Un weekend di moda sostenibile, musica e scoperte vintage, con capi unici da acquistare al chilo e iniziative per un futuro più green
Il riuso etico diventa tendenza e il Terminal S. Basilio di Venezia il palcoscenico della moda sostenibile.
Con Vintage Kilo Sale, dal 28 al 30 marzo, torna in Laguna il festival del fashion consapevole, un evento che celebra l’arte del riuso attraverso migliaia di capi vintage selezionati con cura, da indossare e pesare al chilo.
Tra musica, conferenze, food e drink, il festival diventa un’occasione unica per esplorare il mondo della moda responsabile, dove ogni scelta contribuisce a un futuro più green.
Non mancherà, come nelle precedenti edizioni, il Give Back Bar, la location dove portare i propri vestiti usati, ben puliti e in buone condizioni (non sono accettati articoli di marchi fast fashion, calzini, biancheria intima e accessori), per ottenere uno sconto fino al 20% sui nuovi acquisti. Le donazioni verranno ricondizionate e rimesse in vendita in un’ottica circolare o, se non possibile, smaltite secondo le procedure di Vinokilo, azienda che dalla fine del 2022 è certificata B Corporation, garanzia di standard elevati di tutela ambientale ed equità sociale.
Fondato nel 2016 dal giovane tedesco Robin Balser, partito da un piccolo store in cui scambiare libri e vestiti usati, oggi Vintage Kilo Sale è un evento internazionale itinerante che in Italia, prima di Venezia, toccherà le città di Genova (14 – 16 marzo) e Milano (21-23 marzo).
Tra stazioni di pesatura e pagamenti rigorosamente cashless
Moda accessibile, di alta qualità e a basso impatto ambientale è il mantra di questo Festival che propone diverse tipologie d’ingresso, dal biglietto gratuito (pochi i posti disponibili) fino ad un massimo di 7 euro, spritz incluso.
Una volta entrati si può liberamente girare tra i vari stand e scegliere qualsiasi tipo di articolo o capo di abbigliamento per poi portarlo alla stazione di pesatura e pagare, a peso, la merce selezionata (solitamente 50 euro al chilo il primo giorno dell’evento, 40 e meno nei due giorni successivi).
Se il peso complessivo degli articoli non arriva a 1 chilo si pagherà meno. L’iniziativa è cashless, il che significa che sono accettati solo pagamenti con carta, niente contanti. Si potrà scegliere tra pezzi unici di abbigliamento e indumenti vintage e usati come cappotti, trench, bomber, camicie stravaganti, jeans, pantaloni, scarpe, borse in pelle, cinture e molto altro.
Con un chilo di vestiti è possibile ottenere un outfit completo.
Fashion Revolution Italia alla Venice Fashion Week
Sempre a Venezia, e sempre in linea con la moda sostenibile, consapevole e volta al riciclo è anche il festival che sarà organizzato in città il prossimo 27 aprile da Fashion Revolution Italia, un movimento di attivisti uniti dal desiderio di rendere l’industria della moda più etica e trasparente.
Nato nel 2014 in risposta alla tragedia del crollo del Rana Plaza in Bangladesh, disastro che causò 1.134 vittime, in gran parte operai di una fabbrica tessile ospitata nell’edificio, Fashion Revolution, oltre a promuovere una moda attenta all’ambiente chiede, in occasione dei suoi eventi formativi e divulgativi, maggiore trasparenza e quindi controllo delle proprie filiere ai brand di tutto il mondo.
L’evento veneziano di Fashion Revolution Italia rientrerà nella prossima edizione di Venice Fashion Week, consolidata kermesse legata alla moda e alla creatività artigiana.
“La moda etica e sostenibile è un approccio, un modo di pensare che sta sempre più coinvolgendo le persone, soprattutto le fasce più giovani della popolazione – spiega Laura Scarpa di Venezia da Vivere, organizzatrice con Lorenzo Cinotti del format Venice Fashin Week – Personalmente siamo promotori di comportamenti virtuosi, volti al recupero, in antitesi con l’usa e getta. L’industria della moda è infatti, dopo quella petrolifera, la seconda più inquinante al mondo, ma il trend si sta modificando, oggi sono tante le persone che, nel loro piccolo, cercano di porre rimedio agli sprechi, al cosiddetto fast fashion. Anche i brand famosi stanno cercando di modificare i propri modelli produttivi, un trend che interessa tutto il comparto”.

Riciclo contro moda fast
A caratterizzare la moda etica e sostenibile non è solo l’uso di materiali eco-frienly, anzi in certi casi accade proprio il contrario. Ad esempio una pelliccia ecologica è sicuramente più inquinante di una vecchia pelliccia vera riciclata e riadattata.
“Oggi la moda etica, oltre a guardare alle condizioni dei lavoratori, al loro salario, alla sicurezza, riflette infatti anche sulla necessità di eliminare gli sprechi – aggiunge Laura Scarpa – Noi ad esempio lavoriamo con gli artigiani perché la loro produzione è a filiera corta, evita gli sperperi, adotta la qualità, il riciclo, predilige la durata dei capi e dei prodotti, il tutto in antitesi alla moda fast”.
“Se trasformi non sprechi”
Sono molti oggi i designer, gli stilisti, anche veneziani, che perseguono l’esempio virtuoso dell’economia circolare, un modello di produzione e consumo che implica condivisione, riutilizzo, riparazione e ricondizionamento dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. E questa nuova logica economica sostenibile sta diventando sempre più presente e concreta anche nella vita quotidiana. La pratica del riciclo creativo e la lotta agli sprechi è, ad esempio, il mantra del sarto Demis Marin che ha fatto sua la tecnica dell’upcycling, ovvero il riutilizzo di tessuti e materiali di scarto, per creare nuovi oggetti magari di funzionalità differenti. Nel suo atelier “Ramosalso” a Rialto dà nuova vita e valore aggiunto a vecchi abiti, cravatte e capispalla in disuso. Il suo motto è: “se trasformi non sprechi”.

Un nuovo stile di vita nei negozi di moda veneziani
Etico e sostenibile è anche l’atelier “Patience”, in calle Lion a Castello, un laboratorio di abiti fatti a mano ma anche luogo di incontro tra artigiani e artisti dove vengono esposti, a rotazione, opere di pittori e fotografi veneziani. “Tutti i miei modelli sono realizzati in tessuti naturali come, ad esempio il cotone biologico prodotto ad Auroville, in India, una piccola fabbrica che funziona interamente a energia solare e utilizza coloranti naturali”, spiega la titolare Daniela Lombardo.

Vintage e riciclata anche la moda proposta dall’atelier recentemente aperto in Campiello de la Cason, ai Santi Apostoli. “Maranteghe” è un viaggio attraverso la moda vintage, un luogo dove ogni capo racconta una storia tutta da scoprire: “Qui non c’è nulla di banale o già visto. Ogni pezzo che scegliamo ha un proprio vissuto – spiega Laura proprietaria del negozio insieme a Sara e a Miriam – Privilegiamo il Made in Italy e riempiamo i nostri scaffali con capi provenienti dagli armadi delle vere “maranteghe” veneziane: signore di stile che, spesso, conservano pezzi di gran pregio che noi trattiamo con tutto il rispetto che meritano.

Per noi vestirsi vintage è un atto di resistenza contro il mercato dello spreco e l’omologazione. La moda non dovrebbe dettare regole, ma essere un’esperienza anche inaspettata, che lascia liberi di esprimere chi siamo davvero”.
Claudia Meschini