Condivisione di dati, vaccini, tecnologie e un sistema internazionale per evitare gli errori del Covid. Ma resta intatta la sovranità nazionale
Trovare il punto di incontro è stato tutt’altro che semplice, come conferma la necessità di 13 cicli formali di incontri e la serie di negoziati informali e intersessione che hanno caratterizzato i 3 anni di trattative seguiti all’istituzione, nel dicembre 2021, in piena pandemia, dell’Organismo Negoziale Intergovernativo (Inb). E, a voler essere puntigliosi, manca ancora l’approvazione finale e la seguente adozione dello strumento, attesa dopo l’esame della bozza da parte della 78^ assemblea generale, al via il prossimo 19 maggio 2025.
Ma gli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sono finalmente riusciti a compiere un importante passo avanti negli sforzi per rendere il mondo più sicuro dalle pandemie. “Le Nazioni del mondo hanno fatto la storia a Ginevra, oggi”, ha sottolineato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, annunciando la definizione della bozza dell’accordo che mira a rafforzare la collaborazione globale sulla prevenzione, la preparazione e la risposta alle future minacce pandemiche.

Le 3 parole d’ordine e il Pabs
Il punto d’incontro è stato raggiunto con un documento che si basa principalmente su 3 parole d’ordine (equità, trasparenza e cooperazione) per evitare il ripetersi di situazioni di disparità come quelle viste durante il Covid. “Nel raggiungere il consenso sull’accordo pandemico – riprende Ghebreyesus – le Nazioni non solo hanno messo in atto un accordo generazionale per rendere il mondo più sicuro, ma hanno anche dimostrato che il multilateralismo è vivo e vegeto e che nel nostro mondo diviso possono ancora lavorare insieme per trovare un terreno comune e una risposta condivisa alle minacce condivise”. Le proposte contenute nel testo affrontano diversi aspetti.
Tra questi, il punto centrale è sicuramente l’istituzione di un Sistema di accesso agli agenti patogeni e di condivisione dei benefici (Pabs), che verrà garantito dall’impegno richiesto ai singoli Stati sulla condivisione delle informazioni, ma anche di vaccini e altri prodotti sanitari. Attraverso la nuova piattaforma sarà cioè possibile trasmettere rapidamente i dati disponibili sugli agenti patogeni con le aziende farmaceutiche, abbreviando in tal modo i tempi di studio ed elaborazione dei farmaci per contrastarli.
Le misure previste contro le future pandemie
Con il documento si mira inoltre all’adozione di misure concrete sulla prevenzione della pandemia, comprendendo anche attraverso un approccio One Health, e alla costruzione di capacità di ricerca e sviluppo geograficamente diversificate. Si vuole poi facilitare, sulla base di condizioni concordate reciprocamente, il trasferimento delle tecnologie, con le relative conoscenze, e delle competenze per la produzione di prodotti sanitari correlati alla pandemia, in particolare verso i Paesi in via di sviluppo, la mobilitazione di una forza lavoro di emergenza sanitaria nazionale e globale qualificata, addestrata e multidisciplinare, l’istituzione di un meccanismo finanziario di coordinamento.
Ancora, l’adozione di misure concrete per rafforzare la preparazione, la prontezza e le funzioni e la resilienza del sistema sanitario e l’istituzione di una catena di approvvigionamento globale e di una rete logistica.
“Sono felicissima – ha commentato la co-presidente dell’Inb, Precious Matsoso – dell’unione dei Paesi, provenienti da tutte le regioni del mondo, attorno a una proposta per aumentare l’equità e, quindi, proteggere le generazioni future dalle sofferenze e dalle perdite che abbiamo subito durante la pandemia di Covid-19”.
Vaccini e mobilità: decideranno gli Stati
In questo quadro di cooperazione internazionale, la proposta ribadisce però la sovranità dei Paesi nell’affrontare le questioni di salute pubblica all’interno dei loro confini e prevede che nulla nel progetto di accordo deve essere interpretato nel senso di fornire all’Oms alcuna autorità per dirigere, ordinare, modificare o prescrivere leggi o politiche nazionali, o imporre agli Stati di intraprendere azioni specifiche.
In tal senso, il riferimento va espressamente ad alcune delle misure più contestate adottate in occasione della gestione del Covid. I singoli Governi saranno dunque liberi di prendere decisioni autonome per esempio in materia di obblighi vaccinali, visto che l’Oms non potrà imporre mandati di vaccinazione o misure terapeutiche o diagnostiche. Così come, in questo caso sul fronte della mobilità, l’autorità sanitaria sovranazionale non avrà la facoltà di costringere a vietare o accettare viaggiatori, né di attuare blocchi. I Paesi, in base alle risorse economiche disponibili, saranno semplicemente chiamati ad adottare piani strutturati per rafforzare le capacità di risposta alle crisi sanitarie e le proprie capacità di prevenzione e sorveglianza delle pandemie.
Alberto Minazzi