Nei processi di internazionalizzazione delle aziende sempre più gioca un ruolo fondamentale l’attività svolta dalle agenzie di spedizioni per aiutare a districarsi nel complesso mondo della burocrazia doganale. Ci spiega rischi e vantaggi di questa attività la Fiorini Omnia Service di Marghera, realtà leader del settore
La figura dello spedizioniere doganale, può aiutare le piccole, medie e grandi imprese che si occupano di import/export, nel processo di conoscenza di quelle corrette prassi che possono risultare determinanti per il successo di una azienda». A pronunciare queste parole è Luca Fiorini, Presidente di Fiorini Omnia Service di Marghera, agenzia di spedizioni fondata nel 1920 e oggi leader del settore. Un settore che si confronta con una burocrazia in continua evoluzione e la cui importanza troppo spesso viene sottovalutata dalle aziende stesse. «La nostra è una specializzazione di nicchia non conosciuta, non sufficientemente valorizzata, ma importante nei processi di internazionalizzazione delle aziende, che in realtà hanno sempre maggiore bisogno di un accompagnamento del genere. Sarebbe auspicabile a tal proposito che le associazioni di categoria evidenziassero alle aziende associate quanto questi aspetti che sembrano accessori, siano invece fondamentali nel processo quotidiano dei flussi import/export».
Più nel concreto in cosa si articola questa attività di spedizionieri doganali? «Gli spedizionieri specializzati quali noi siamo, svolgono per conto delle aziende, tutta una serie di attività doganali di primaria importanza. L’attuale legislazione in merito, infatti, comporta di ottemperare a formalità che possono avere importanti ripercussioni sulle aziende stesse. Di fatto conduciamo per mano gli importatori allo svolgimento di attività prodromiche all’arrivo della merce stessa in dogana. Vi è infatti tutta una legislazione relativa a obblighi di etichettatura, di marcatura, di certificazione di provenienza, oltre che opportunità legate per esempio alla sospensione temporanea del pagamento dei dazi all’importazione, per le quali è bene affidarsi a spedizionieri specializzati».
Quali sono i rischi per le aziende se questi aspetti non vengono gestiti correttamente? «Il primo rischio è che la merce importata resti bloccata in dogana con varie conseguenze che vanno dallo svantaggio economico, all’impossibilità di rispettare i tempi di consegna. Il pericolo è inoltre che per un mero errore in buona fede, quale un errore di calcolo, di imputazione della valuta, etc una azienda finisca per pagare ammende pesantissime. Si pensi che l’etichettatura non corretta delle merci può portare a sanzioni che vanno da 25.000 a 250.000 euro oltre alla necessità di rivolgersi ad un legale».
Può farci qualche altro esempio concreto? «Se l’azienda che importa un marchio conosciuto e registrato non è titolare di quel marchio, senz’altro la dogana richiederà all’azienda importatrice la licenza per introdurre e commercializzare quel marchio. Si tratta di una utile attività di controllo introdotta per evitare contraffazione o usurpativa dei marchi, che però se non conosciuta dall’azienda importatrice può rivelarsi problematica da affrontare».
Rivolgersi ad uno spedizioniere può però portare anche dei vantaggi per le aziende che importano. Ce ne può illustrare alcuni? «Per esempio il Codice Comunitario prevede delle agevolazioni per le aziende che si occupano di trasformare i beni su suolo comunitario per poi riesportarle. Un altro tipo di assistenza da parte degli spedizionieri consiste quindi anche nel consigliare in merito a questo oltre che sulle possibilità di sospensione dei dazi, sullo spostamento delle formalità doganali presso il proprio impianto anziché in dogana stessa, o sulla possibilità di beneficiare dello status di esportatore autorizzato. Altra attività accessoria che possiamo offrire ai nostri clienti è quella del magazzino doganale per il quale possiamo disporre di una struttura da 3000 metri quadri qui a Marghera, o il ricorso al Deposito IVA, al fine di porre i beni importati nell’identico status “fiscale” di quello delle merci prodotte in Italia, senza dover ricorrere a segregazioni dei beni o porre in essere complicate attività».
Sulla base della vostra esperienza diretta è possibile stilare una graduatoria dei Paesi dai quali è più problematico importare? «A seconda dei paesi d’origine ci sono della attenzioni particolari e dei diversi livelli di dazi da applicare. Ci sono dei paesi in via di sviluppo dove non si paga nulla in termini di dazi, ce ne sono altri dove invece il dazio si paga pieno. Diciamo che è più problematico importare dai paesi dove scarseggiano servizi e strutture come per esempio la Cambogia. Viceversa è molto semplice farlo dalla Cina, nonostante fino a pochi anni fa fosse molto complicato, così come è molto semplice importare dall’India. Non è comunque il prodotto a determinare il livello di difficoltà, quanto la qualità dei servizi di comunicazione e trasporto».
Cosa fa maggiormente la differenza nella qualità del servizio che erogate alle aziende? «Noi spedizionieri dobbiamo prendere decisioni velocemente perché le merci devono muoversi rapidamente. Ci affidiamo alla nostra esperienza e anche ad una piccola dose di sana spregiudicatezza. C’è poi una frase di un mio collega specializzato in spedizioni aeree che mi piace citare: “Noi siamo come le agenzie di viaggi ma con una maggiore difficoltà: le merci non parlano: se una persona non riesce ad imbarcarsi la prima cosa che fa è farsi sentire, viceversa le merci restano lì e se sono deperibili muoiono pure”. Questo per dire che lo spedizioniere deve cercare di anticipare ogni probabile sorgente necessità e saperla governare con decisioni immediate. Dobbiamo in sostanza identificarci molto spesso con l’azienda nostra cliente e sentirci parte integrante della medesima».