Un progetto raccoglie la corrispondenza tra lo scrittore e i suoi interlocutori tedeschi, portando alla luce storie di resistenza e di amicizia oltre il dolore della guerra
Nel cuore di Venezia, tra le mura silenziose della Biblioteca Nazionale Marciana, ha preso vita un progetto che va oltre il semplice ricordo.
Un’iniziativa che restituisce la parola a Primo Levi, portando alla luce lettere e carteggi mai pubblicati, che il grande scrittore torinese intrattenne con interlocutori tedeschi dal 1959, dopo la pubblicazione di Se questo è un uomo, tradotto e uscito quell’anno anche in Germania.
LeviNet è un progetto che restituisce al mondo le lettere di Primo Levi, fino ad oggi inedite, rendendole fruibili a tutti online, grazie alla creazione di un sito che rappresenta un momento di storia viva, che va oltre il dovere civile del Giorno della Memoria.
LeviNet: memoria e ricerca per l’Olocausto a Venezia
Finanziato dall’Unione Europea, è il frutto di anni di lavoro e ricerca, ma anche di un’incredibile volontà di Primo Levi stesso, che concepì questa corrispondenza come uno strumento per ricordare quanto accaduto.
Il Giorno della Memoria è ufficialmente uno in Italia, dove viene celebrato il 27 gennaio.
Ma a Venezia non è una data isolata in cui ci si limita ad adempiere al dovere civile di ricordare le vittime dell’Olocausto.
In questo senso la città che ospita il ghetto più antico del mondo si distingue per la lunghezza del suo omonimo programma – dal 9 gennaio fino, almeno, al 26 febbraio – nel ricordare persone, eventi, fatti che sfregiarono il Novecento.
La presentazione di LeviNet si inserisce in questo contesto.
LeviNet
Alla presenza del direttore della Biblioteca Nazionale Marciana Stefano Trovato, e dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA, tra gli organizzatori dell’evento), rappresentata dalla presidente Stefania Bertelli e dal vicepresidente Renato Jona, LeviNet è stato presentato e spiegato da Martina Mengoni, professoressa associata all’università di Ferrara e principal investigator.
Data l’elevata mole di intreccio tra le quattro lingue e la conseguente restituzione, in italiano e in inglese, nel sito stesso (completamente open-source), il team comprende un’area di ricerca e un ampio gruppo di sviluppo e di traduttori.
Il progetto raccoglie e pone in luce la corrispondenza tra lo scrittore torinese e lettori, intellettuali tedeschi (e non) e traduttori di Se questo è un uomo.
In particolare, nella presentazione, si è posto l’accento su Heinz Riedt, che visse a Venezia e mantenne sempre un legame particolare con la città lagunare. Fu lui, tra il 1959 e il 1961, a tradurre in tedesco Se questo è un uomo.
Un epistolario tra politica, storia e letteratura
Ma il carteggio non riguarda solo l’ambito letterario.
“Il progetto è importante anche perché si tratta di un’intricata rete epistolare che tocca svariati campi – ha anticipato Renato Jona – Dunque anche politico, linguistico, storico, esistenziale. In quattro lingue diverse”.
Finora l’epistolario di Levi era rimasto privato; questo è il primo progetto che attinge dal suo archivio.
E l’idea non nasce postuma: fu lo stesso Levi a pensare a questo tipo di fruizione del suo carteggio.
La sua idea di fondo, come risulta chiaro dall’ultimo capitolo de I sommersi e i salvati, in cui Levi riprese brani di queste missive sottolineando la forte emozione nel sapere che Se questo è un uomo sarebbe stato divulgato nella Germania ovest del secondo Dopoguerra, era di porre in risalto la corrispondenza tra sé e gli interlocutori tedeschi e germanofoni.
LeviNet erede della volontà di Levi
“Non venne sufficientemente spalleggiato dalla casa editrice – ha spiegato Mengoni -. Ma a Levi era chiaro che le lettere avevano una loro autonomia concettuale, che si discostava dai suoi libri”
LeviNet ne eredita dunque la volontà, raccogliendo circa 500 lettere (a oggi) scritte nell’arco di 25 anni tra lui e vari corrispondenti che, loro malgrado, furono parte stessa della tragedia bellica.
Al progetto partecipa anche il Centro internazionale di studi Primo Levi, che ha organizzato una mostra inerente, Giro di Posta, a Palazzo Madama, a Torino, che si potrà visitare fino al 5 maggio.
Le voci del carteggio di Primo Levi
Gli interlocutori di Primo Levi – che si possono evincere dalla mappa in homepage del sito LeviNet – furono persone direttamente coinvolte nella Seconda guerra mondiale e nelle vicende postume, come nel caso di Hermann Langbein, che lo contattò per tracciare libri e documenti che raccontassero l’eredità belliche del Novecento.
Questi furono inoltre collegati tra loro – non solo con lo scrittore italiano – in una intensa correlazione sociale e passaparola epistolare: è il caso di Hety Schmitt-Maass, segretaria che lo mise in corrispondenza con Ferdinand Meyer (e altri), suo capo nel laboratorio chimico in cui Levi lavorò all’interno di Auschwitz III – e che menzionò in maniera fittizia all’interno de Il sistema periodico.
Anche Venezia, come anticipato e già narrato nel libro Il carteggio con Heinz Riedt, edito da Einaudi recentemente, ha un ruolo nel rapporto epistolare tra Primo Levi e Heinz Riedt.
Il legame con Heinz Riedt
Con il primo traduttore di Se questo è un uomo e di Storie naturali la corrispondenza di Levi iniziò nel 1959 e si protrasse per i successivi anni.
Nel carteggio, i due discutono della traduzione dell’opera – caso più unico che raro – sfociando poi in stima e amicizia reciproca.
Riedt fu militare nazista fino al 1942, anno in cui si fece riformare per approdare a Padova, in modo da studiare Scienze politiche. Qui entrò nell’orbita di Giustizia e libertà, e della brigata Trentin, dove lavorò come contro-spia per i partigiani.
Da qui nasce l’affinità con Primo Levi, per un libro (Se questo è un uomo) che racconta una storia “tedesca”, narrata da un italiano e ritradotta in tedesco da un tedesco.
Riedt, dopo la guerra, passò cinque anni a Venezia, dove lavorò come traduttore anche di Carlo Goldoni e di Ruzante.
Della vita italiana di Riedt non si sa quasi nulla, se non ciò che emerge da un rapporto della Stasi – l’agenzia segreta della Germania Est – che lo spiò nei suoi anni veneziani. Dal documento, si evince il lavoro di Riedt per il PCI veneto (ma le cui informazioni sono probabilmente filtrate). Riedt abitò a Est fino al 1961. Già nel suo primo incontro con Levi confidò di voler emigrare in Berlino Ovest.
Già online il carteggio con Hermann Langbein
Le lettere tra Levi e Riedt verranno pubblicate nei prossimi mesi.
Al momento, nel sito, è possibile leggere solo la corrispondenza con Hermann Langbein.
Il progetto LeviNet, infatti, durerà fino al 2027, proseguendo il suo lavoro di raccolta, vaglio, valutazione filologica e pubblicazione.
Un lavoro di “formidabile utilità”, per ricordare le parole di Stefania Bertelli, che consentirà di protrarre e ricordare gli orrori della Seconda guerra mondiale e dei totalitarismi, nella battaglia di resistenza ai nazifascismi.
Damiano Martin