Dalle Dolomiti al mondo, la Loacker celebra un secolo di qualità, sostenibilità e spirito indomito
La sua è stata una rivoluzione dolce, fatta di wafer croccanti e ingredienti naturali, di scelte coraggiose e di un modello produttivo avanti sui tempi.
Oggi Loacker festeggia i suoi primi cent’anni. Di successi e di ribellione.
Fu ribelle la scelta di trasferire la propria sede in alta montagna nel 1974 e fu ribelle la scelta di rifiutare conservanti, coloranti e aromi aggiunti. Fu ribelle anche puntare su una filiera sostenibile quando ancora non era un trend dei modelli produttivi.
Oggi il piccolo laboratorio di pasticceria acquisito a Bolzano nel 1925 è un’icona internazionale con un fatturato di 460 milioni di euro nel 2024 con un export che incide per oltre il 50% e vale 255 milioni di euro.
Un marchio globale che con i suoi gnometti dal sorriso ammiccante per decenni ci ha accompagnati in ogni morso di wafer.
Lassù sulle montagne
Se avete intrapreso almeno una volta la gita in bicicletta tra San Candido e Lienz, in Austria, ve ne sarete accorti di persona.
Sono pochi coloro che non resistono a fermarsi subito dopo il confine ad Heinfels per fare una bella scorta di wafer, tortine e barrette al cioccolato di quest’azienda altoaltesina che si appresta a celebrare con i suoi estimatori, appassionati, curiosi, pedalatori e “Loacker lover” vari i suoi primi cento anni.
Un secolo di dolcezze di qualità, sostenibili e attente all’ambiente
Chi l’avrebbe mai detto che nel 1925 quell’intuizione di un artigiano pasticciere (e gran tifoso di calcio) di Bolzano, herr Alfons Loacker, sarebbe lievitata fino a diventare cento anni dopo un vero impero fatto di wafer e snack dolci presente in 110 Paesi?
Tuttora di proprietà familiare, l’azienda conta 1.175 dipendenti diretti e dal 1974, per rimanere in sintonia con il suo ambiente alpino, si trova sull’altopiano del Renon, sopra Bolzano, ai mille metri di Auna di Sotto, o se preferite, Unterinn che anche nel nome tedesco suona più ribelle.
Buona acqua e buona aria. E panorama senza pari anche per chi è al lavoro: lo Sciliar, oggi nel logo aziendale.
Loacker, un’azienda ribelle
«Vogliamo comunicare, con un linguaggio nuovo, la parte più ribelle del brand, quella capace di non scendere a compromessi e di perseguire sempre la massima qualità per tutti i prodotti: bontà senza eguali», spiega Yvonne Profanter, responsabile comunicazione Loacker.
È la filosofia sottesa al percorso produttivo e comunicativo dell’azienda.
«Dai famosi gnometti dello storico claim “Loacker che bontà“, al più recente “La bontà è una scelta“, siamo arrivati oggi a “La bontà è una scelta ribelle“».
Una filiera sostenibile
Cool, che ne pensate?
Gustatevi uno di questi wafer e siete già parte di una rivoluzione.
Di più, se considerate che fermandovi con la vostra bici lungo una giovane Drava contribuite anche a una serie di programmi e partnership socio-ambientali e di eco-sostenibilità che Loacker ha attuato e sottoscritto fin dagli anni ’80. Anche con Legambiente (per la rigenerazione urbana) e produttori toscani e centrali del latte sudtirolesi per quanto riguarda l’Italia. Con cooperative aderenti al movimento di commercio equo e solidale in Ecuador e Costa d’Avorio (per il cacao) e in Madagascar (per la produzione di vaniglia) che, spiegano dal quartiere generale di Loacker, «Sono tappe virtuose nella filiera sostenibile delle materie prime che utilizziamo; nella formazione e nel sostegno anche economico delle comunità locali. Questo nostro impegno ha rafforzato negli anni il rapporto tra l’azienda e le popolazioni coinvolte, garantendo al contempo un prodotto tutto naturale per il consumatore».
Triplete
Zero conservanti, zero coloranti, zero aromi aggiunti: la ribellione Loacker. Allora, alla prima occasione mettetevi alla prova nella “Pasticceria interattiva” di Heinfels.
«Si prenota perchè i posti sono ovviamente limitati e sotto la guida di specialisti, con cialde e creme potrete creare i vostri wafer personalizzati» che è anche un grande divertimento soprattutto considerando il target di clientela, fascia giovanile e famiglie, sebbene il pubblico che frequenta i negozi Loacker e i cinque Loacker Caffè sia sostanzialmente eterogeneo, quindi di tutte le fasce d’età.
Brand globale
E se il mercato italiano è solidamente il più importante, chiarisce Ulrich Zuenelli (terza generazione Loacker), presidente del cda:«Oggi siamo al primo posto al mondo per i wafer premium con una quota certificata da organismi indipendenti del 4,5%».
Primo mercato straniero sono Usa e Canada, seguito dal Medio Oriente (Arabia Saudita, Israele, Emirati), quindi la Cina, la Corea del Sud e più staccato il Giappone.
«Senza differenze di prodotto o ingredienti che noi garantiamo essere perfettamente uguali e naturali nel supermercato a Bologna o nella superette a Tucson o al centro commerciale a Jeddah» sottolineano con orgoglio dall’azienda.
La grande festa “Loacker lover”
Sabato 5 aprile. Per chi vuole invece divertirsi e fare il pieno di wafer e barrette, quadratini e cioccolate, l’appuntamento è dietro l’angolo. Tutti alla grande festa per i Cento Anni della Loacker a Bolzano in piazza Walther.
Una giornata intera con musica, intrattenimenti e il taglio di una super-torta che celebrerà…un primo secolo di dolcezza. E c’è pure il “concorso del secolo“: ai vincitori, un viaggio a scelta tra varie destinazioni rigorosamente ribelli scelte da Loacker in collaborazione con Lonely Planet.
Magari in Ecuador, Costa d’Avorio o Madagascar.
Agostino Buda