L’attore padovano Roberto Citran ripercorre gli esordi e fotografa il fermento attuale attorno alla Città del Santo.
Parlando per la prima volta, dopo la sua morte, dello stretto legame con un altro padovano illustre: l’amico regista Carlo Mazzacurati
Erano i primi anni Settanta quando in uno scantinato del centro di Padova Roberto Citran e Carlo Mazzacurati fecero conoscenza. Erano due studenti, entrambi appassionati di musica. Citran suonava la chitarra, Mazzacurati la batteria. Nasce da qui il lunghissimo rapporto di amicizia e di lavoro tra uno degli attori veneti più affermati e il regista padovano scomparso qualche mese fa. Un binomio forte, profondo, fraterno per Citran che festeggia 35 anni di carriera sul palcoscenico dei teatri italiani, traguardo che celebra lavorando al suo nuovo film che avrà come regista Graziella La Rosa e che verrà girato tutto in Veneto.
Citran, dopo 35 anni di recitazione ogni tanto si guarda indietro?
«Lo faccio continuamente. Ma se dovessi mai ripercorrere questo lungo percorso rifarei tutto, anche gli stessi passi e gli stessi errori. Anzi, ci cado e ci ricado continuamente, sono un tipo recidivo. Direi quasi ossessionato da ripetere gli stessi errori che ho commesso in passato, non solo nel lavoro ma anche nella vita. Perché? Siamo essere umani».
Padova sembra essere un po’ l’ombelico del mondo del cinema italiano in questi mesi? E Citran è nato a Padova…
«Mi sono stupito anche io di questo. Negli ultimi dieci, quindici anni c’è stato un evolversi di nuove leve. Quando io e Mazzacurati iniziammo da Cinema Uno, ne gestivamo la programmazione e il sogno di allora era fare dei film un domani. Siamo riusciti a farlo: prima uno autoprodotto da Carlo e poi Notte Italiana prodotto da Nanni Moretti, scritto da Carlo e con il soggetto di Enzo Monteleone. Il nostro grande sogno si realizzava. A distanza di anni quando per noi era diventato ormai il lavoro quotidiano. C’è sempre stato attorno alle nostre figure un fermento con personaggi come Claudio Cupellini, Andrea Segre, Alessandro Rossetto, Enrico Lando che sono nati a traino di quanto aveva seminato Mazzacurati. Di sicuro c’è stata una proliferazione e sono ben felice di vedere che questa terra, adesso, offre così grande qualità cinematografica. Non solo nella regia ma anche nella recitazione. E di questo non provo certo invidia ma solo orgoglio, compiacimento».
Citran e Mazzacurati un rapporto che definirebbe come?
«Subito dopo la sua morte non ho voluto rilasciare interviste perché mi sono chiuso nel lutto con la sua famiglia. Essendo lui un personaggio così lontano dal caos mediatico so che non gli sarebbe piaciuto sentirsi ogni giorno sulla bocca di tutti. La nostra è stata un’amicizia fraterna, nata molto prima del mestiere e del lavoro che poi abbiamo condiviso negli anni. La prima volta che l’ho incontrato avevo 15 anni. Ero stato invitato da un compagno di scuola a fare una specie di flash mob, per dirla ai giorni nostri, ma sinceramente ancora oggi non so cosa fosse quel casino che avevamo messo su: ricordo soltanto che per due ore e mezza abbiamo suonato quello che ci veniva in mente. Io ero alla chitarra, Carlo alla batteria. Poi iniziammo a frequentarci, trovando molte cose e molti sogni in comune. E con Cinema Uno all’università partì la nostra avventura. Ho fatto di tutto con lui, ero una sorta di aiuto regista oscuro, sono sempre stato presente in tutti i suoi film. Ognuno con il suo ruolo, lui regista io attore. Una perdita enorme, personale e professionale».
Citran e la cinematografia in Veneto: quanti sono i film in cui ha recitato nella sua regione?
«A parte “Io sono Lì” di Segre, gli altri tutti con Mazzacurati. Ne conto una decina circa. Con i soggetti più diversi. Nell’ultimo, uscito pochi giorni fa, “La sedia della felicità” l’ho vissuto con un respiro particolare. Nel periodo delle riprese ricordo che la produzione mi chiamava e mi chiedeva se volevo farmi venire a prendere in albergo da un macchina. Io risposi: “No lasciate stare. Vado a dormire da mia sorella e vengo in bicicletta.” L’ho trovata una cosa sana, che mi ha regalato un senso di normalità, mi sono sentito me stesso, a casa mia. E ho lavorato pure meglio».
Cinema, teatro, televisione: cosa regala più emozione?
«Sto facendo molto teatro in questo ultimo periodo ed ho capito molte cose in più perché mi mancava la continuità. La recitazione sul palco del teatro, quella che fai ogni sera, ripetutamente, dà una ricchezza di un passo in più, ti permette di esplorare continuamente all’interno di un testo e ti dà la possibilità di migliorarti e correggerti. E il pubblico è un esame continuo da sostenere e superare».
La Grande Bellezza, oscar meritato?
«Direi di sì. Film che ha un linguaggio nuovo per certe cose che vuole dire. Sorrentino ha una grande mano che pochi hanno al giorno d’oggi quando devono dirigere un film».
Il futuro di Citran cosa offre?
«Adesso come adesso la mia voglia più grande è andare in pensione e svernare alle Canarie. Nel frattempo, invece, sto preparando uno spettacolo con il Teatro Stabile Verona assieme a Paolo Valerio e Chiara Caselli la cui tournée inizierà a Napoli a metà giugno. Poi continuo con le repliche del mio monologo tratto dal libro di Claudio Fava “Nel nome del padre”. Tra qualche mese, infine, inizieranno le riprese del prossimo film per la regia di Graziella La Rosa: le riprese saranno tutte in Veneto tra Venezia, Burano e Castelfranco e il soggetto sarà la crisi economica e la storia di un veneto tormentato dai problemi economici».
ROBERTO CITRAN
Nato a Padova il 26 gennaio 1955. Ha iniziato a fare teatro nel 1979, sempre nella sua città. Ha all’attivo oltre 50 film più 20 serie Tv o film per la Tv. Oltre allo stretto legame professionale e personale con Carlo Mazzacurati ha anche lavorato, tra gli altri, con registi come Simona Izzo, Ricky Tognazzi, Cristina Comencini, Davide Ferrario, Cinzia Th. Torrini, Giulio Base, Maurizio Zaccaro, Silvio Soldini, Francesco Rosi, Enzo Monteleone, Francesca Archibugi, Massimo Venier, Stefano Landini, Andrea Segre, Davide Marengo.
Sopra, Roberto Citran con Angela Finocchiaro sul set di “Lezioni di volo”
Sopra, una scena de “Il Papa buono”
film di Ricky Tognazzi con Bob Hoskins, Carlo Cecchi, Roberto Citran, Fabrizio Vidale, Sergio Bini Bustric,
Chiara Caselli.
Serie TV, Drammatico – Italia 2003
Sopra una scena de “Il Toro”
film di Carlo Mazzacurati
Con Diego Abatantuono, Roberto Citran, Marco Messeri, Alberto Lattuada.
Commedia – Italia 1994
A fianco una scena de “Il mandolino del Capitan Corelli”
film di John Madden. Con Nicolas Cage, Penelope Cruz,
John Hurt, Christian Bale, David Morrissey, Roberto Citran.
Titolo originale: Captain Corelli’s Mandolin.
Sentimentale – USA 2001