Zoe Saldana vince l’Oscar come Miglior Attrice non Protagonista per “Emilia Pérez”. Dopo il cortometraggio “Dovecote”, diretto dal marito Marco Perego nel carcere femminile della Giudecca, l’attrice celebra le donne e la sua origine di figlia di immigrati
Lo scorso anno il marito Marco Perego, Artista e regista italiano di Salò (BS) l’aveva diretta nel cortometraggio “Dovecote” scritto assieme allo sceneggiatore Alexander Dinelaris, premio Oscar per “Birdman”, girato nel carcere femminile della Giudecca, a Venezia. Quest’anno, nella notte tra domenica 1 marzo e lunedì 2, l’attrice americana di origini dominicane Zoe Saldana ha trionfato aggiudicandosi un’ambita statuetta come Miglior Attrice non Protagonista per il film “Emilia Pérez”.
Nel lungometraggio di Jacques Audiard ha il ruolo di un avvocato che aiuta un boss del narcotraffico a diventare donna.
L’attrice è diventata il volto di Emilia Pérez
Da Venezia al podio di Los Angeles
Premiata a 46 anni, Zoe Saldana in lacrime nel ricevere il premio ha celebrato le donne ma anche la sua origine di figlia di immigrati dichiarandosi orgogliosa di esserlo. Nata in New Jersey ha anche ricordato di essere la prima attrice di origine dominicana a vincere l’Oscar ringraziando il marito, l’italiano Marco Perego, con il quale ha tre figli, per averla sostenuta nella candidatura. Nel suo discorso da vincitrice ha reso omaggio alle sue origini e alla nonna arrivata negli Stati Uniti nel 1961. Nel film recita in spagnolo ma anche canta e balla. L’ambita statuetta è arrivata dopo che Perego l’aveva diretta in “Dovecote”, un cortometraggio che faceva parte del Padiglione della Santa Sede nell’ultima Biennale Arte di Venezia e visitato anche da Papa Francesco. Il corto è stato girato nel carcere femminile della Giudecca, nel tentativo di innescare un dialogo aperto sull’invisibilità delle donne recluse.
“Dovecote” e la desolazione delle carceri femminili
Il cortometraggio racconta la storia di una detenuta, interpretata da Zoe Soldana, in procinto di essere rilasciata dal carcere. Un momento che dovrebbe essere di gioia ma che viene esplorato attraverso il senso di comunità che si crea tra le donne che condividono gli spazi del carcere, di cui lei porta con sé piccoli oggetti e ciocche di capelli.
La trama ruota attorno alla metafora del “dovecote” (il colombario), simbolo di speranza, libertà e protezione.
Proprio quando per la protagonista si stanno aprendo le porte del carcere verso una nuova libertà, incrocia un’altra donna che vi sta entrando. “Dovecote”, girato in bianco e nero per la parte dentro il carcere (vi hanno recitato una ventina di carcerate nella parte di loro stesse) era entrato nella lista per gli Oscar al miglior Live Action Short Film dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, i celebri premi conosciuti in Italia come i premi Oscar. Presto sarà disponibile anche in Italia.
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Marco Perego e l’amore con Zoe Saldana
Capelli lunghi biondi, Marco Perego, regista di Dovecote e marito di Zoe Saldana, è nato nel 1979 in Lombardia. Sognava una carriera da calciatore che però si è interrotta per un infortunio nel 2002. Trasferitosi a New York con l’ambizione di diventare un artista, dopo essersi dedicato con successo a pittura e scultura (i suoi quadri sono stati esposti nelle gallerie più importanti negli Stati Uniti e in Europa) si è dedicato infine al cinema debuttando con la regia del film “The absence of Eden”, prodotto da Martin Scorsese. Ha conosciuto la moglie nel 2013: un colpo di fulmine durante un volo per New York. Dopo pochi mesi, il matrimonio. Da allora, il loro è un inossidabile sodalizio sentimentale e artistico.
Silvia Bolognini