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L’oro italiano brilla nel mondo

L’oro italiano brilla nel mondo

Il settore orafo-argentiero cresce grazie all’export (+7,2%) e all’innovazione, con l’Italia tra i primi cinque player globali. Vicenzaoro 2025 batte ogni record

L’ultima, ennesima conferma del ruolo assolutamente di primo piano dell’Italia nel contesto internazionale della gioielleria e dell’arte orafa è arrivato, nei giorni scorsi, dal grande successo registrato da Vicenzaoro January 2025, evento di riferimento per l’industria globale del settore.
Alla manifestazione tenutasi alla Fiera del capoluogo berico hanno infatti partecipato ben 1.300 brand dell’intera filiera che hanno visto nell’appuntamento vicentino un’importante occasione di confronto e di business. E spicca soprattutto il record della visitazione estera, che ha superato quella italiana, con la presenza di rappresentanti di ben 145 Paesi.

Il comparto dell’oro italiano, del resto, è in piena salute. Lo dicono i numeri: nei primi 10 mesi del 2024, secondo i dati Istat, il trend positivo è proseguito, con ricavi in aumento del +5,8%, trainati proprio dalla dinamicità dell’export (+7,2%), in cui il nostro Paese è quinto al Mondo (8,7% del totale) in una classifica guidata da Cina, Svizzera e India.
A sottolinearlo è la prima edizione dell’indagine sul settore orafo-argentiero-gioielliero in Italia, appena pubblicata dall’Area Studi Mediobanca, che ha analizzato i dati finanziari dei 97 maggiori player con un giro d’affari superiore ai 19 milioni di euro ciascuno, riportando anche la nota congiunturale del Centro Studi di Confindustria Federorafi in cui si approfondisce l’interscambio commerciale del comparto e le prime evidenze per il 2024 e 2025.

oro

Il settore orafo-argentiero-gioielliero in Italia

La maggior parte delle grandi aziende del settore, premette il report, hanno sede nelle regioni dell’Italia centrale (sono 42), seguite dal Nord-Est (32) e dal Nord-Ovest (21), con soli 2 top player nel Meridione. Il loro fatturato complessivo, nel 2023, ha toccato gli 8,4 miliardi di euro, con un incremento del +3,9% dal 2022 e del +25,8% rispetto al 2021. In questo caso, la quota più alta di ricavi (il 36,5%, per 145,4 milioni medi) è stata generata dalle realtà del Nord-Ovest, con un 32,4% a Nord-Est (media di 84,6 milioni), il 30,4% al Centro (60,5 milioni) e lo 0,7% di Sud e Isole.

In assoluto, pur contando su sole 11 imprese, la media dei ricavi più alta (così come la crescita più significativa: +15,5% sul 2022, +39,3% dal 2021) è però quella degli operatori a controllo estero: 203 milioni contro 71,3 milioni medi per quelli con sede in Italia.
Una situazione che il rapporto lega alla maggior accelerazione delle vendite oltreconfine (+42,7% tra il 2021 e il 2023) rispetto alle imprese a capitale italiano (+19,3%). Da segnalare è anche la significativa crescita di dipendenti impiegati complessivamente nel settore, che ha sfiorato quota 16.300, con un +16,3% dal 2021.

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In generale, sono 10 le società ad aver superato i 150 milioni di ricavi, con Bulgari Gioielli (870 milioni) al primo posto, seguita sul podio da Morellato (che ha rilevato il gruppo tedesco Christ, toccando i 739 milioni e quasi raddoppiando il fatturato dal 2022) e Pgi (566 milioni), con Damiani (334 milioni) e UnoAerre Industries (264 milioni) subito dopo.
Prima per redditività, che è cresciuta progressivamente in termini generali dal 6,3% del 2021, al 7,8% del 2022, fino all’8,5% del 2023, è Gimet Brass (40,8%), produttrice di componenti per bigiotteria.

L’oro italiano tra punti di forza, debolezze e prospettive

Nel 2023, le imprese del settore, aggiunge il report, hanno aumentato gli investimenti del +59,4% dal 2021 e del +34,3% dal 2022, con un forte traino anche in questo caso da parte degli operatori a proprietà estera (+147,1% nel biennio). È l’ennesima dimostrazione di come, puntando su qualità artigianali e originalità dei prodotti, l’industria orafa sia uno dei settori su cui si continua a puntare sul Made in Italy.

jewelry ring witht big diamond on dark coal background, soft focus

Un comparto, quello dell’oro, fatto in prevalenza di micro e piccole imprese, che, per l’Istat, a fine 2022 contava su quasi 7 mila società, per 31.146 dipendenti organici totali.

Questo limita sviluppo della rete di vendita e spesa pubblicitaria. Aspetto da non sottovalutare anche per il progressivo allargamento della concorrenza, anche attravero l’apertura di linee di oreficeria da parte di grandi imprese di moda e orologeria: uno dei temi più delicati, insieme alla lunghezza della filiera produttiva e alla dipendenza da materie prime preziose. Se però il 77,1% del patrimonio netto dei maggiori produttori di preziosi è in mani familiari, nel contesto globale l’Italia può puntare sulla qualità legata a specializzazione territoriale e innovazione tecnologica.

Così, nelle risposte al questionario di Confindustria Federorafi, il 39,3% delle società segnala ricavi preconsuntivi relativi al 2024 in peggioramento rispetto al 2023, il 32,8% indica valori in miglioramento, mentre il 27,9% evidenzia un giro d’affari invariato. E, per quanto riguarda le aspettative per il 2025, il 47,5% delle società prospetta una stabilità del volume d’affari rispetto al 2024, il 31,2% si attende un peggioramento, mentre la residua quota del 21,3% ha un sentiment positivo.

Alberto Minazzi

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