In Italia il silenzio è un tabù. In una conversazione provoca disagio in soli 6,2 secondi. A generarlo sono soprattutto gli estranei. Tra i più giovani, il timore del giudizio altrui
Per trarne conclusioni sociologiche, che possono andare dal definirci un popolo di chiacchieroni fino alle analisi del rapporto che instauriamo con gli altri, lasciamo il compito agli esperti.
Anche al di là di considerazioni più approfondite, il dato che emerge da uno studio realizzato dalla piattaforma per l’apprendimento delle lingue online Preply è comunque curioso e offre un interessante spaccato di noi.
Dopo il Brasile, ma al primo posto in Europa, l’Italia è il Paese in cui il disagio legato ai silenzi nel corso di una conversazione emerge prima e tra quelli in cui viene vissuto in maniera più problematica.
Dopo 6,2 secondi il silenzio diventa imbarazzo
Lo studio si basa sulle risposte ricevute, a novembre 2024, da 26.719 persone di 21 Paesi di tutto il Mondo (Argentina, Austria, Brasile, Colombia, Francia, Germania, Giappone, Hong Kong, Italia, Messico, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Thailandia, Turchia e Stati Uniti).
Con il periodo di tempo medio in cui una persona inizia a trovare imbarazzante il silenzio che è risultato pari a 6,8 secondi.
E se, in Brasile, l’attesa tollerabile è di appena 5,5 secondi, in Italia, il dato scende comunque a 6,2 secondi.
Una statistica, sottolinea lo studio, su cui incide fortemente il dato dei più giovani, visto che ben l’82% degli appartenenti alla cosiddetta “Gen Z” considera i silenzi imbarazzanti.
Un’atteggiamento, ipotizzano i ricercatori, che si potrebbe legare alla preoccupazione per il giudizio altrui, visto che la percentuale cala all’aumentare dell’età.
Il disagio? Più forte con gli estranei
A differenza di Paesi Bassi, Giappone e Thailandia, agli ultimi posti della classifica, il silenzio nel nostro Paese è dunque considerato fastidioso e poco accettato nel corso di un dialogo. In particolare ciò si verifica, come ha sottolineato un altro quesito posto al campione interpellato, quando si parla con un estraneo.
Per il 57% degli italiani, infatti, quelli all’interno di una conversazione con qualcuno che non si conosce sono i silenzi più imbarazzanti.
Sul podio degli interlocutori che ci mettono più in imbarazzo quando tacciono si collocano i parenti lontani (41%, con una quota più alta tra gli over 65) e a seguire, mentre il discorso non vale tra i colleghi, i superiori sul posto di lavoro.
La quota di chi ha indicato una situazione di silenzio-disagio con questa categoria è stata del 35%, specie quando a rispondere è stata una donna. E il genere femminile ha detto di provare più imbarazzo anche nelle conversazioni con i suoceri.
Quando a far paura è il primo appuntamento
L’ultima parte del sondaggio si è quindi incentrata sui luoghi e le situazioni in cui i silenzi mettono maggiormente in difficoltà. Ben il 74% ha indicato di aver provato disagio negli spazi ristretti, per esempio in un ascensore condiviso con altre persone. Vi è però un sorpasso se si guarda al contesto più temuto: i luoghi ristretti scendono al 35%, superati dal primo appuntamento. Vi teme un silenzio imbarazzante il 37% degli italiani, con il 68% che lo ha provato spesso.
Sono soprattutto i giovani tra i 16 e i 24, tra i quali la percentuale sale al 49%, quelli che arrivano al primo incontro con la paura di trovarsi in situazioni di dialogo che si blocca per un silenzio.
Tra le altre particolarità, lo studio di Preply evidenzia infine una maggiore emotività maschile, rispetto ai sentimenti provati dalle donne, di fronte ai silenzi nei momenti solenni, come un funerale o la fine di una relazione.
Alberto Minazzi