Economia +

La rivoluzione del grafene: il futuro, scritto nel carbonio

La rivoluzione del grafene: il futuro, scritto nel carbonio

Leonardo Del Vecchio scommette sul materiale del domani: investimenti miliardari per portare il grafene dall’innovazione di laboratorio all’industria globale

Dopo quella della seconda metà del ‘700, legata alla macchina a vapore, quella partita nel 1870 con l’introduzione di elettricità, prodotti chimici e petrolio nei processi produttivi, e quella avviata nel 1970 grazie al boom di elettronica e informatica, il mondo potrebbe essere pronto a una quarta rivoluzione industriale.
Una rivoluzione che, se avverrà (come sono convinti in molti, compreso l’imprenditore Leonardo Del Vecchio, che ha appena deciso un ingente investimento nel settore), verrebbe ribattezzata come quella “del grafene”. Ovvero la rivoluzione del carbonio.
Perché, in sostanza, il possibile materiale del futuro, scoperto 20 anni fa, è proprio questo: uno strato di questo elemento chimico talmente sottile da costringere a uno sforzo di immaginazione che va oltre la realtà che siamo abituati a conoscere, superando addirittura l’idea della tridimensionalità.

La scommessa di Del Vecchio

A frenare finora l’utilizzo del grafene, che presenta una serie di caratteristiche e vantaggi unici, sono stati finora le difficoltà e il troppo elevato costo di produzione. La ricerca tecnologica ha dunque lavorato, in questo periodo, alla ricerca di soluzioni innovative per superare questi limiti che hanno in pratica rischiato di confinare il materiale all’interno dei laboratori.
Allo stato attuale esistono dunque promettentissime startup che si occupano di grafene. Ed è soprattutto a due di queste che la Lmdv Capital, società di servizi che gestisce il patrimonio di Leonardo Maria Del Vecchio, erede più giovane del fondatore di Luxottica, ha destinato ingenti risorse per l’acquisto di quote del loro capitale sociale: ben 30 milioni di euro.

grafene

La prima è la EsaNanoTech, che ora è per il 68% nelle mani del family office dell’imprenditore milanese. La società, che ha sede a Roma, ha brevettato un macchinario laser che, partendo da materie plastiche, riesce a realizzare i fogli di grafene con costi notevolmente contenuti, grazie alla riduzione del 99% dei consumi energetici richiesti dal processo.
Lmdv Capital ha rilevato anche il 49% di uno spinoff dell’Università di Parma che si occupa dell’approfondimento delle opportunità di utilizzo del grafene. E l’investimento fin qui stanziato, come spiega la stessa società, è solo l’inizio di quello che, nei progetti, è destinato a diventare l’impegno finanziario più importante della sua storia.

Le prospettive dell’investimento

La tecnologia di EsaNanoTech sta dunque rendendo possibile, attraverso l’utilizzo di speciali stampanti, la produzione del grafene su scala industriale. Una più ampia disponibilità di fogli del materiale avanzato derivato dal carbonio è infatti la premessa per lo step successivo dell’iniziativa commerciale.
La filiera che sta provando a creare Lmdv Capital parte infatti dal carbonio e arriva al prodotto finale, in cui vengono sfruttate le enormi potenzialità del grafene. Per esempio, si prevede che già nell’arco di pochi mesi EsaNanoTech possa iniziare a mettere in vendita i primi sistemi di riscaldamento che riducono fino al 60% i consumi energetici.

Nel frattempo, si lavorerà sull’espansione aziendale, diretta o in partnership, per altri prodotti come le batterie per le auto elettriche (si stima un aumento della loro durata fino a 10 volte), i materiali per l’aerospazio o i sensori inossidabili. Con lo spinoff parmense che si occuperà in parallelo delle ulteriori potenziali frontiere tecnologiche da abbattere.
Si ragiona già sulla produzione di celle fotovoltaiche, supercondensatori, rivestimenti per turbine eoliche, vele solari, ma anche sugli impieghi nelle tecnologie per l’estrazione dell’idrogeno dall’acqua. E sui materiali per la costruzione di veicoli elettrici e aerei più leggeri. Non a caso, già nel 2013 la Ue ha stanziato 1 miliardo per la ricerca sul grafene.

Il grafene: conosciamolo meglio

Ma cosa differenzia il carbonio del grafene da quello che compone la mina di una matita o un diamante?
Nella grafite che si usa per scrivere, gli atomi si legano in maniera casuale; nel brillante e nel grafene invece in una struttura ordinata. Quel che cambia, in questo caso, è lo spessore: appena un atomo, nel nuovo materiale, per questo definito “2D”.

grafene

La scoperta del grafene avvenne, un po’ casualmente, in un laboratorio inglese nel 2004 e valse ai due giovani scienziati, Kostantin Novoselov e André Geim, il Nobel per la Fisica nel 2010. E già oggi, con le tecnologie più avanzate, se ne producono diverse tonnellate ogni mese, utilizzate per la produzione per esempio di scarpe e caschi.
A determinarne le proprietà è la struttura esagonale “a nido d’ape”, che consente lo spostamento degli elettroni da un atomo all’altro senza dispendio di energia. Il grafene è dunque un perfetto conduttore per la trasmissione di calore ed energia, ma presenta anche una resistenza decine di volte più alta di quella dell’acciaio, di cui è però 6 volte più leggero.

grafene

Le caratteristiche energetiche del grafene potrebbero favorire la transizione energetica verso la massima sostenibilità ambientale. La possibilità di creare “buchi” nella sua struttura suggerisce l’utilizzo come filtro per acqua o aria. E la conduttività elettrica superiore al rame ne consente vari utilizzi, dai circuiti stampati alle retine bioniche. Nel frattempo, però, trattandosi di un nanomateriale, bisognerà valutarne a fondo l’eventuale tossicità.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.