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Per i giovani, fare impresa... è un'impresa

Per i giovani, fare impresa... è un'impresa
Jadon Bester/peopleimages.com

L’analisi di Unioncamere-Infocamere:
ogni giorno, negli ultimi 10 anni, scomparse 42 attività guidate da under 35

Nel 2014, le imprese italiane guidate da giovani sotto i 35 anni erano quasi 640 mila.
A dicembre 2024, sono scese a 486 mila.
In 10 anni, dunque, se se ne sono perse 153 mila, il 24% del totale.
In pratica, ne sono scomparse 42 ogni giorno.
Il preoccupante dato, che evidenzia come sia sempre più difficile, per le nuove generazioni, avviare un’attività in proprio nel nostro Paese, emerge dall’analisi svolta da Unioncamere-Infocamere sulla natalità e la mortalità delle imprese giovanili.

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Impresa giovanile tra difficoltà economiche e inverno demografico

La dinamica di profonda traformazione del tessuto imprenditoriale italiano si lega a una serie di fattori. La diminuzione numerica delle imprese giovanili non si lega infatti solo alla chiusura delle attività, ma è dovuta anche all’uscita dalla soglia d’età massima, nel corso del decennio, da parte degli amministratori che inizialmente avevano meno di 35 anni.
La statistica va dunque letta anche come l’ennesima conseguenza dell’inverno demografico della società italiana.
“Il dato – commenta il presidente di Unioncamere, Andrea Prete – è figlio del contesto economico ma è chiaro che su di esso ha pesato l’invecchiamento della popolazione. Del resto, secondo il Cnel, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto oltre 2 milioni di lavoratori under 35 in meno”. In sostanza, insomma, è mancato il ricambio generazionale. E, dalla forte riduzione numerica, è derivata anche una sensibile ricomposizione settoriale dell’imprenditoria giovanile.

I settori su cui puntano i giovani imprenditori

In un contesto generale di calo, che ha coinvolto praticamente tutti i settori economici, lo studio sottolinea però come l’attuale imprenditoria under 35 abbia puntato soprattutto negli ambiti in cui incidono maggiormente sostenibilità e innovazione, con una più alta richiesta di competenze specializzate, con la tecnologia che, sottolinea il presidente di Unioncamere, “rappresenta un fattore distintivo e competitivo”.
Oltre al digitale (le imprese Ict oggi rappresentano l’8% di quelle under 35, rispetto al 6,4% del 2014), i giovani imprenditori hanno puntato sui servizi alle imprese (addirittura +3,5%, quasi 2 mila imprese in più, nel decennio, con un peso sul totale delle imprese giovanili salito dall’8,7% all’11,8%), mentre resta sostanzialmente stabile (+0,06%) il numero di imprese agricole.

Il ridimensionamento delle attività tradizionali

Questa trasformazione ha colpito in particolare attività tradizionali, a partire da commercio (-36,2%, con una perdita di oltre 66 mila attività) e costruzioni (-38,7%, pari a quasi 40 mila imprese in meno), che nel 2014 rappresentavano insieme quasi il 45% del totale o oggi sono scese al 37%. Anche l’industria manifatturiera ha fatto registrare una pesante perdita: oltre 14 mila imprese in meno, pari al -35,9%, con un -28,1% (più di 47 mila unità) nel mondo artigiano.
“Questa trasformazione – aggiunge Prete – suggerisce la necessità di politiche mirate che, oltre a facilitare l’accesso al credito e la fase di avvio, supportino i giovani imprenditori nell’acquisizione delle competenze necessarie per operare in settori ad alta intensità di conoscenza e innovazione”. Vanno sottolinate anche le statistiche “di genere” (-24,5%, oltre 43 mila unità, per le imprese femminili under 35) e di provenienza (perse quasi 35 mila imprese guidate da giovani stranieri, – 27,4%).

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Le differenze territoriali

Lo studio si sofferma infine sul diverso impatto dell’arretramento dell’imprenditoria giovanile a seconda delle varie aree del Paese. In Lombardia, che si conferma al primo posto per imprese guidate da under 35, si è scesi attorno alle 74 mila unità, con una perdita dal 2014 del -15,1%. Mentre la Campania, al secondo posto assoluto con oltre 61 mila imprese giovanili, ha registrato una contrazione ancor più marcata: -23,8%.
Se, al Nord, si trovano flessioni più contenute (tra il -11% del Friuli Venezia Giulia e il -20,1% della Liguria, con valori simili in Veneto, -17,8%, ed Emilia Romagna, -17,7%) e persino un segno positivo (+11,6% in Trentino Alto Adige), i dati più seri arrivano dal Centro-Sud, a partire dal -36,7% delle Marche, con un -35,6% in Molise e un -35,2% in Abruzzo. Va leggermente meglio in Lazio (terza assoluta per consistenza numerica, ma con un -25,7%) e Sicilia (quarta per numero di imprese under 35, diminuite però del -32,9% in 10 anni).

Alberto Minazzi

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Tag:  giovani, imprese