La Nasa ha comunicato il successo del lancio dell’osservatorio di astrofisica che proverà a spiegare le origini del nostro universo e la storia delle galassie
“Per tutta la storia, gli umani si sono posti domande come “Come siamo arrivati qui?” e “Siamo soli?”. Penso che sia incredibile che siamo vivi in un momento in cui abbiamo gli strumenti scientifici per iniziare effettivamente a rispondere”. Con queste parole, James Fanson, project manager di Nasa-Jpl per la missione “SPHEREx”, ha illustrato il senso dell’ambiziosa nuova avventura spaziale che ha preso il via con il lancio, avvenuto con successo l’11 marzo dalla Vandenberg Space Force Base in California, dei razzo SpaceX Falcon 9. A bordo del vettore, insieme ai 4 piccoli satelliti della missione “Punch” che si concentreranno su come l’atmosfera esterna del sole diventi vento solare, è stato infatti portato in orbita il più recente osservatorio di astrofisica spaziale dell’ente statunitense che proverà a studiare le origini del nostro universo e la storia delle galassie, cercando gli ingredienti della vita nella nostra.

La missione “SPHEREx”
Dopo un periodo di checkout di circa un mese, in cui ingegneri e scienziati controlleranno il corretto funzionamento del veicolo spaziale, “SPHEREx” inizierà la sua missione principale vera e propria, la cui durata prevista è di 2 anni. L’osservatorio spaziale Nasa è chiamato a effettuare un vero e proprio “sondaggio all-sky” da cui trarre le scoperte scientifiche che “attendiamo con impazienza, comprese le intuizioni su come è iniziato l’universo e dove risiedono gli ingredienti della vita”, ha commentato il direttore della Nasa-Jpl, Laurie Leshin. La missione è progettata per operare in un’orbita bassa terrestre in modo che il Sole rimanga sempre nella stessa posizione rispetto alla navicella spaziale. Ciò consentirà di mantenere il telescopio di “SPHEREx” protetto dalla luce e dal calore del Sole, per evitare l’inibizione delle osservazioni.

Cosa farà “SPHEREx”
Come spiega la Nasa, per raggiungere i suoi obiettivi scientifici ad ampio raggio, “SPHEREx” creerà ogni 6 mesi una mappa tridimensionale dell’intero cielo celeste. In questo modo, si otterrà un’ampia prospettiva utile a integrare il lavoro dei telescopi spaziali che osservano sezioni più piccole del cielo in modo più dettagliato, come il telescopio spaziale James Webb della Nasa e il telescopio spaziale Hubble. A tal fine, sarà utilizzata la tecnica della spettroscopia, attraverso la quale verrà misurata la distanza da 450 milioni di galassie nell’universo vicino e verrà esaminata la nostra galassia alla ricerca, sulla superficie dei granelli di polvere interstellare negli agglomerati di gas e polvere chiamate nuvole molecolari, di serbatoi nascosti di ghiaccio d’acqua e altre molecole, come l’anidride carbonica e il monossido di carbonio, che sono essenziali per la vita come la conosciamo.

Dalle osservazioni ai risultati
Oltre a fornire una contabilità più dettagliata dell’abbondanza di questi composti congelati, “SPHEREx” aiuterà i ricercatori a rispondere a domande tra cui quelle su come il ghiaccio inizia a formarsi in profondità nelle nuvole molecolari, su come l’abbondanza di acqua e altri ghiacci cambia con la densità di una nuvola molecolare e su come tale abbondanza cambia una volta che si forma una stella. La missione misurerà inoltre il bagliore collettivo totale di tutte le galassie dell’universo, fornendo nuove informazioni su come le galassie si sono formate e si sono evolute nel tempo cosmico. L’analisi scientifica dei dati ottenuti attraverso oltre 9 milioni di osservazioni sarà condotta da un team di scienziati situati in 10 istituzioni negli Stati Uniti, 2 in Corea del Sud e 1 a Taiwan.
Alberto Minazzi