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MISP: la strategia del Nordest contro la plastica in mare

MISP: la strategia del Nordest contro la plastica in mare

Reti da pesca, plastica monouso e microplastiche minacciano biodiversità e paesaggio. Un progetto  punta a fermare l’inquinamento a monte: dai fiumi

La mole di rifiuti prodotti dalle attività antropiche, sempre crescente, ha portato i mari a diventare le più grandi discariche del pianeta, soprattutto per quanto riguarda la plastica.
Tra questi c’è anche il Mediterraneo che, come evidenzia Greenpeace, da numerose ricerche risulta essere tra i mari più contaminati a livello globale ed è considerato un hot-spot di accumulo di microplastiche le cui concentrazioni, in alcune aree di questo bacino semichiuso con pochi scambi con altri oceani, sono paragonabili a quelli dei grandi vortici oceanici.
Come arginare il problema?

Partire dai fiumi

La risposta arriva dall’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali, ed è determinata: la soluzione deve partire nei fiumi, veri e propri vettori di inquinamento marino trasportando ogni anno milioni di rifiuti verso i mari europei.
A farne le spese è anche l’Adriatico, dove l’inquinamento derivante dalla plastica minaccia la biodiversità, il paesaggio e la qualità delle acque. E’ nato così il progetto MISP, realizzato in collaborazione con Veritas e il Consorzio di bonifica Acque Risorgive.

La situazione del Mare Adriatico

Il progetto MISP, letteralmente Misure Sperimentali nei corsi d’acqua del Distretto Alpi Orientali per la cattura dei rifiuti e delle Plastiche galleggianti, rientra nei finanziamenti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica previsti dalla “Legge Salvamare” n.60/2022. La situazione è allarmante: già a metà del 2021 nel report di Greenpeace “Plastic Litter in the Adriatic Basin” un’analisi effettuata lungo le coste italiane calcolava in Adriatico le maggiori densità di rifiuti spiaggiati con 590 oggetti in 100 metri, tra i quali risultavano più frequenti gli attrezzi da pesca. Anche per quanto riguarda i rifiuti galleggianti, indagini comparate in diverse zone marine circostanti la penisola hanno messo in luce che in Adriatico si raggiungono le densità più elevate con più di 52 oggetti rilevati per chilometro quadrato.

plastica
Nei fondali le maggiori densità di rifiuti si riscontrano negli ambienti costieri entro i 30 metri di profondità. Il 50% dei rifiuti in plastica è rappresentato da reti da pesca e retini tubolari per l’allevamento delle cozze assieme a imballaggi e confezioni monouso come sacchetti, bicchieri e bottiglie.

Barriere sui corsi d’acqua e una barca raccogli rifiuti galleggianti

Studi recenti sui fiumi veneti evidenziano una maggiore produzione di rifiuti plastici nelle aree maggiormente urbanizzate, con una presenza fortemente legata alla piovosità e alla gestione dei deflussi. Per un futuro più sostenibile delle acque dei mari diventano quindi di significativa importanza le azioni di prevenzione a partire dai fiumi. La Laguna di Venezia è un ecosistema unico che dal 1987 fa parte del patrimonio Unesco ed è protetta dalla Rete natura 2000. Il progetto MISP prevede che si intervenga su diversi fronti a cominciare dall’installazione di barriere galleggianti in alcuni corsi d’acqua del bacino scolante nella Laguna di Venezia per raccogliere i rifiuti trasportati dalla corrente. E’ previsto che siano testate diverse tipologie di dispositivi nei vari siti che fanno parte del progetto per valutare la loro efficacia. Da parte sua Veritas mette a disposizione una imbarcazione a basso impatto ambientale. Il natante, attivo in Laguna e in alcune foci fluviali, è dotato di un innovativo sistema per raccogliere i rifiuti galleggianti. Una volta recuperati seguirà l’opportuna e regolare quantificazione e smaltimento di quanto raccolto.

I fiumi sorvegliati speciali

Non solo. La società Nauta RCS di Milano ha il compito di condurre uno studio sui percorsi preferenziali dei rifiuti per tracciare i percorsi e le zone di accumulo. Si provvederà inoltre a svolgere una quotidiana azione di monitoraggio per agire in maniera più mirata durante la raccolta dei rifiuti. L’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali svolge attività di pianificazione per la tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche e degli ambienti acquatici, oltre alla pianificazione delle azioni necessarie per la difesa idrogeologica e la realizzazione delle mappe della pericolosità e del rischio. Opera su un territorio di circa 40 mila km quadrati divisi tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. A quest’area, nella quale vivono 7 milioni di persone, appartengono 14 bacini idrografici, tra i quali i maggiori sono Adige, Brenta-Bacchiglione, Piave, Tagliamento e Isonzo.

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