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Miniere urbane: i rifiuti diventano oro per il futuro

Miniere urbane: i rifiuti diventano oro per il futuro

Dai dispositivi elettronici ai pannelli solari, l’Italia punta sull’economia circolare per recuperare materie prime vitali e ridurre la dipendenza globale. L’esempio di 9Tech, a Venezia

Una volta le chiamavamo discariche: luoghi dimenticati dove finivano rifiuti e oggetti obsoleti.
Oggi parte di quelle discariche sono diventate vere e proprie “miniere urbane“, ricche di materiali preziosi che potrebbero cambiare il nostro futuro.
Elettrodomestici dismessi, dispositivi elettronici e pannelli solari vecchi sono la nuova fonte di risorse fondamentali come litio, terre rare e metalli rari necessari per le tecnologie moderne.
Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un incremento del 51% nell’uso di materie prime critiche  all’interno della produzione industriale, evidenziando la crescente dipendenza da queste risorse.
In particolare, settori come industria aerospaziale, elettronica e automotive risultano altamente esposti alle fluttuazioni del mercato globale.
Recuperare ciò che normalmente sarebbe scartato, però, potrebbe ridurre significativamente la dipendenza dalle risorse importate.
Si stima che entro il 2040, attraverso investimenti mirati nell’economia circolare, sarà possibile soddisfare fino al 32% del fabbisogno nazionale di materie prime critiche, cioè sempre più difficili da reperire in un mondo in preda a cambiamenti climatici e conflitti geopolitici.

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Economia circolare: la parola chiave del futuro

I fragili equilibri internazionali influenzano negativamente anche la solidità delle catene logistiche e contribuiscono, tra le altre cose, a rendere sempre più difficile e costoso l’approvvigionamento di risorse strategiche per la nostra economia.
In questo contesto, pratiche avanzate di economia circolare possono costituire un utile supporto all’industria nazionale, favorendo il recupero di elementi chiave, le cosiddette materie prime critiche,  per la realizzazione dei prodotti ad alta tecnologia. Litio, terre rare, metalli preziosi sono solo alcune delle risorse fondamentali.
Ma questi che sono classificati come rifiuti RAEE, sfuggono per il 50% al sistema di raccolta in tutta Europa, con una perdita stimata in 10 miliardi di euro.
Questo avviene perché circa il 25% di questi materiali è esportato illegalmente e perché manca ancora un efficiente sistema di tracciabilità.
Per quanto riguarda l’Italia, si stima che con 1,2 miliardi di investimenti il nostro Paese potrebbe ridurre di quasi un terzo la propria dipendenza dall’estero per le 17 materie censite a livello europeo come strategiche e valorizzare oltre 6 miliardi di materie prime seconde al 2040. Ma, evidenzia Gruppo Iren sulla base dei dati elaborati da TEHA Group (The European House Ambrosetti),
per affrontare la questione in modo strutturale sarebbe necessaria la creazione di una filiera nazionale per il recupero dei metalli, preferibilmente con processi a ridotto impatto ambientale.

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In crescita esponenziale i rifiuti derivati dal fotovoltaico

Secondo le proiezioni del report IRENA del 2016, i rifiuti derivanti dal fotovoltaico prodotti globalmente partono da un valore di 43-250 migliaia di tonnellate del 2016, per giungere a 1,7-8 milioni di tonnellate nel 2030, fino a 60-78 milioni  nel 2050. Di questi, il 90% è silicio cristallino, mentre il 10% è tecnologia a film sottile (silicio amorfo(a-Si), Seleniuro di Rame-Indio-Gallio, (CIGS), Telluro di Cadmio (CdTe), e celle fotovoltaiche a base organica (OPC).
Sul recupero delle materie contenute nei pannelli fotovoltaici sono in corso diversi progetti in Italia.
Tra questi, il processo per il riciclo di 9Tech, una piccola impresa innovativa, sorta nel 2020 dal progetto di un gruppo di giovani ingegneri all’interno del Green Propulsion Laboratory, piattaforma tecnologica di Veritas, nata a Marghera col sostegno del Ministero dell’Ambiente e del Comune di Venezia.

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Il team di ingegneri di 9TEACH

“Si tratta del primo sistema progettato per garantire il pieno recupero di tutte le materie prime utilizzate nei pannelli fotovoltaici in silicio cristallino a fine vita, rendendo il riciclo industrialmente redditizio e fissando un nuovo standard di sostenibilità e innovazione – spiega l’ingegner Pietrogiovanni Cerchier, a capod del progetto di 9Tech -. L’approccio è rivoluzionario e integra riconoscimento e smontaggio altamente automatizzati, trattamento termico ad elevata efficienza energetica, separazione meccanica altamente selettiva e trattamento a ultrasuoni per recuperare l’argento a basso impatto ambientale.  Tutto è ottimizzato per garantire un processo senza sprechi e a minimo impatto ambientale”.


Questa innovativa sinergia rappresenta un nuovo punto di riferimento nel riciclo dei pannelli fotovoltaici in silicio cristallino, che costituiscono il 95% dei moduli fotovoltaici venduti. La tecnologia è al momento in fase di industrializzazione.

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