lo stesso identico percorso? Facciamo piuttosto le tratte alternative! Serviamo quell’utenza non è servita. Vuole un esempio? Mira ha quattro stazioni ferroviarie, capisce? Quattro! Mira Buse, Oriago, Porta Ovest, Marano… dopo il capoluogo, Chioggia e San Donà di Piave è per abitanti, con oltre quarantamila residenti, il quarto comune della Provincia di Venezia, non so quale sia la città, anche guardando quelle molto più grandi, che abbia un numero analogo di stazioni ferroviarie! – è un fiume in piena Scalabrin – Manca un sistema integrato di tariffazione, e arrivarci è fondamentale per dare all’utente un servizio al passo con i tempi, se vogliamo implementare l’uso dei mezzi pubblici e togliere auto e smog dalle strade. Perché non si può andare da Venezia a Padova in treno e con lo stesso biglietto tornare in autobus o viceversa? Ha senso poi che autobus e treni percorrano le stesse tratte? Peccato che fare accordi sia difficile, abbiamo raggiunto un’intesa con Sistemi Territoriali, le ferrovie a gestione regionale, ma non con FRT. Sa che succede? Che abbiamo un sistema integrato fino a Mestre ma… manca la tratta da Mestre a Venezia!».
Mi scusi, guardando cose più piccole, ma che sono esemplificative, proprio in questi giorni, seguendo un servizio di un’emittente locale, ho appreso delle incongruenze per chi viaggia in corriera tra Treviso e Mestre… «Lo so, bisognerebbe arrivare a un’intesa con MOM, e credo si possa fare. Però mi lasci dire: tra Mestre e Treviso ci sono treni che fermano a Mogliano Veneto e Preganziol, cui lei fa riferimento per i problemi di tratta e tariffazione, ha senso? Purtroppo ognuno pensa solo al suo orticello, per poi lamentarsi, se grandina, se il raccolto va distrutto, e senza rendersi conto che se fossimo tutti assieme potremmo costruire una serra, e non avere più paura della grandine!».
A intese fra aziende di bacini diversi non sembrano invece pensare i vertici della padovana APS. «È la stessa Regione» – spiega il direttore generale Umberto Rovini – «a indicare l’ambito provinciale come ideale per la gestione del trasporto pubblico».
E l’integrazione con le ferrovie? «In passato c’è stata, e per fare un esempio un utente che veniva a Padova da Rovigo, la mia città, acquistando un abbonamento treno/autobus spendeva qualcosa meno che la somma algebrica dei due abbonamenti».
E che fine ha fatto? «Le ferrovie si sono sfilate, purtroppo».
Secondo lei è un obiettivo da perseguire? «Sicuramente. E credo che Luca Zaia lo metterà nel programma del prossimo quinquennio».
E un biglietto unico? «Più che il biglietto unico penso che si dovrebbe pensare a una unificazione degli abbonamenti, occuparsi quindi di quella fascia di utenza che ha deciso davvero di privilegiare il trasporto pubblico».
Per arrivarci quanto ci potrebbe volere? «Se c’è la volontà, e ricordo per esempio che la Regione Veneto ha dato alle aziende di trasporto importanti contributi per attivare la bigliettazione elettronica. Bisognerebbe che anche le ferrovie si integrassero in questo sistema, che lo volessero, ma sono davvero una sorta di Stato dentro lo Stato. Volendo, insomma, in due anni e mezzo o tre ci si potrebbe arrivare». Tutto quanto sin qui detto senza contare che c’è poi anche già una parte di trasporto pubblico affidata al privato, come si vorrebbe accadesse nel bellunese, come accade per una piccola parte per esempio in provincia di Padova con Bonaventura, e poi, come nel caso di Brusutti che in rapporto con ATVO, in base a un contratto con la Provincia di Venezia, è affidatario del servizio per il trasporto pubblico locale nel bacino di Venezia e delle linee interregionali Venete verso il Trentino Alto Adige. «L’attuale sistema del trasporto pubblico nel Veneto» – afferma il Presidente Bruno Brusutti – «almeno per la parte gomma, risente di scelte ideologiche compiute nel corso degli anni ’70 e ’80 dalla politica regionale all’insegna del “pubblico è bello”. Purtroppo l’esperienza ha determinato quello che a mio avviso è ancora oggi il macigno più pesante da rimuovere sulla strada di una normalizzazione economica e gestionale del comparto. Il poco spazio concesso all’impresa privata non le consente di raggiungere obiettivi e risultati che invece in altre parti del nostro Paese (e soprattutto in altre parti d’Europa, non per niente a Belluno pensano a Francesi e Tedeschi, ndr) sono stati ottenuti attraverso una sana compartecipazione».
Una maggiore integrazione sarebbe possibile e/o auspicabile? «L’integrazione ferro-gomma costituisce uno dei pilastri della nostra politica di settore, ma ancor oggi gli interventi in questa direzione sono assai scarsi. Dopo 50 anni nel settore mi sento di dire che presupposto fondamentale per avviare qualsiasi processo di integrazione è la riorganizzazione della rete dei servizi su gomma creando unità territoriali di gestione che diano piena soddisfazione alle esigenze di mobilità delle popolazioni interessate. Il comparto dei servizi su gomma destinati a supportare il trasporto ferroviario e a sostituirlo in caso di necessità potrebbero rappresentare un primo banco di prova per avviare un processo di reale integrazione».
