Salute +

Sarà l'aviaria la nuova “malattia X”?

Sarà l'aviaria la nuova “malattia X”?

I timori su una possibile pandemia legata al virus H5N1 espressi dall’agenzia per la sicurezza della salute del Regno Unito dopo la positività di una pecora

A differenza del Sars CoV-2, che si presentò a fine 2019 come un’insidia fino a quel momento del tutto nuova, il virus H5N1 è ben noto agli scienziati da oltre 25 anni, essendo emerso per la prima volta negli anni ’90 dello scorso secolo.
Come tutti i virus, però, anche quello che provoca l’influenza aviaria si evolve. E i recenti sviluppi, in particolare la fresca notizia della positività riscontrata in una pecora di un gregge abbattuta nello Yorkshire, hanno spinto le autorità sanitarie del Regno Unito, dopo l’esortazione a predisporre adeguate contromisure pubblicata dagli esperti in una lecture su “Science”, a esprimere pubblicamente le proprie preoccupazioni riguardo alla possibilità che sia proprio legata a questo agente patogeno la temuta, ma purtroppo attesa, “malattia X” in grado di scatenare una nuova pandemia.
“Ha il potenziale per scatenare un’emergenza globale simile al Covid”, ha dichiarato al riguardo, nel corso di un evento a Manchester, Richard Pebody, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Health Security Agency (Ukhsa), l’agenzia per la sicurezza della salute britannica.

L’evoluzione del virus dell’aviaria

Il processo di cambiamento verso il salto di specie che sta compiendo H5N1 è assolutamente in linea con l’evoluzione dei virus.
“Le sue caratteristiche – ha sottolineato Pebody – negli ultimi 3-4 anni sono cambiate”. Quello di cui è stata data notizia nelle ultime ore è stato il primo contagio di una pecora, emerso, come spiega il Governo britannico, nel corso di un controllo di routine del bestiame di allevamento, in una zona in cui la forma altamente patogena del virus era già stata confermate in uccelli in cattività. Al momento non risultano altri casi all’interno del gregge ma, invitando gli allevatori alla massima attenzione nei confronti di potenziali focolai, il Department for Environment, Food and Rural Affairs ha ricordato che non è la prima volta in cui l’influenza aviaria è stata rilevata nel bestiame. I casi più noti sono in particolare quelli dei bovini da latte in alcuni allevamenti statunitensi, dove, poco meno di 2 mesi fa, è stato individuato nel bestiame del Nevada anche un secondo ceppo del virus, diverso da quello diffusosi lo scorso anno, infettando oltre 950 mandrie in 16 Stati.

Bassetti: “H5N1 si sta progressivamente avvicinando agli esseri umani”

“L’influenza aviaria è un virus molto furbo. Da quando abbiamo iniziato a conoscerlo H5N1 ha fatto davvero tanti giri e ha compiuto tante mutazioni: dal pollo all’anatra selvatica ha attraversato un po’ tutte le specie animali, tra cui i mammiferi e adesso è sempre più vicino all’uomo – ha commentato il virologo Matteo Bassetti -. Si sta progressivamente avvicinando agli esseri umani e quindi bisogna cercare di prevenire quelle che possono essere le conseguenze di una possibile futura pandemia, organizzandoci con farmaci attivi, perché quelli che abbiamo sembra non funzionino tanto bene, perché questo virus è diventato resistente, vaccini per allevatori, animali, ma anche un domani per le persone se H5N1 dovesse disseminarsi. E poi – ha concluso – strategie di contenimento, organizzazione sanitaria, organizzazione di quello che può essere l’atteggiamento da avere nel momento in cui il virus dovesse diventare un’influenza, un problema respiratorio e le persone iniziassero a contagiarsi una con l’altra”.

aviaria
Il direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova Matteo Bassetti

In Europa è scattata l’allerta

A gennaio, il virus dell’aviaria è stato riscontrato anche in un gatto italiano, che viveva a stretto contatto con il pollame nel Bolognese. Sono dunque diverse le specie coinvolte. Uomo compreso.
Al riguardo, il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato il picco di casi, dal 2015, toccato nel 2024: 81 persone contagiate, di cui 66 negli Usa. E quest’anno ci sarebbero stati anche 3 decessi per influenza aviaria, come quello appena confermato di un bambino cambogiano di 3 anni.
“Fortunatamente il virus non ha sviluppato l’abilità di trasmettersi tra gli esseri umani”, aveva commentato i dati 2024 il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Aggiungendo però subito: “Ma potrebbe essere solo questione di tempo”. Ecco perché, anche dopo il primo caso di infezione umana registrato a inizio anno in Europa, nella regione delle West Midlands britanniche, pur restando basso il rischio dell’uomo le autorità del Regno Unito hanno intensificato il lavoro per assicurare la protezione dei cittadini. E anche nell’Unione Europea è scattata l’allerta. “La Commissione si prepara alla minaccia”, ha dichiarato il commissario Ue per la Salute, Oliver Varhely.

Sono 24 i virus mortali in grado di scatenare la “malattia X”

Sul fronte aviaria, dal mondo della ricerca arrivano intanto interessanti novità, come lo studio statunitense che ha evidenziato, nei topi, l’elevata efficacia di un antivirale per bloccare la malattia o quello italiano sulla possibilità di ridurre del 94% l’infettività del virus, inattivandolo attraverso l’utilizzo le onde elettromagnetiche.
È però al tempo stesso innegabile che questo virus non è l’unico patogeno potenzialmente pandemico.
Proprio l’Uksha ha recentemente stilato una lista di 24 virus mortali che potrebbero rappresentare in futuro la temuta “malattia X” in grado di scatenare un nuovo contagio globale simile a quello del Covid-19. E così, partendo dall’esperienza della diffusione del virus di Marburg in Ruanda nel 2024, un gruppo di lavoro italiano ha affinato un modello di riferimento su come intervenire per bloccare preventivamente le nuove possibili emergenze sanitarie. Come spiega l’articolo pubblicato sulla rivista “Nature”, secondo gli studiosi è fondamentale investire in sistemi di monitoraggio, formazione del personale e tecnologia diagnostica per anticipare la diffusione dell’infezione e implementare efficaci misure di contenimento.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  aviaria, pandemia