Roma, Napoli, Milano e Genova tra le città più colpite in Europa. Uno studio avverte: senza interventi drastici, l’aumento delle temperature sarà devastante
Entro la fine del secolo, 441.455 persone in appena 4 città italiane (Roma, Napoli, Milano e Genova) rischiano di perdere la vita a causa dell’aumento del caldo legato ai cambiamenti climatici.
E’ questa la stima di uno studio della London School of Hygiene & Tropical Medicine.
Pubblicata su Nature Medicine, la ricerca ha quantificato in 2.345.410 complessivi i decessi aggiuntivi che si potrebbero legare in maniera diretta alle alte temperature raggiunte nelle 854 aree urbane europee, collocate in diversi scenari climatici, demografici e di adattamento, prese in considerazione.
Ma l’ecatombe, si sottolinea nel contempo, potrebbe essere evitata, almeno al 70%. In tal senso, però, è fondamentale che si mettano effettivamente in campo urgentemente una serie di azioni mirate alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
Il caldo che ucciderà più del freddo
Gli studiosi hanno analizzato l’impatto delle temperature sulla mortalità in Europa, partendo da un dato significativo emerso in studi precedenti: i decessi attribuibili al freddo sono circa dieci volte superiori a quelli causati dal caldo.
Tuttavia, resta aperta una domanda cruciale, come evidenziato nell’abstract: il cambiamento climatico potrebbe ridurre complessivamente la mortalità legata alle temperature?
La risposta è poco rassicurante. “Senza adeguate misure di adattamento al calore – si legge nellos studio – l’aumento dei decessi legati al caldo supererà sempre la riduzione dei decessi causati dal freddo, indipendentemente dagli scenari climatici considerati per l’Europa.”
Questo fenomeno è particolarmente marcato negli scenari con minore mitigazione e adattamento, dove si prevede un incremento netto della mortalità del +49,9% tra il 2015 e il 2099.
Anche in scenari più ottimistici, che prevedono un alto grado di adattamento, il bilancio rimarrebbe negativo: “Una riduzione del rischio del 50% non sarebbe comunque sufficiente a invertire la tendenza,” sottolineano i ricercatori.
La conclusione è chiara: “Se non verranno messe in atto misure forti di mitigazione e adattamento, la maggior parte delle città europee dovrà affrontare un aumento significativo della mortalità legata al clima.”
Il forte impatto del caldo nell’area mediterranea
L’equilibrio tra mortalità legata al calore e mortalità correlata al freddo, premette lo studio, varia sostanzialmente tra le regioni e nel tempo con il cambiamento climatico, che è stato associato a un importante aumento dei decessi legati al calore nel ventunesimo secolo. E, come è logico, le differenze regionali suggeriscono una leggera diminuzione netta dei tassi di mortalità nei paesi del Nord Europa e un’elevata vulnerabilità della aree mediterranea e dell’Europa orientale.
Non è un caso, allora, che ai primi 10 posti della graduatoria stilata risultino, nell’ordine, Barcelona (246.082 decessi legati al caldo entro la fine del secolo), Roma (147.738), Napoli (147.248), Madrid, Milano (110.131), Atene, Valencia, Marsiglia, Bucarest e Genova (36.338). La situazione, sottolinea l’autore Pierre Masselot, è particolarmente critica nella regione del Mediterraneo, “dove, se non si agisce, le conseguenze potrebbero essere disastrose”.
Esattamente, nell’Europa meridionale si potrebbe registrare entro la fine del secolo un aumento di 124 decessi ogni 100 mila persone. Il Paese più colpito sarebbe Malta, con un effetto netto annuo di +268,6 ogni 100 mila abitanti, ma effetti netti elevati sono stati calcolati anche per l’Italia, la Spagna orientale e la Francia meridionale. E le mappe hanno mostrato chiari modelli geografici anche all’interno dei Paesi, con differenze tra il Nord e il Sud.
Gli scenari e il ruolo dell’adattamento termico
Lo studio ha valutato una serie di diversi futuri scenari europei, demografici, di mitigazione e di adattamento.
Al quadro dei potenziali impatti del cambiamento climatico se non viene intrapresa alcuna azione per adattarsi al caldo e al freddo sono state quindi applicate le considerazioni, basate su prove scientifiche convincenti, legate alle variazioni nella vulnerabilità alla temperatura nel tempo, in particolare al calore.
Così è stato possibile quantificare, per esempio, che un’attenuazione del 10% del rischio di mortalità legato al calore comporterebbe una piccola diminuzione dell’effetto netto del cambiamento climatico in tutti gli scenari, mentre un‘attenuazione del 50% sarebbe sufficiente per provocare una diminuzione netta della mortalità correlata alla temperatura sotto i 2 possibili scenari meno gravi, specialmente nella seconda metà del secolo.
In quello più serio, con un’attenuazione del 50% il tasso di mortalità aumenterebbe ancora, entro fine secolo, di +17,8 morti ogni 100 mila persone l’anno. “Sarebbe necessaria una completa attenuazione del rischio di mortalità legato al calore, cioè una diminuzione del 90% – si conclude – per ottenere una completa inversione dell’effetto netto del cambiamento climatico”.
Alberto Minazzi