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Squalo elefante nelle acque della Puglia: gigante ma innocuo

Squalo elefante nelle acque della Puglia: gigante ma innocuo

Il grosso pesce è stato avvistato al largo di Gallipoli, poco distante dalla costa: la sua presenza si sta intensificando nei nostri mari

A faccia a faccia con lo squalo elefante.
Mica uno squaletto qualunque. E non negli oceani cui siamo abituati a pensarlo.
L’avvistamento del gigante dei mari è avvenuto infatti alcuni giorni fa nelle acque della Puglia.
A circa un miglio e mezzo dalla costa verso Santa Caterina, in provincia di Lecce, i partecipanti a una regata hanno visto fuoriuscire dall’acqua la sua caratteristica pinna e il suo muso con l’enorme bocca.
Cellulari alla mano, i video che lo immortalano sono subito diventati virali sui social.
Certo, incontri ravvicinati di questo tipo dopo un primo stupore e incredulità trovandosi di fronte a un animale tanto grande incutono timore.
Ma a quanto pare, non ci sarebbe da preoccuparsi.
Secondo gli esperti, infatti, nonostante la sua mole, si tratterebbe di un pescione buono. Al quale piacciono sempre più i nostri mari.

squalo elefante

L’identikit del “gigante gentile”

Lo squalo elefante, pesce cartilagineo detto anche cetorino o squalo pellegrino, è considerato il secondo pesce più grande attualmente vivente sulla Terra dopo lo squalo balena.
E’ lungo in media dai 10 ai 12 metri. Imponente, è tuttavia un animale pacifico e non pericoloso per l’uomo. Va comunque detto che può diventarlo se attaccato e che bisogna stare attenti se lo si incontra in acqua perché la sua pelle è ruvida come la carta vetrata e al contatto provoca abrasioni.
Lo si riconosce facilmente grazie all’alta pinna dorsale e alla grande bocca, che assorbe il cibo e viene distesa al massimo quando si nutre. Si sposta muovendosi lentamente e si nutre principalmente di plancton, alghe o animali microscopici. Ha denti piccolissimi che, a differenza di altri squali non utilizza per mordere.

squalo elefante

Altre caratteristiche e il suo habitat ideale

La testa di questo pescione è corta rispetto al tronco e leggermente compressa lateralmente a livello della bocca, il muso appuntito e conico, gli occhi piccoli E’ chiamato squalo elefante oltre che per le sue dimensioni notevoli anche per il fatto che nei primi anni di vita ha un naso allungato e prominente simile a una proboscide. Quando si nutre, nuota tenendo la bocca spalancata con le fessure branchiali distese lateralmente che filtrano il plancton mentre emergono in superficie la pinna dorsale e la parte superiore della pinna caudale a forma di mezzaluna.

Lo squalo elefante si trova con maggiore frequenza nelle acque settentrionali dell’Oceano Atlantico e in tutti gli oceani temperati del pianeta, ma anche nelle nostre acque è possibile vederlo.
E’ stato segnalato fin dal XIX secolo e negli ultimi anni è cresciuta la sua presenza, in particolare proprio in Puglia dove, grazie alla ricchezza di biodiversità, gli avvistamenti sono diventati relativamente più frequenti. Nei nostri mari è più facile avvistarlo nell’alto Tirreno, Isola d’Elba e Sardegna settentrionale, e nel medio-basso Adriatico; nel Mediterraneo ovunque tranne che nel settore sudoroientale.

Una specie in pericolo

Come altri squali, anche quello elefante figura tra le specie “in pericolo” nella Lista Rossa dell’IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura sia a livello globale, sia nel Mediterraneo. Il motivo del rischio estinzione è principalmente per la pesca accidentale e le collisioni con le imbarcazioni, come anche a causa del suo basso tasso di riproduzione e per la richiesta da parte di vari Paesi dell’Asia orientale di pinne di squalo e olio dal suo fegato.

Silvia Bolognini

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