Non semplici lampadari ma vere e proprie “sculture di luce”. Questa è la definizione che Claudio Vianello, “artista a 360 gradi” e titolare della art workshop Center Jesolo Lux, ha coniato per i lavori che realizza ed esporta in tutto il mondo
Nel nostro territorio ci sono storie del tutto singolari di personaggi che sono stati in grado di rendere complementari l’attività artistica e l’alto artigianato. Una di queste storie è quella di Claudio Vianello “artista a 360 gradi”, come ama definirsi, titolare di Center Jesolo Lux. Una carriera artistica, la sua, iniziata sui banchi del Liceo Artistico di Venezia e proseguita all’Accademia di Belle Arti dove si è formato sotto la guida di docenti come Renzo Marcato, Ferruccio Bortoluzzi, Rinaldo Frank-Burattin, Lucio Andrich, Fabrizio Plessi e Mario Guadagnino.
«Vengo da una famiglia umile – racconta – ma volevo fare l’artista e ho iniziato realizzando acqueforti. Poi però ho dovuto creare qualcosa che mi permettesse di coniugare l’espressione artistica con le esigenze della vita quotidiana. Nel 1977 ho così fondato la Center Jesolo Lux e fin da subito ho capito che l’arte dei lampadari non è molto distante dalla scultura e dalla pittura. Poi l’ispirazione mi ha guidato e ho iniziato a trasformare il lampadario classico in un prodotto diverso dai soliti standard. Da qui la scelta di definire queste opere “Light Sculptures”, ovvero sculture di luce. Perché si tratta di veri e propri pezzi unici connotabili come opere d’arte esclusive dove dentro ad ognuna ci metto del mio».
Ci racconta più nello specifico cosa caratterizza i suoi lavori? «Ho iniziato a lavorare su nuove forme e nuove concezioni, disegnando e realizzando personalmente tutti i modelli. Una continua ricerca e sperimentazione partita dall’utilizzo del vetro colorato e che attualmente passa attraverso l’accostamento tra la tradizione millenaria del vetro di Murano e il Cristallo Swarovski».
Come è arrivata la consacrazione all’estero? «Nel 1982, a Dubai, ho tenuto la prima importante esposizione dove ho esibito le sculture luminose e da un certo punto di vista quello si è rivelato il mio trampolino di lancio per il mercato internazionale. Oggi lavoro quasi esclusivamente per committenti esteri e molto spesso realizzo opere su specifiche richieste da parte dei clienti».
Oggi quali sono i Paesi che richiedono maggiormente i suoi lavori? «Attualmente vendo negli Emirati Arabi, in Giappone e soprattutto in Russia, il mercato più importante perché si tratta di una clientela che ama la qualità ed il made in Italy. Per farmi conoscere e vendere in questi paesi utilizzo soprattutto la tradizionale partecipazione alle fiere».
Quali soddisfazioni le ha regalato la sua vita artistica/professionale? «Non nascondo che sapere che le tue opere finiscono in giro per il mondo nelle case di persone famose ed importanti è una bella soddisfazione. A questo aggiungo qualche chicca: per esempio il fatto che i miei lampadari siano stati utilizzati per le scenografie di film come “Io Don Giovanni” di Carlos Saura».
In giro per il mondo quanto è apprezzata la tipicità locale veneziana? «Moltissimo, anzi potremmo dire che, nello specifico, il vero lampadario è solo veneziano. Non ce n’è per nessuno rispetto al vetro di Murano. Anche per questo presento orgogliosamente i miei prodotti come “made in Veneto”. L’unico rammarico è che se all’estero ci apprezzano così tanto, qui in casa nostra, quello artigianale non è un lavoro celebrato e omaggiato così come dovrebbe essere».
Quali numeri caratterizzano la sua attuale produzione e quali sono i propositi per il futuro più prossimo? «Attualmente realizzo 5/600 sculture all’anno di diverse grandezze e diverso prezzo, oscillabile tra i 300 e i 70 mila euro. Nell’immediato sto cercando di far realizzare una particolare goccia di vetro con la mia firma colata all’interno. Questo per creare un lampadario nuovo, che possa permettere di dire nel tempo dire: questa è un’opera di Claudio Vianello. La nuova collezione verrà presentata l’anno prossimo al salone del mobile e della luce “Euroluce” di Milano nell’anno dell’Expo 2015. Un auspicio per il futuro sarebbe invece quello di poter esporre alla Biennale d’arte di Venezia le mie sculture. A parte questo sono in ogni caso contento perché, anche se quando smetterò non ci sarà chi continuerà il mio lavoro, posso dire di aver lasciato comunque un segno, che resterà nel tempo, nella produzione artistica Veneta e sopratutto, mondiale».