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Giornata del sonno: la scienza celebra il riposino dopo pranzo

Giornata del sonno: la scienza celebra il riposino dopo pranzo

Tra i vantaggi sottolineati da recenti studi, la “siesta” aumenta il cervello e allunga la vita. Le regole da rispettare

Lo si chiami “pennichella” (come si usa alle nostre latitudini), “siesta” (tipica dei costumi dei Paesi del Centro e del Sud America), “hirune” (il breve momento di sonno all’ora di pranzo che si usa in Giappone) o “power nap” (il termine coniato dallo psicologo della Cornell University, James Maas), il risultato non cambia.
In gran parte delle culture del Mondo, il sonnellino postprandiale è una vera e propria tradizione che, dicono gli scienziati, si lega addirittura a un istinto primordiale. Nella fascia oraria tra le 13 e le 14, infatti, nell’organismo si registra un leggero abbassamento della temperatura corporea, che riduce la nostra vigilanza e ci induce in tal modo al sonno.
Le grandi aziende tecnologiche mondiali, così, si sono dotate di “nap pod”, letteralmente “capsule per il pisolino”, per permettere ai dipendenti di riposarsi sui posti di lavoro. E queste abitudini sono state rivalutate anche dagli studi scientifici, che ne hanno sottolineato i molteplici benefici.

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Rendere la salute del sonno una priorità

Se la “voglia di pisolino” dura tutto l’anno, tra gli effetti che si legano al ritorno della bella stagione c’è però indubbiamente anche quel pizzico di sonnolenza in più che le temperature più miti inducono nell’organismo. Non a caso, si è scelta la data, che quest’anno cade il 14 marzo, del venerdì che precede l’equinozio per la celebrazione del “World Sleep Day”, la Giornata mondiale del sonno. Un appuntamento, dedicato alla cultura e alla consapevolezza dell’importanza del sonno, per il quale è stato scelto nel 2025 il tema “Rendere la salute del sonno una priorità”.
“Le prove scientifiche – scrivono gli organizzatori sul sito ufficiale della Giornata – sono chiare: il tuo sonno è essenziale per la salute e il benessere. Un buon sonno promuove il benessere e la resilienza, mentre il cattivo sonno ha un impatto negativo su quasi tutti gli aspetti del corpo e della mente”. “Il tuo sonno – è la conclusione – è importante quanto la nutrizione e l’esercizio fisico. È ora di rendere la salute del sonno una priorità”.

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Le “regole” di un buon “power nap”

A tal fine, si suggeriscono, come punto di partenza, 3 punti. Il primo è quello di mantenere un programma di sonno regolare. In secondo luogo, va creato un ambiente rilassante per dormire. Infine, durante la giornata, va fatta una riflessione, chiedendoci se ci sentiamo riposati. Ed è in questa prospettiva che si inseriscono i consigli per rendere efficace un “sonnellino rigenerante” a metà giornata, ma non oltre le ore 15, per non condizionare il sonno notturno. In primo luogo, la durata del riposino deve essere breve ma non brevissimo. Sotto i 5′ di sonno, infatti, non si registra alcun miglioramento delle prestazioni cognitive come memoria, concentrazione e vigilanza per un periodo fino a 2,5 ore dal risveglio. È indicato quindi un riposino tra i 10′ e i 20′, quando il sonno resta nelle fasi superficiali, facilitando il risveglio, senza superare però la soglia massima, altrimenti gli svantaggi superano i benefici.

Gli effetti del riposino negli studi scientifici

Al tema degli effetti della pennichella sono stati dedicati diversi studi, i cui risultati sono stati messi a confronto nel 2022 dal direttore del Centro per il sonno e le prestazioni cognitive della National University of Singapore, Michael Chee, giungendo alla conclusione che un breve sonno riesce a potenziare le prestazioni del cervello, ad aumentare l’acutezza mentale e a migliorare l’umore nella fase della giornata, quella seguente al pranzo, in cui si verifica spesso un calo fisiologico. I benefici, aggiunge una ricerca dell’University College di Londra e dell’Università della Repubblica dell’Uruguay, sono particolarmente evidenti nei lavoratori tra i 40 e i 70 anni. Analizzando i frammenti di dna delle persone in questa fascia d’età abituate a concedersi un riposino di 20′, è emerso infatti un aumento del volume del cervello di 15 centimetri e un ritardo nell’invecchiamento stimato tra 3 e 6 anni.

Alberto Minazzi

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Tag:  ricerca, sonno