Un’integrazione tariffaria renderebbe il trasporto pubblico più appetibile per l’utente? «Potrebbe essere uno strumento per migliorare la qualità e la quantità dell’offerta favorendo l’utenza, specie quella interessata a utilizzare una pluralità di servizi per il compimento del proprio viaggio. Sarebbe però necessario che la Regione si facesse carico di dotarsi di un sistema tecnologico che andasse oltre la mera automazione della vendita dei biglietti di trasporto e la possibilità di utilizzare il biglietto stesso per la durata temporale della sua validità su qualunque mezzo pubblico operante nell’area di interesse anche se appartenente a società diverse. Contestualmente all’integrazione tariffaria bisognerebbe poi che fosse attivata una procedura che provveda alla ripartizione delle somme introittate tra le varie imprese interessate in base ai kilometri dei rispettivi servizi rispettivamente utilizzati dall’utente nel corso di validità del biglietto acquistato.
I tentativi finora operati sono infatti naufragati proprio per l’impossibilità di garantire certezza nella ripartizione delle somme incassate». Il privato, poi, non viaggia solo su gomma, ma anche su acqua, come nel caso di Alilaguna, fondata a Venezia nel 1999 grazie allo spirito imprenditoriale di un gruppo di operatori turistici e la cui rete di navigazione è costituita da cinque linee che collegano i terminal dell’Aeroporto Marco Polo e della Marittima al centro di Venezia, il Lido, Murano e Punta Sabbioni. I suoi biglietti o titoli di viaggio sono acquistabili on line oppure presso le biglietterie proprie e le rivendite autorizzate. Anche qui, insomma, non c’è traccia di integrazione. Su questo, ha le idee chiare il titolare Fabio Sacco: «Se ne parlò, ma i criteri non erano oggettivi; e lo lasci a dire chi, come noi, non ha contributi pubblici».
È quindi impossibile parlare di integrazione tariffaria? «Guardando al passato ho qualche pregiudizio in proposito e poi bisognerebbe saper integrare in maniera corretta ed equilibrata acqua, gomma e rotaia».
Crede sarebbe un servizio utile per l’utente? «Questo sicuramente sì».
Conoscendo il sistema dei trasporti è impensabile credere di arrivarci? «Diciamo che non è impossibile, ma è abbastanza fantascientifico. Vuole un esempio? Quanti sono i Musei a Venezia? E poi le collezioni private e le chiese o i luoghi dove si paga un biglietto? Esiste forse la possibilità di acquistarne uno unico valido ovunque?». Determinante, come appare evidente sia dalle parole degli addetti ai lavori così come da quelle degli eletti nelle pubbliche istituzioni, diventa quindi la volontà politica. E’ fondamentale, quindi, la posizione della Regione Veneto e del suo presidente Luca Zaia: «Chiariamo subito che parlare di integrazione tariffaria e di biglietto unico regionale integrato, ovvero valido per tutti i vettori di trasporto pubblico locale, compreso il trasporto ferroviario attualmente gestito da TrenItalia, significa porsi di fronte a un processo di particolare complessità. Basti pensare che occorre dotare tutte le società di trasporto di un software e di un hardware omogenei di sistemi capaci cioè di dialogare fra di loro e che le società interessate in Veneto sono oltre 40».
A che punto siamo? «La Regione Veneto ha finora finanziato al 50 per cento la somma di 39 milioni necessari a rendere interoperabili le operazioni di emissione dei titoli di viaggio, vendita, validazione, ricarica, tracciabilità e rendicontazione dei titoli di viaggio basati su tecnologia elettronica. Il progetto ha interessato quasi tutto il territorio regionale e le aziende di TPL del Veneto. Per tutti i sistemi è stata compiuta la prova di interoperabilità e sono quindi tutti potenzialmente interoperabili. Se dico potenzialmente è perché ogni società di TPL continua ad operare con un proprio chip. Ma la realizzazione di un chip regionale e la sostituzione di quelli esistenti è operazione di facile realizzabilità economica e di contenuto impatto economico».
Cosa manca quindi per passare dall’interoperabilità fra sistemi al biglietto unico vero e proprio? «Il passaggio da interoperabilità dei sistemi alla integrazione tariffaria – cioè l’utilizzo dei titoli di viaggio biglietti e abbonamenti che consentono l’accesso a mezzi diversi e in ambiti diversi – ha bisogno di un sistema comune di regole e di rapporti che permettano, basandosi sulla stessa piattaforma tecnologica, operazioni cosiddette di clearing fra aziende diverse. Una integrazione tariffaria fra urbano ed extraurbano è già esistente a livello di singoli bacini provinciali dove operano aziende uniche, poi ci sono limitate esperienze a livello di integrazione treno gomma sull’asse Treviso-Venezia. Su scala regionale è dunque necessaria l’elaborazione di un sistema tariffario regionale che trovi applicazione sia tra le diverse aziende della gomma ma soprattutto fra queste e i gestori del servizio ferroviario. Un sistema che sia attrattivo per le clientela e non penalizzante per le aziende. Ma non basta. Per raggiungere una vera integrazione dei servizi a livello regionale o a livello di singolo bacino è necessaria, oltre all’integrazione tariffaria, anche una integrazione fisica, stazioni intermodali, eliminazione delle sovrapposizioni, integrazione e coordinamento degli orari di arrivi e partenze. Ci stiamo lavorando a testa bassa… Ma la volontà della Regione non basta, occorre che tutti gli operatori del settore compiano l’ultimo sforzo. Quello decisivo…».